Vercingetorige, un eroe francese che ha quasi sconfitto Cesare

Vercingetorige era, ed è, il primo eroe nazionale per il popolo francese, simbolo della lotta contro gli invasori romani, per cui è divenuto un nemico molto pericoloso. La sua storia narra che fu un capo piuttosto carismatico, che è riuscito a unire le bellicose tribù aborigene, contro le legioni romane di Cesare

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Vercingetorige era, ed è, il primo eroe nazionale per il popolo francese, simbolo della lotta contro gli invasori romani, per cui è divenuto un nemico molto pericoloso. La sua storia narra che fu un capo piuttosto carismatico, che è riuscito a unire le bellicose tribù aborigene, contro le legioni romane di Cesare.
Vercingetorige, ha cercato in ogni modo di fermare l’avanzata dell’impero romano, creando la resistenza in Gallia, un territorio che prima del suo arrivo non era mai stato unito. Infatti, tutte le singole tribù presenti erano da sempre in contrasto tra di loro.
Vercingetorige, fu quindi il primo a creare un’unità tra i galli, una condizione che successivamente è arrivata con l’unione sotto un unica corona della Francia. La sua storia però comincia come ausiliario nell’esercito di Roma, da cui poi un cronista, Cassio Dione, nel III secolo d.C., ha asserito che fosse addirittura un amico personale di Cesare.
Fu da questa indiscrezione che nacquero alcune supposizioni, in cui veniva detto che forse Vercingetorige fosse un agente di Cesare, a cui avrebbe dato l’incarico di scatenare la rivolta, per permettergli di consolidare il proprio potere.

La rivolta creata da Vercingetorige

La rivolta ebbe inizio a Cenabum, luogo in cui i Carnuti, un popolo celtico stanziato tra la Senna e la Loira, durante l’inverno massacrarono un gruppo di funzionari e commercianti romani. L’attacco riaccese il nazionalismo, dilagandosi molto velocemente in tutta le regione della Gallia, creando moltissime sollevazioni, alle quali mancava solo una guida per poter creare una rivolta generale.
La persona che tutti stavano aspettando si trovava tra gli Arverni, uno dei popoli più potenti della Gallia, situato nella regione dell’Auvergne, nella Francia centrale. Il suo nome era Vercingetorige, figlio di Celtillo, una persona che possedeva uno spirito incendiario e un animo fiero. Come prima mossa decise di arruolare nelle campagna tutti i poveri, i disperati, e tutti coloro che incontrava sul suo cammino, motivandoli nel prendere le armi per riuscire a conquistare la libertà per tutti. In un tempo piuttosto breve è riuscito a legare tra di loro sotto un unico scopo i Senoni, i Parisi, i Pittoni, i Cadurci, i Turoni, gli Aulerci, i Lemovici, gli Andi e tutte le tribù che vivevano stanziate lungo le coste dell’oceano.
Il suo compito fu molto arduo tanto che per farsi rispettare divenne un comandante molto severo, che arrivava anche a bruciare vivo coloro che cospiravano contro di lui, e a tagliare le orecchie, e cavare gli occhi agli insubordinati.
Vercingetorige ancor giovane ha organizzato e diretto la ribellione nazionale contro Cesare, riuscendo, dopo molte alterne vicende, a infliggere una grave sconfitta a Cesare nell’assedio di Gergovia.

