Si potrebbe rispondere ad una domanda del genere con un laconico: Niente di buono. Decisamente niente di buono. Finirla qui però ci farebbe perdere gran parte del divertimento.
Il nostro pianeta intorno all’equatore gira su se stesso a circa 2.000 km orari. Se la Terra smettesse di girare e l’aria no, istantaneamente si solleverebbero venti supersonici che sfiorerebbero appunto i 2.000 km orari.
Tutto quello che si trova tra i 41° nord di latitudine e i 41° sud, ovvero dove vive l’85% della popolazione mondiale, sarebbe semplicemente spazzato via.
Per avere un’idea della violenza estrema di questi venti, ci affidiamo alla scala di Saffir-Simpson un sistema di misurazione dell’intensità dei cicloni tropicali, messa a punto nel 1969 dai due scienziati statunitensi Herbert Saffir e Robert Simpson.
Articolata in cinque categorie, in dipendenza della velocità del vento, fornisce una misura empirica dell’intensità dei danni che possono essere provocati dallo scatenarsi di un ciclone. La scala di articola da 1 a 5, dove 5 rappresenta i cicloni disastrosi che raggiungono e talvolta superano i 250 km orari.
Questi cicloni producono danni gravissimi agli edifici, che possono portare al loro abbattimento, completa distruzione di tutte le strutture mobili, eradicazione di alberi, insegne, cartelli stradali.
Estese inondazioni delle zone costiere che possono raggiungere i 6 metri oltre il livello normale e che rendono indispensabile l’evacuazione delle popolazioni dalle zone costiere pianeggianti per almeno 16 km nell’entroterra.
Ecco immaginate cosa farebbero alla nostra civiltà ed al nostro pianeta venti che soffiano a 2.000 km orari! I superstiti sarebbero pochissimi, si salverebbero probabilmente nuclei di sopravvissuti dentro le gallerie delle metropolitane o in qualche profondo e robusto scantinato.
Si salverebbero anche tutti gli abitanti della base Amundsen-Scott, ovvero circa 200 persone nella stagione estiva, collocata al Polo Sud geografico la base non sarebbe interessata da questi venti estremi.
Gli scienziati ed i tecnici della base non si accorgerebbero, inizialmente, di niente. Sarebbe il completo e “assordante” silenzio nelle comunicazioni mondiali a gettare un sinistro campanello d’allarme. I venti supersonici però non durerebbero in eterno, la forza d’attrito con la superficie del nostro pianeta, li rallenterebbe progressivamente fino a farli scemare.
Questo fenomeno provocherebbe un aumento sensibile delle temperature e nelle zone umide si scatenerebbero temporali di inaudita violenza. Il vento che spazzerebbe gli oceani atomizzerebbe la superficie delle acque tanto che per un po’ sarebbe indistinguibile la fine dell’acqua atomizzata e l’inizio del mare.
La tempesta farebbe salire verso l’alto dalle profondità oceaniche l’acqua più fredda (pochi metri sotto la superficie la temperatura delle acque oceaniche è infatti di 4° centigradi). Questo processo creerebbe un clima mai sperimentato dal nostro pianeta un mix di vento, vapore, nebbia e rapidi ed estremi sbalzi di temperatura.
Inutile sottolineare che la violenza di questi venti determinerebbe spaventosi tsunami in grado di entrare in profondità nelle zone costiere della terraferma per decine e decine di km. Purtroppo non è tutto.
Se la Terra smettesse di ruotare il normale ciclo giorno/notte cesserebbe. Il Sole anziché sorgere e tramontare una volta al giorno lo farebbe una volta all’anno.
Giorno e notte durerebbero quindi sei mesi ciascuno. Nell’emisfero a giorno la temperatura diverrebbe rovente mentre in quello a notte crollerebbe molto sotto lo zero.
In questa atmosfera da incubo ci verrebbe in soccorso il nostro satellite naturale, la Luna. Senza la rotazione terrestre la Luna smetterebbe di allontanarsi dal nostro pianeta (ogni anno infatti il nostro satellite si allontana da noi di 3,8 cm), le maree invece che rallentarci accelererebbero il nostro moto di rotazione.
Lentamente, anno dopo anno, la Luna rimetterebbe in “moto” la rotazione del nostro pianeta. Questo però non avrebbe alcun significato per la razza umana. Le poche migliaia di superstiti dagli effetti dirompenti dei venti supersonici e dalle loro conseguenze si sarebbero, a quel punto, già estinti.
Tradotto ed adattato da “What if” di Randall Munroe da Natale Seremia.