È la domanda cosmica più antica e la più grande di tutte: c’è qualcuno là fuori?
Per anni tutto ciò che abbiamo avuto è l’equazione di Drake per aiutarci a trovare la risposta a questa domanda, dalla quale, però, non scaturisce nessuna risposta. Ora un gruppo di scienziati dell’Università di Nottingham pensa di aver escogitato un nuovo calcolo basato “sull’evoluzione cosmica” che dice che probabilmente dovrebbero esserci attualmente almeno 36 civiltà intelligenti nella nostra galassia.
Si stima che la Via Lattea abbia tra i 100 ed i 400 miliardi di stelle e almeno un esopianeta per stella nella nostra galassia.
Pubblicato su The Astrophysical Journal, il nuovo documento esamina il probabile numero di civiltà intelligenti extraterrestri (CETI) con le quali dovrebbe essere possibile comunicare nella Via Lattea. Lo studio parte dal presupposto che la vita intelligente debba svilupparsi altrove con gli stessi presupposti che si sono verificati sulla Terra.
Un presupposto chiave è che ci vogliono circa cinque miliardi di anni perché la vita intelligente si formi su altri pianeti, come accaduto sulla Terra. Un altro è che una civiltà tecnologica durerà almeno 100 anni, come la nostra finora. il discorso si basa sul fatto che sulla terra sono stati necessari 4,5 miliardi di anni prima che sorgesse una civiltà in grado di comunicare.
Il numero di queste civiltà dipende fortemente dalla durata del tempo da cui inviano nello spazio segnali della loro esistenza, come trasmissioni radio da satelliti e TV.
Il calcolo – secondo cui potrebbero esserci 36 civiltà intelligenti comunicanti attive nella nostra galassia domestica – è stato chiamato dai ricercatori il “limite copernicano astrobiologico” e tiene conto dei seguenti fattori:
- storia della formazione stellare.
- quanto sono comuni le stelle ricche di metalli (come il Sole).
- la probabilità che le stelle ospitino pianeti simili alla Terra nelle loro zone abitabili.
“Il metodo classico per stimare il numero di civiltà intelligenti si basa sull’ipotesi di valori relativi alla vita, ma le opinioni su tali questioni variano in modo abbastanza sostanziale“, ha affermato Tom Westby, Assistente alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Nottingham e autore principale del paper. “Il nostro nuovo studio semplifica queste ipotesi utilizzando nuovi dati, dandoci una solida stima del numero di possibili civiltà nella nostra galassia“.
La stima di almeno 36 civiltà è in realtà il limite inferiore più più prudente stabilito usando il più rigoroso insieme di presupposti, vale a dire che le civiltà comunicanti sopravvivono solo per 100 anni.
Tuttavia, gli autori notano che la distanza media tra queste civiltà è risultata essere di circa 17.000 anni luce, quindi il rilevamento reciproco e la comunicazione, almeno per il nostro attuale livello tecnologico, sarebbero attualmente impossibili.
C’è anche la spinosa domanda di quanto a lungo le civiltà intelligenti tendano a sopravvivere.
“Le ricerche di civiltà intelligenti extraterrestri non solo rivelano l’esistenza di come si forma la vita stessa, ma ci forniscono anche indizi su quanto durerà la nostra stessa civiltà“, ha affermato Christopher Conselice, professore di astrofisica all’Università di Nottingham, che ha guidato la ricerca. “Se scopriremo che la vita intelligente è abbastanza comune, ciò rivelerebbe che la nostra civiltà potrebbe esistere per molto più di qualche centinaio di anni“.
“In alternativa, la scoperta che non esistono attualmente civiltà attive nella nostra galassia sarebbe sicuramente un brutto segno per la nostra esistenza a lungo termine“.
Insomma, come sempre in questi tentativi di stabilire su base statistiche se e quante altre civiltà intelligenti esistono nella nostra galassia, dotate di un livello tecnologico paragonabile o superiore al nostro, è necessario porre una serie di presupposti arbitrari la cui validità è tutt’altro che certa.
Il buon senso ci dice che di fronte ai numeri relativi a stelle e pianeti che la Via Lattea ci propone la vita non può non essere sorta anche altrove ma i tempi cosmici sono lunghissimi, sulla Terra sono stati necessari 4,5 miliardi di anni perché sorgesse una civiltà tecnologica in grado di comunicare su lunghe distanze ma è un valore medio arbitrario.
Se, ad esempio, la posizione del pianeta si cui potrebbe sorgere una civiltà fosse poco più vicina o poco più lontana della Terra alla sua stella ospite, non siamo in grado di prevederne le conseguenze sull’evoluzione della vita. Magari più vicino alla stella (e parliamo sempre di stelle simili al Sole) potrebbe significare una quantità maggiore di energia riversata sul pianeta che potrebbe favorire un’evoluzione più rapida, viceversa molto più lenta. E su scala cosmologica anche cento milioni di anni potrebbero fare una grande differenza rispetto alla possibilità che due civiltà si incontrino.
Oppure lo sviluppo dell tecnologia potrebbe portare inevitabilmente all’autodistruzione nel giro di pochi secoli.
Ed è anche necessario stabilire quanto in effetti influisce sulla nascita della vita l’unicità di un pianeta. Per molto tempo si è pensato che le condizioni del nostro sistema solare, dalla tipologia di attività del Sole alla presenza di un pianeta come Giove che funziona da spazzino cosmico renda davvero particolare la nostra sistemazione così come la Terra stessa potrebbe essere così particolare che difficilmente potrebbero realizzarsi altrove le stesse condizioni.
D’altra parte, ad oggi, non siamo in grado di stabilire in assoluto quali sono le condizioni necessarie perché la vita si sviluppi, a prescindere dalla nostra esperienza. Potrebbero esserci pianeti molto diversi dal nostro dove la vita si è sviluppata ugualmente.
Insomma, finché avremo solo la Terra e noi stessi come unico esempio qualsiasi sistema previsionale basato sulla statistica avrà valore esclusivamente come curiosità.
Siamo ancora lontani dal sapere se possono davvero esistere altre civiltà nella nostra galassia.