Attualmente la COVID-19, la malattia provocata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2, è ancora classificata come malattia respiratoria, ma i ricercatori hanno scoperto che il suo impatto può estendersi ben oltre i polmoni.
In effetti, il coronavirus che provoca la covid-19, in alcuni casi, può provocare il caos in tutti gli organi principali. Non solo attacca i polmoni ma può attaccare il cervello e avere un impatto negativo sulle funzionalità renali e epatiche di base.
In parole povere, il coronavirus, anche se la maggior parte degli infettati risultano asintomatici o manifestano solo sintomi lievi e quasi irrilevanti, per una minoranza è un virus particolarmente brutto e non è ancora ben chiaro ai ricercatori ed ai medici quali possono essere le conseguenze a lungo termine che l’infezione può avere sugli individui che riescono a sopravvivere ad alcuni dei suoi sintomi più gravi.
A questo proposito, un certo numero di persone che in precedenza si erano ripresi dalla COVID-19, stanno ora segnalando una serie di dolori e sintomi inattesi a mesi dalla guarigione. In alcuni casi, i pazienti guariti riportano problemi con la capacità polmonare. Altri pazienti, invece, stanno sperimentando dolori misteriosi in tutto il corpo insieme a una serie di problemi psicologici.
Il Times of Israel riferisce: [Il dolore] può apparire nelle braccia, nelle gambe o in altri punti del corpo su cui il virus non sembra avere un impatto diretto e, se chiedi del livello di dolore su una scala da 1 a 10, molti lo valutano a 10, affermando anche di non poter dormire”, ha dichiarato Eran Schenker, direttore della clinica Maccabi Healthcare Services. “È un fenomeno che sta emergendo sempre di più nelle ultime settimane“.
Ciò che è particolarmente sconcertante e preoccupante è che alcuni pazienti con covid-19 guariti stanno indicando che ora soffrono di più di quando erano in malattia conclamata.
A maggio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rilasciato una dichiarazione in cui viene indicato che alcuni pazienti con coronavirus guariti sono soggetti a una “ricaduta” dei sintomi.
“Certamente, ci sono stati alcuni casi segnalati di recidiva putativa, con ripresa della malattia“, ha dichiarato il dott. Mike Ryan, direttore esecutivo del Programma Emergenze dell’OMS. “Sono in corso studi per verificare se si tratta di una ricaduta o se si tratta di una cronicizzazione della condizione“.
Ryan ha riferito di avere constatato di persona che alcuni pazienti affetti da coronavirus, ancora alcuni mesi dopo la guarigione, continuano a “manifestare astenia“.
Secondo alcuni medici, i sintomi che continuano a manifestarsi anche nella fase post-recupero potrebbero essere attribuiti al corpo che cerca di ripristinare lo status fisiologico. Tuttavia, la pnademia è esplosa in modo massivo solo da 5 mesi, per cui sarà necessario ancora molto tempo prima i ricercatori possano capire esattamente cosa sta succedendo completando un quadro esaustivo della situazione.
Inoltre, con il virus in grado di influire sulla funzionalità renale ed epatica, ci sono buone probabilità che l’impatto della covid-19 su alcuni pazienti possa essere più duraturo di quanto inizialmente ipotizzato.