Galassie, esopianeti, corpi astrali … diciamocelo: sono un mondo affascinante e fonte inesauribile, dal punto di vista della conoscenza. Gli stessi asteroidi che, tanto terrore suscitano e tanto magnetismo incutono, sono probabilmente tra gli oggetti più studiati dagli astronomi.
Eppure questi corpi celesti, che risalgono agli albori della formazione del sistema solare, orbitano intorno al Sole per la stessa intrinseca funzionalità gravitazionale che regola l’evoluzione dei pianeti.
A molti ricercatori, fa quasi sorridere l’idea di denominarli “piccoli corpi celesti”; soprattutto se consideriamo sia la loro composizione rocciosa, sia la possibilità – com’è accaduto secoli e secoli orsono – che basterebbe una di queste “piccole rocce” per estinguere completamente il genere umano. Terrorismo? No mera realtà. Che la si accetti oppure no.
Generalmente privi di forma sferica, secondo i più grandi esperti, questi titani rocciosi, non sono frutto di un romanzo – dove la cosa importante è impressionare una società precaria e fragile; o permettere a dita arcigne e critiche, di ticchettare le falangi sulle loro tastiere da leoni.
Queste sono realtà. Tangibili, vere concrete. Oggettività, che per quanto inquietanti, restano la folle scommessa di astronomi e scienziati tra i più illustri, longevi e prestigiosi.
Proprio in queste ultime ore torna a far parlare di sé l’asteroide Apophis, di cui si è discusso già tempo addietro. Infatti, fu avvistato da un gruppo di astronomi già nel 2004. Ma gli scienziati, elaborandone un ipotetico percorso orbitale, ritennero che lo stesso al momento era innocuo per la terra.
L’asteroide Apophis e l’effetto Yarkovsky
Diversamente, nuovi modelli permisero di ricalcolarne il diametro, che si aggirava intorno ai 340 metri di larghezza, e la traiettoria e si scoprì che il corpo roccioso si sarebbe avvicinato alla terra nel 2029, 2036 e di nuovo nel 2068.
Durante l’osservazione virtuale presso la Divisione di Scienze Planetarie della Società Astronomiche Americana, David Tholen, un astronomo dell’Università delle Hawaii, ha riferito – proprio nelle scorse ore – lo stato in cui si trova l’asteroide Apophis.
Le sue condizioni gravitazionali, secondo quanto esposto da Tholen e il suo team, hanno permesso di esporre e spiegare dettagliatamente il probabile percorso che il corpo celeste potrebbe seguire e le reali possibilità che possa colpire la terra.
In realtà, sull’asteroide Apophis c’è una diatriba accesa; perché molti trattati, intendono dimostrare che le probabilità che questi colpisca la terra siano davvero poche. E lo escludono come possibile minaccia.
Ma oggi Tholen e il suo team si sono accorti di un fattore determinante ai fini della ricerca. Nessuno studio precedente ha mai tenuto conto dell’effetto Yarkovsky.
Si tratta dell’effetto con cui il Sole colpisce una parte laterale della parete rocciosa. Mentre il calore s’irradia lontano dal corpo celeste, una piccola quantità di energia spinge contro l’asteroide, costringendolo a girare leggermente.