L’inizio della storia di Vercingetorige

La storia è la dimostrazione che spesso i racconti sono riportati dai vincitori, e la storia di Vercingetorige ne è una dimostrazione. Infatti del suo personaggio ne parla Cesare, ma anche altri autori come Plutarco, Strabone e Cassio Dione.
Come primo fatto sembra che il suo nome, con il quale era conosciuto, in realtà non fosse quello di nascita, Vercingetorixs sarebbe un titolo traducibile come “Il grandissimo re dei guerrieri”. Prima che decise di cominciare la sua ribellione contro i romani, non si hanno in realtà molte informazioni, ma si sa soltanto che era capo di una delle tribù più forti della Gallia, gli Arverni, e che era nato presumibilmente intorno all’80 a.C.
Vercingetorige, quando era ventenne riesce a divenire addirittura contubernales, un “compagno di tenda” di Cesare, che gli insegna la tecnica militare, mentre il giovane guerriero collabora con preziose informazioni sul territorio della Gallia ancora non soggetta a Roma.
A causa delle continue pressioni nei confronti della Gallia da parte dei romani, che scaturiscono in molte rivolte da parte delle tribù, Vercingetorige, che ben conosce il malcontento serpeggiante tra i galli, nonostante la disapprovazione degli anziani della sua tribù, decide di mettersi a capo delle fazioni anti-romane. Da qui è cominciata la sua esortazione tra i galli nell’unirsi contro l’invasore, in un periodo riconducibile tra il 53 e il 52 a.C.
Vercingetorige, che era stato istruito da Cesare conosceva molto bene i punti deboli dei romani, tra cui c’erano approvvigionamenti, una parte essenziale per le legioni. Vercingetorige comincia a fare terra bruciata intorno ai romani, distrugge città, case e fattorie, finché arriva ad Avarico, dove si ferma, sperando di logorare il nemico obbligandolo a un lungo assedio.
Cesare, che nel frattempo è arrivato in soccorso di Labieno, riesce ad espugnare la città, e i Galli proseguono la lotta con le più sicure tattiche di guerriglia, bruciando ponti e tentando di impedire i rifornimenti alle legioni. Vercingetorige, dopo aver avuto uno scontro diretto con i romani si ritrova a dover ripiegare nella città di Alesia, divenendo così la sua trappola.

L’ultima battaglia

L’ultima battaglia che avvenne tra l’armata gallica, che era composta da quasi 100 mila uomini, e i romani ebbe luogo ad Alesia, ad oggi chiamata Borgogna.
L’assedio nella guerra tra Vercingetorige e i romani è durato 40 giorni, ed è terminato con la sconfitta della cavalleria arrivata in suo soccorso. Il guerriero gallico decise quindi di arrendersi, ormai per i cittadini di Avarico e per le sue truppe non c’era più possibilità di scampo, se non la morte per fame. Era l’ottobre del 52 a.C. quando Vercingetorige decise di gettare le armi dinanzi a Cesare
I romani ebbero la meglio e il giovane capo Arverno, dovette rassegnare il proprio mandato davanti all’assemblea dei capi, consegnandosi così al proconsole.
La scena della resa di Vercingetorige rimase un fatto storico molto famoso, raccontato dallo stesso Cesare nel suo autocelebrativo “De bello Gallico”. Il proconsole racconta che il capo dei Galli si è presentato davanti al suo cospetto su un cavallo bardato, con il quale ha compito, al galoppo, un giro intorno alla postazione del vincitore, in attesa su una sella curule, una di quelle riservate alle importanti personalità romane, prima di smontare, gettare armi e corazza ai suoi piedi, e sedere accanto a lui senza proferire una sola parola.

La fine dell’eroe nazionale Vercingetorige

Il Grande Re degli Eroi, Vercingetorige, non ha potuto più portare nessun tipo di problema a Roma. Infatti, fu giustiziato sei anni dopo la sua resa, nel carcere di Mamertino, a Roma, non prima di esser stato esibito tra le vie della città, nel settembre del 46 a.C. Nonostante la sua fine è divenuto comunque, soprattutto durante l’Ottocento romantico, un simbolo del nazionalismo gallico e un campione della libertà.

Ricordi di Vercingetorige

Vercingetorige, e le tribù di Galli, che per un po’ riuscirono a tenere a bada le legioni romane, furono dimenticati dai francesi per quasi duemila anni. Infatti, fu solo quando Napoleone III, nel 19° secolo, ha utilizzato la figura dell’antico condottiero per “trasmettere un messaggio politico potente” ai francesi, che venne ricordato con lo scopo di unirsi a lui per “combattere insieme contro l’invasore”, ossia contro la Prussia.

Opere dedicate a Vercingetorige

A Vercingetorige, è stata dedicata la statua eretta nel 1866 nel presunto sito di Alesia, che però presenta le sembianze del viso che probabilmente sono quelle di Napoleone III, a parte i capelli fluenti e i lunghi baffi.
Fu da allora che nacque l’orgoglio dei francesi per i loro antenati, i Galli, che solo il “grandissimo re dei guerrieri” era riuscito, per breve tempo, a trasformare in un popolo unito, capace di tenere testa al generale invincibile, ossia Giulio Cesare.
https://www.focus.it/cultura/storia/chi-fu-davvero-vercingetorige
https://www.treccani.it/enciclopedia/vercingetorige/

Vercingetorige: il guerriero che quasi sconfisse Giulio Cesare