Un aggiornamento dell’ufficio di coordinamento degli aiuti delle Nazioni Unite OCHA, ha indicato che si sono verificati danni significativi alle infrastrutture intorno all’isola principale dell’arcipelago di Tonga, Tongatapu, dove diversi resort sono stati distrutti o gravemente colpiti, nelle aree costiere occidentali.
Finora non ci sono vittime confermate, ma due persone sono ancora disperse e le valutazioni sono ancora in sospeso, in particolare dalle isole esterne.
Onda d’urto
Secondo quanto riferito, l’eruzione di sabato è stata udita fino all’Alaska, mentre lo tsunami provocato dall’esplosione ha inondato le coste giapponesi e statunitensi, uccidendo anche due persone in Perù.
Finora a Tonga non è stato stabilito alcun contatto ufficiale con le due piccole isole Mango e Fonoi ma i voli di sorveglianza inviati dalla Nuova Zelanda e dall’Australia hanno rivelato danni sostanziali lungo le spiagge occidentali.
Le linee telefoniche locali sono state riparate, sostiene l’OCHA, ma il ripristino delle connessioni telefoniche internazionali e del servizio Internet rimane complicato dopo che l’eruzione avrebbe interrotto un cavo di comunicazione chiave che giaceva sul fondo del mare.
Oltre a ricevere aiuto dalle vicine Nuova Zelanda e Australia, domenica le autorità tongane hanno schierato la forza marittima nazionale nel gruppo di isole Ha’apai.
Prossimi passi
In questa difficile situazione, le Nazioni Unite e i suoi partner nel Pacifico stanno pianificando urgentemente i prossimi passi, comprese quelle agenzie delle Nazioni Unite già con sede a Tonga come il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Per sostenere il governo tongano, il WFP sta valutando come portare aiuti umanitari e più personale, e ha anche ricevuto una richiesta per ripristinare le linee di comunicazione a Tonga implementando il suo Cluster di telecomunicazioni di emergenza.
L’iniziativa ETC riunisce 29 organizzazioni dei settori umanitari, privato e governativo che lavorano per fornire servizi di comunicazione condivisa in caso di emergenza.
I team dell’unità di risposta rapida possono essere mobilitati entro 48 ore da un’emergenza per lavorare con i partner locali e riconnettere le comunità, rispondendo a un massimo di 10 situazioni di crisi all’anno.
In genere, i team ETC aiutano a ripristinare le reti mobili e la connettività Internet per le popolazioni colpite, impostando al contempo sistemi di sicurezza o rimettendo in onda le stazioni radio, riconoscendo il ruolo vitale svolto dalle comunicazioni in caso di emergenza.
Come riporta il quotidiano “La Stampa” le isola di Tonga sono praticamente sparite dal mondo dopo l’eruzione del vulcano sottomarino la cui furia non si è ancora placata. Sono interrotte le comunicazioni satellitari, i cavi sottomarini si sono spezzati, una nuvola di cenere copre l’area impedendo di verificare la gravità dei danni causati dallo tsunami che è seguito all’eruzione.
Dall’Australia e dalla Nuova Zelanda sono partiti aerei che hanno sorvolato l’area e hanno inoltrato un primo rapporto. Ma Tonga, dopo il disastro, è come se non esistesse: nessuna voce è partita dall’isola, nessuna voce l’ha raggiunta. Arrivano solo alcuni frammentari rapporti dalle sezioni locali degli uffici umanitari dell’ONU.
Il vulcano sottomarino Hunga è esploso il 15 gennaio, creando una enorme nuvola di cenere e di detriti che decine di satelliti in orbita hanno fotografato e filmato. Sotto quella massa ancora infuocata che si espandeva sopra l’Oceano c’erano le isole del Regno di Tonga, uno dei principali stati insulari della Polinesia. I suoi centomila abitanti hanno udito un rumore assordante, la terra ha tremato e il cielo si è oscurato in un attimo.
La cenere ha cominciato a cadere, ricoprendo ogni cosa. Le centraline elettriche sono saltate, insieme con i collegamenti internet satellitari, con i telefonini, con qualunque altro strumento di comunicazione. Dopo qualche minuto è arrivato lo tsunami e le onde marine, alte un paio di metri, hanno attraversato l’isola principale, Tongatapu, da un capo all’altro..
Mentre nel mondo i video dell’esplosione diventavano virali, nessun satellite riusciva più a vedere il Regno di Tonga per verificare se esisteva ancora, o per contarne le vittime. Due giorni dopo, lunedì, qualche centralina elettrica ha ripreso a funzionare, qualche telefono ha ricominciato a squillare. Chi ne ha l’autorità ha consigliato ai cittadini di stare in casa, di fare attenzione a quello che si mangia e si beve, perché tutto potrebbe essere contaminato dalla cenere.
Agli abitanti, gli unici al mondo risparmiati dall’epidemia di Covid, è stato anche detto di indossare anche loro le mascherine per proteggersi non dal virus, ma dall’aria inquinata. Lo tsnumai causato dall’esplosione del vulcano ha attraversato l’Oceano Pacifico e ha colpito il Sudamerica e le coste degli Stati Uniti. In nuova Zelanda alcune imbarcazioni si sono rovesciate o arenate nei porti, onde alte un metro hanno colpito l’Australia. E non è finita: il vulcano stamattina ha ripreso la propria attività e non si sa quali altri danni abbia provocato o stia ancora causando.
Intorno all’Oceano Pacifico si trova il cosiddetto “anello di fuoco”, una catena che comprende circa 2000 vulcani, in gran parte sottomarini e inattivi. L’arcipelago di Tonga si trova proprio nella parte sud dell’anello, dove terremoti ed eruzioni si verificano con frequenza. Ma nessuno a memoria d’uomo ricorda un evento così catastrofico per un vulcano sottomarino. Poche ore fa ha ripreso la sua attività, rendendo i soccorsi e le rilevazioni ancora più difficile e facendo di nuovo sparire Tonga dal mondo.