Lander e rover robot visitano Marte dagli anni ’70 e molte volte si è parlato di installare una base e poi una colonia sul Pianeta Rosso ma non se ne è mai fatto nulla. Quando sarà che l’umanità metterà finalmente piede sul nostro vicino?
Gli esperti ritengono che la maggior parte delle sfide tecniche che presenterebbe una missione con equipaggio umano verso Marte siano quasi risolte e che le altre saranno risolvibili in tempi brevi, quindi quali ostacoli si frappongono ancora? Bene, come per il ritorno alla Luna, le problematiche sono tutte di natura politica.
Il programma di esplorazione lunare umana della NASA, Artemis, prevede di rimandare due persone, una donna ed un uomo, sulla Luna entro il 2025 e di utilizzare l’esperienza acquisita lì per prepararsi per Marte.
L’esplorazione in prima persona di Marte ha sempre intrigato l’umanità. I primi piani per una missione esplorativa con equipaggio del Pianeta Rosso risalgono addirittura al 1958, quando la NASA ancora nemmeno esisteva, ma non sono mai decollati. Nel 1969, dopo la conquista della Luna, Wernher von Braun, il padre del razzo Saturn V che lanciò le missioni Apollo verso il nostro satellite, elaborò un progetto di missione su Marte che prevedeva quattro elementi chiave, il Saturno V come lanciatore, uno shuttle nucleare, il modulo missione Mars e un modulo di escursione, progettati per una singola missione su Marte e ritorno.
Come sappiamo, non se ne fece nulla e von Braun morì senza coronare il suo sogno.
Nella primavera del 1990, l’allora presidente George Bush Sr annunciò la promessa più audace fino ad oggi: un uomo su Marte prima del 20 luglio 2019, per il cinquantesimo anniversario del primo sbarco lunare. L’impegno non mantenuto dalle amministrazioni successive e obiettivi simili articolati dai presidenti George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump non hanno portato a programmi concreti.
“Ho visto forse 10.000 grafici che propongono varie idee su come raggiungere Marte con un equipaggio umano“, ha dichiarato G. Scott Hubbard, professore a contratto a Stanford ed ex funzionario senior della NASA. “Ma nessuno ci ha messo i soldi per realizzarli“.
Una missione su Marte dovrebbe durare oltre due anni.
Oggi, la SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos stanno costruendo lanciatori pesanti in grado di inviare decine di tonnellate tra materiale e uomini verso Marte.
Solo e lontano
Solo il viaggio potrebbe durare sette mesi e, per quello, vent’anni di vita e di lavoro nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS) hanno rassicurato gli scienziati sui pericoli posti dalle radiazioni e sui problemi dall’assenza di gravità, come l’atrofia muscolare. Il corpo umano può subire dei danni ma i rischi di un viaggio simile sono considerati accettabili.
Poi c’è il soggiorno su Marte stesso, che durerebbe 15 mesi in attesa che i pianeti si trovino nuovamente in opposizione e alla massima vicinanza. La temperatura superficiale sarà in media -63 gradi Celsius, e sebbene le radiazioni siano un fattore di rischio, esistono tute adeguate ed è possibile costruire rifugi in grado di proteggere gli astronauti. In caso di emergenze mediche, i componenti dell’equipaggio dovrebbero essere in grado di farvi fronte localmente da soli ma il problema si potrebbe risolvere includendo un medico nell’equipaggio.
Quali disavventure dovrebbero prevedere gli astronauti?
“Innanzitutto le fratture, ma per quelle potrebbe bastare un membro dell’equipaggio addestrato a realizzare ingessature“, afferma Dan Buckland, ingegnere e medico del pronto soccorso della Duke University, che sta sviluppando un ago endovenoso robotico con il supporto della NASA. Diarrea, calcoli renali e appendicite sono generalmente curabili, ad eccezione del 30 percento dei casi di appendicite che devono essere operati e potrebbero quindi essere fatali.
Con un’analisi approfondita della genetica e della storia familiare degli astronauti, si potrebbero ridurre notevolmente la probabilità di avere un membro dell’equipaggio che sviluppa il cancro nel corso di una missione di tre anni.
“Però, andare su Marte non sarà una passeggiata di salute“, ha detto Buckland.
Un grosso problema sarebbe proteggere gli habitat e i veicoli dalle devastazioni della polvere fine che copre la superficie. “Dobbiamo tenere conto dei possibili danni procurati dalle tempeste di polvere“, ha dichiarato Robert Howard del Johnson Center della NASA.
Queste infernali tempeste che coprono tutto il pianeta possono oscurare il Sole per mesi, rendendo inutili i pannelli solari. Sarebbero quindi necessari piccoli reattori nucleari nella dotazione di missione.
Nel 2018, la NASA e il Dipartimento dell’Energia hanno completato con successo un progetto dimostrativo, il Kilopower Project.
Alla fine, l’obiettivo sarà quello di produrre materiali sul posto utilizzando risorse locali, minando materie prime e utilizzando la regolite del suolo marziano per la stampa 3D. Lo sviluppo di questo progetto è poco più che embrionale ma il programma Artemis sarà un buon banco di prova.
E le Colonie?
Elon Musk ha proposto di colonizzare Marte, con una prima spedizione automatica che si occuperà di costruire una fabbrica per convertire il ghiaccio marziano e l’anidride carbonica atmosferica in ossigeno e metano da utilizzare come combustibile. “Diventare una specie multi-pianeta“, ha detto Musk in un discorso del 2017, “è fondamentale per eliminare il rischio di estinzione basato nell’essere tutti sullo stesso pianeta“.
Anche Robert Zubrin, presidente della Mars Society, sostiene la creazione di “nuovi rami della civiltà umana“.
Che nessun progresso sia stato fatto dall’ultima volta che l’umanità ha camminato sulla Luna nel 1972 è, per lui, vergognoso. “È come se Colombo fosse tornato dal Nuovo Mondo per la prima volta e poi Ferdinando e Isabella di Spagna avessero detto: non ci interessa’“, spiega.
Non tutti, però, sono convinti della necessità di esplorare Marte con un equipaggio umano.
“Sarebbe una sciocchezza!” ha detto l’esobiologo Michel Viso del CNES, l’agenzia spaziale francese. “Abbiamo un pianeta fantastico con un’atmosfera, con ossigeno, con acqua … Sarebbe criminale dire alla gente che esiste un “Piano B”, un “Pianeta B”, che vorremmo mettere su una civiltà marziana“.
Nonostante tutto, prima o poi ci andremo. Sia che l’umanità installi una colonia o basi scientifiche permanenti, l’ostacolo più importante, per una presenza umana duratura su Marte, sarà convincere le persone ad accettare un livello di rischio più elevato rispetto alla Luna o alla ISS.
A lungo termine, è inevitabile, non tutti torneranno e qualcuno finirà per diventare “Marziano“.