Nella corteccia prefrontale che occupa la fronte e l’inizio della nuca si concentrano le funzioni cognitive più sofisticate, come il pensiero e il ragionamento, le credenze e il comportamento, insomma tutto quello che caratterizza il cervello di homo sapiens.
I lobi frontali sono i più grandi dei quattro lobi principali della corteccia cerebrale nel cervello dei mammiferi e raggiungono la piena funzionalità dopo i primi 25-30 anni di vita. In poche parole, i lobi frontali sono il centro di comando perché gestiscono le cosiddette funzioni esecutive del cervello, come la memoria operativa, il controllo inibitorio (la capacità di reagire diversamente dal solito pur di ottenere un obiettivo), la gratificazione differita (la capacità di resistere a un desiderio in cambio di una ricompensa futura), la flessibilità cognitiva (la capacità di gestire più concetti contemporaneamente), il ragionamento, la pianificazione e molto altro ancora.
L’importanza dei lobi frontali nelle caratteristiche anche psicologiche della persona è nota da tempo, da molto prima che strumenti diagnostici sofisticati e poco invasivi come la PET o la MEG hanno permesso “l’esplorazione” profonda del nostro cervello. Uno degli episodi più noti risale al 1848 e riguarda il signor Phineas Gage che lavorava alla costruzione di una nuova ferrovia nel Vermont (Stati Uniti).
La sua storia è conosciuta per essere diventata uno dei casi di studio più famosi in neurologia (citato come “American Crowbar Case“) in seguito a un incidente sul lavoro avvenuto nel pomeriggio del 13 settembre 1848 vicino alla città di Cavendish, nella Contea di Windsor, mentre inseriva una carica esplosiva in una roccia che doveva essere fatta saltare in aria perché bloccava il passaggio della linea ferroviaria in costruzione.
In seguito all’esplosione il povero signor Gage viene colpito da un asta metallica lunga circa un metro e di 3 cm di diametro che gli trapassa dal basso verso l’alto proprio il lobo frontale sinistro. Miracolosamente il poveretto sopravvive e dopo pochi minuti torna cosciente ma dopo questo terribile incidente non è più lo stesso.
Se prima era affabile, gentile e irreprensibile, adesso è scapestrato, donnaiolo, irriverente e blasfemo. «L’equilibrio fra le sue facoltà intellettuali e le sue propensioni animali – sintetizza John Harlow, il medico che ne descrisse il caso clinico – sembra essere andato a pezzi». Il caso Gage rappresenta nella storia della medicina forse il primo momento nel quale viene dimostrato, senza ombra di dubbio, che biologia e psicologia sono strettamente correlate.
Phineas Gage perse il lavoro e ne trovò un altro come conduttore di diligenze. Morì dodici anni dopo l’incidente che gli aveva cambiato la personalità per sempre.
Lo strano caso di Phineas Gage
L'incidente subito da Gage nel 1848 rappresenta forse il primo momento nel quale viene dimostrato, senza ombra di dubbio, che biologia e psicologia sono strettamente correlate
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