PANOSETI è l’acronimo di “Pulsed All-sky Near-infrared Optical SETI” e sarà composto da 160 elementi appositamente progettati, che scansioneranno il cielo alla ricerca di segnali intelligenti o fenomeni naturali come esplosioni radio veloci, (i misteriosi impulsi di energia che arrivano dall’esterno della nostra galassia, la Via Lattea).
PANOSETI potrà anche essere usato per studiare le Pulsar e altri fenomeni celesti. Una volta assemblati i telescopi del progetto PANOSETI saranno i primi ad essere in grado di captare lampi di luce visibile, laser e infrarossi, aumentando in modo significativo le nostre possibilità di rilevare segnali laser o di altra natura dai pianeti extrasolari.
La luce laser non degrada con la distanza come accade alle onde radio, e per questo potrebbe essere un segnale ideale che una civiltà aliena cerchi di inviare nello spazio nel tentativo di mettersi in contatto con altre forme di intelligenza. La rilevazione di questi impulsi ne decreterebbe la sua origine artificiale.
Come ha spiegato Dan Werthimer, membro del team PANOSETI e capo tecnologo presso il centro di ricerca SETI della UC Berkeley: “È difficile prevedere cosa potrebbero fare altre civiltà. Che tipo di tecnologia potrebbero usare per la comunicazione, la navigazione, la protezione planetaria e come possiamo rilevare la loro presenza. Per questo la migliore strategia SETI è una strategia multipla, per cercare diversi tipi di segnali e artefatti della possibile tecnologia extraterrestre. La radio è buona per la comunicazione omnidirezionale, i laser sono buoni per la comunicazione ad alta velocità di dati da punto a punto”.
Ma quante sono le probabilità di poter rilevare segnali di origine extraterrestre con PANOSETI? Ecco cos’ha risposto l’astronomo dell’UC di San Diego Shelley Wright:
“La risposta breve e corretta è che non abbiamo idea della probabilità di rilevamento. Con PANOSETI osserveremo uno spazio inesplorato per SETI e per le osservazioni astronomiche. Il nostro obiettivo è quello di realizzare il primo osservatorio SETI dedicato in grado di osservare tutto il cielo visibile per tutto il tempo“.
Il progetto PANOSETI potrebbe fare cose straordinarie, ad esempio, scandagliando lo spettro nell’infrarosso, potrebbe rilevare immense strutture come le sfere di Dyson che civiltà aliene molto più avanzate della nostra potrebbero aver realizzato attorno alla loro stella. Queste enormi strutture inglobando un’intera stella ne utilizzerebbero gran parte dell’energia emettendo radiazioni infrarosse rilevabili dal sistema. Werthimer tuttavia ha chiarito che il sistema “non è progettato specificamente pensando alle megastrutture”. Aggiunge che è “possibile” che PANOSETI possa essere usato in questo modo, ma il sistema funziona meglio per rilevare brevi lampi di luce, piuttosto che una lenta dispersione di infrarossi.
I ricercatori che lavorano al progetto PANOSETI provengono dall’Università della California, da San Diego, dall’Università di Berkeley, dagli Osservatori dell’Università della California e dall’Università di Harvard. Lo spiegamento dei due telescopi PANOSETI presso la Astrograph Dome, recentemente rinnovata, dell’Osservatorio Lick della California, fornirà una nuova finestra su come si comporta l’universo su scale temporali estremamente brevi, hanno spiegato i membri del team.
Dan Werthimer ha inoltre spiegato, in una dichiarazione dell’UC di San Diego, che “Quando gli astronomi esaminano uno spazio di parametri inesplorato, di solito trovano qualcosa di sorprendente che nessuno ha predetto. PANOSETI potrebbe scoprire nuovi fenomeni astronomici o segnali ET. L’obiettivo è fondamentalmente cercare segnali molto brevi ma potenti emessi da una civiltà avanzata“. Werthimer opera nel progetto SETI da 45 anni. “Poiché sono così brevi e probabilmente rari, abbiamo in programma di controllare ampie aree del cielo per un lungo periodo di tempo“.
Lo sviluppo del sistema PANOSETI è iniziato nel 2018. L’obiettivo finale è quello di realizzare un osservatorio ottico SETI dedicato che rappresenterà istantaneamente l’intero cielo osservabile che equivale a circa 10.000 gradi quadrati.
Come hanno spiegato i membri del team, il progetto finale di PANOSETI prevede un osservatorio dedicato in ciascuna delle due sedi. Ogni osservatorio conterrà 80 telescopi del progetto. La selezione del sito è in corso e il team di ricerca spera di iniziare la costruzione dell’osservatorio nel 2021.