Nel 1936, i ricercatori austriaci durante gli scavi a Khujut Rabua vicino a Baghdad in Iraq oggi ritrovarono un vecchio vaso di argilla di circa 2.000 anni (dal 250 a.C. al 224 d.C.). Il vaso, alto 15 cm, incapsula un cilindro di rame, sospesa al centro di questo cilindro, ma senza toccare né il cilindro né il rame, un’asta in ferro, in modo da poter essere riempito di liquido, tutto sigillato con dell’asfalto. Si tratta uno dei reperti più interessanti e dibattuti ora custodito nel Museo di Baghdad. Sia il cilindro di rame che l’asta di ferro sono tenuti in posizione con un tappo di asfalto. L’asta mostra segni di corrosione, probabilmente a causa dell’uso di un liquido acido come l’aceto o il vino.
L’Iraq è considerato l’ubicazione sia del Giardino dell’Eden che della torre di Babele. Chissà quanti altri artefatti sono nascosti in questo antico luogo sulla Terra?
Sebbene non si sappia esattamente quale sarebbe stato l’uso di un tale dispositivo, il nome ‘Baghdad Battery‘, o ‘Parthian Battery‘, deriva da una delle teorie prevalenti stabilite nel 1938 quando Wilhelm Konig, l’archeologo tedesco che eseguì il scavi, esaminò la batteria concludendo che questo dispositivo era un’antica batteria elettrica. Un’altra teoria suggerisce che fossero contenitori per contenere papiri.
Alcuni scienziati del Römer-Pelizaeus-Museum di Hildesheim, ricostruirono uno dei reperti nel 1978 riempendo il vaso di terracotta con una soluzione di aceto al 5%. Un dispositivo di misurazione rilevò una tensione di 0,5 volt e un’intensità di corrente di 150 microampere.
Si riteneva anche che questi vasi di argilla potessero essere utilizzati per la galvanica, cioè per galvanizzare oggetti ricoprendoli con metalli preziosi. Con l’aiuto dei vasi di terracotta e della loro energia elettrica, la velocità del processo di galvanizzazione avrebbe potuto essere aumentata in modo significativo.
Sono stati trovati anche altri vasi di terracotta, alcuni di questi avevano aste di rame bloccate in un cilindro di rame. Eppure, sebbene esperti si riferiscano a questi vasi come a una specie di batteria elettrica, la sua vera origine e il suo scopo rimangono ancora un mistero.
Un’altra versione di questa notizia era già stata pubblicata su questo sito con il titolo: “Gli OOPArts: la batteria, o pila, di Baghdad“.
OOParts, la batteria di Bagdad
Si ritiene anche che questi vasi di argilla potessero essere utilizzati per la galvanica, cioè per galvanizzare oggetti ricoprendoli con metalli preziosi.
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