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Con il laser si riattivano i ricordi “persi” nei topi affetti da Alzheimer

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Memorie dimenticate sono state risvegliate nei topi con la malattia di Alzheimer, suggerendo che la patologia non distrugga i ricordi ma, invece, ostacola la capacità di richiamarli.

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Si è sempre pensato che la malattia di Alzheimer cancella completamente i ricordi. La condizione coinvolge grappoli di proteine ​​note come placche amiloide e tangoli tau che si accumulano nel cervello, dove, si pensa, distruggono i neuroni che conservano i ricordi.

Ma gli esperimenti di  Christine Denny e colleghi, presso la Columbia University, suggeriscono che, forse, la malattia di Alzheimer non cancelli i ricordi ma renda più difficile l’accesso ad essi. Il risultato più interessante di questo studio sta, però, nel fatto che sembra sia possibile risvegliare i ricordi perduti attivando artificialmente i neuroni in cui sono memorizzati.

 La ricerca potrebbe essere rivoluzionaria, sostiene Ralph Martins, dell’Edith Cowan University in Australia: “Ci da la possibilità di lavorare su nuovi farmaci che aiutino i pazienti a recuperare i propri ricordi.”

Memorie sbagliate

Per esaminare come la memoria sia colpita dalla malattia di Alzheimer, i ricercatori hanno sviluppato un modo di visualizzare i singoli ricordi nei cervelli dei topi affetti da Alzheimer. L’osservazione è stata fatta su due gruppi di topi, un set  sano, e uno con una condizione simile alla malattia di Alzheimer umana.

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Entrambi i gruppi di topi sono stati sottoposti ad un test di memoria. In primo luogo, sono stati esposti ad un profumo di limone e dato uno shock elettrico. Poi, una settimana dopo, sono stati esposti allo stesso profumo di limone. I topi sani si sono immediatamente bloccati temendo di prendere di nuovo la scossa, mentre tra i topi con la malattia di Alzheimer quasi la metà presero di nuovo la scossa, suggerendo di non ricordare il legame tra l’odore e lo shock elettrico.

Nell’ippocampo dei topi appartenenti ai due gruppi si è osservata un’attivazione diverse per i neuroni deputati alla creazione, alla conservazione e al richiamo dei ricordi. Questo potrebbe aiutare a spiegare perché le persone con la malattia di Alzheimer presentano falsi ricordi. Ad esempio, molte persone con questa malattia ricordano erroneamente dove si trovavano durante gli attacchi dell’11 settembre. Gli esperimenti sui topi suggeriscono che ciò sia dovuto al fatto che recuperano informazioni dalle cellule cerebrali sbagliate.

Premendo il riavvio

Utilizzando una tecnica di ingegneria genetica chiamata optogenetica, il team di Denny ha continuato a riattivare la memoria dell’associazione “odore di limone-shock elettrico” nei topi con Alzheimer. Attraverso un laser hanno stimolato i neuroni e sono riusciti a indurre i topi a reagire nel modo giusto quando sottoposti al profumo di limone.

Questo ha dimostrato che i ricordi “persi” persistono nel cervello e possono essere recuperati. L’optogenetica non è una tecnica che possa essere utilizzata sugli esseri umani ma, in futuro, potrebbero essere sintetizzati farmaci mirati o tecniche come la stimolazione profonda del cervello che permettano alle persone con l’Alzheimer di riaccedere ai loro ricordi dimenticati.

Il passo successivo di questa sperimentazione sarà quello di confermare che gli stessi meccanismi di memorizzazione e recupero di memoria verificati nei topi funzionano anche negli esseri umani.

Ma ci sono già indizi che i ricordi persi possano essere risvegliati nelle persone con malattia di Alzheimer, dice Martins. “Ad esempio, La musica sembra essere in grado di aiutare nel recupero dei ricordi in questi pazienti”.

Se la tecnica di Denny dovesse funzionare sulle persone, si aprirebbero scenari interessanti per applicazioni più ampie, ad esempio, per aiutare i testimoni a ricordare meglio ciò che hanno visto su una scena del crimine o gli studenti potrebebro utilizzarla per migliorare il loro rendimento negli studi. Si potrebbero perfino recuperare i ricordi dimenticati dell’infanzia .

Riferimento: HippocampusDOI: 10.1002 / hipo.22756

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