Si chiama BCI – BioCompatibility Innovation la startup padovana che ha messo a punto un metodo per migliorare il funzionamento delle protesi valvolari cardiache di origine animale in modo tale da garantirne una durata doppia rispetto agli standard attuali. Fanno parte di BCI Filippo Naso, già docente dell’università di Padova, il ricercatore Alessandro Gandaglia ed Ugo Stefanelli, medico e imprenditore.
Il procedimento, la cui sperimentazione sarà svolta in collaborazione con il policlinico Gemelli di Roma, si basa sull’inattivazione di alpha-Gal, responsabile delle reazioni avverse nelle attuali protesi valvolari cardiache di tipo biologico, una piccola molecola espressa in tutti i mammiferi ad eccezione dell’uomo.
“Questa molecola – spiega Filippo Naso – è la principale responsabile dell’instaurarsi di reazioni immunologiche che portano alla degenerazione e alla disfunzionalità della bioprotesi valvolare impiantata”.
Lo studio portato avanti dalla BCI, pubblicato sulla rivista Tissue Enginnering Part A, prevede un trattamento, denominato FACTA, che permette la disattivazione dell’antigene alpha-Gal e l’inibizione di oltre l’85% dei processi di calcificazione. Dopo la sperimentazione, la fase preclinica avrà inizio a metà del 2018 nell’ambito di un progetto europeo con il coinvolgimento del Policlinico Gemelli e dell’ospedale di Hannover.
Importanti le ricadute sanitarie ed economiche. Nel 2016 sono state vendute 400.000 protesi valvolari cardiache di origine animale, con una spesa calcolata in circa 14 miliardi di dollari per i nuovi interventi di sostituzione valvolare e quelli necessari per il deterioramento delle bioprotesi impiantate. La tecnologia sviluppata da BCI garantirebbe un sensibile risparmio della spesa sanitaria pubblica.