I pianeti sono luoghi pericolosi

Secondo alcuni studiosi nell'arco temporale di ere geologiche le estinzioni di massa, totali o parziali, di intere specie viventi sarebbero inevitabili

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Tra le possibili spiegazioni perché non siamo ancora entrati in contatto con civiltà aliene evolute, una delle più plausibili e che la galassia ed i sistemi planetari siano luoghi altamente pericolosi. In questo articolo ci soffermeremo sull’aspetto che riguarda i pianeti.

Tra le fonti di pericolo che potrebbero portare all’estinzione di una civiltà o ad un suo catastrofico regresso ad un’era pre-tecnologica, l’impatto di corpi celesti è certamente una delle eventualità più volte evocate. Piccoli meteoriti cadono sulla Terra ogni giorno, oggetti di medie dimensione ogni qualche anno, oggetti di grandi dimensioni oltre i 15-20 km di diametro una volta ogni qualche centinaio di milioni di anni.

Questi ultimi, fortunatamente rari, provocano devastazioni globali. Se un asteroide di 20 km di diametro colpisse oggi il nostro pianeta, con ogni probabilità porterebbe all’estinzione della nostra specie. E’ ragionevole supporre che anche le civiltà extraterrestri debbano fare i conti con lo stesso fenomeno dato che questi oggetti sono comuni nei sistemi planetari.

Ma i pericoli per la sopravvivenza di una specie evoluta non finiscono qui. Sempre per mantenere il confronto con la Terra, nel corso delle ere geologiche il nostro pianeta è stato più volte ricoperto da un’unica spessa coltre di ghiaccio. Sappiamo che questo fenomeno estremo è altamente plausibile dalla scoperta di detriti glaciali al livello del mare, ai tropici.

Uno di questi eventi snowball (palla di neve) si sarebbe verificato circa 2,5 miliardi di anni fa ed altri quattro nel corso degli ultimi 800 milioni di anni, ognuno dei quali lungo almeno 10 milioni di anni. Questi eventi estremi non devono essere confusi con le glaciazioni che confrontate con gli snowball sono quasi delle “primavere”.

La coltre di ghiaccio che ricopre l’intera superficie terrestre negli eventi “palla di neve” è profonda circa un km, con appena due o trecento metri in meno lungo l’equatore. La temperatura media del pianeta era intorno ai -50°. Il meccanismo alla base degli snowball è fondamentalmente conosciuto e si basa essenzialmente sull’effetto riflettente della luce solare sulla coltre di ghiaccio che si ispessisce progressivamente.

Solo recentemente invece si è ipotizzato come ha fatto la Terra ad uscire dalle ere snowball. Il merito sarebbe dell’attività vulcanica che non si è interrotta durante questa super glaciazione: la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera non precipita più con la pioggia sugli oceani depositandosi sul fondo (gli oceani sono completamente ghiacciati).

L’anidride carbonica si accumula quindi nell’atmosfera fino a raggiungere una concentrazione di più di 1000 volte quella odierna. A questo punto le temperature salgono ed i ghiacciai si fondono rapidamente (ovviamente sempre con il metro delle ere geologiche).

Se i vulcani hanno funzionato da elemento regolatore per gli snowball sono però stati responsabili anche della quasi estinzione della vita sulla Terra in diverse occasioni. Ricerche recenti hanno dimostrato che da un punto di vista genetico gli esseri umani sono tutti molto simili.

Per spiegare questa mancanza di diversità genetica molti biologi hanno ipotizzato che l’umanità abbia attraversato un “collo di bottiglia” circa 75.000 anni fa. Dal punto di vista genetico un collo di bottiglia si realizza quando una determinata popolazione si riduce a numeri molto esigui. Per la nostra specie questo numero potrebbe essere stato di poche decine di migliaia di individui in tutto il pianeta.

La causa di questa quasi estinzione potrebbe risalire ad un eruzione cataclismatica verificatasi nell’isola indonesiana di Sumatra circa 74.000 anni fa ad opera del vulcano Tola. Secondo i climatologi un’eruzione super vulcanica potrebbe aver innescato un inverno vulcanico, molto simile all’inverno nucleare ma senza radiazioni.

Gli anni di siccità e carestia susseguenti questa catastrofica esplosione avrebbero portato l’umanità sull’orlo dell’estinzione. Dalla cosiddetta esplosione della biodiversità del Cambriano (avvenuta circa 540 milioni di anni fa) che ha prodotto la nascita del maggior numero di forme di vita nel nostro pianeta, la Terra è stata soggetta ad almeno cinque grandi eventi (di cui non conosciamo quasi niente) che hanno provocato l’estinzione di più della metà delle specie viventi.

Quella di cui sappiamo qualche cosa di più è l’ultima, avvenuta in pieno Cretaceo circa 65 milioni di anni fa, probabilmente provocata dall’impatto di un asteroide, che ha causato l’estinzione dei dinosauri e l’apertura di un futuro “più radioso” per i piccoli mammiferi. Glaciazioni estreme, eruzioni di super vulcani, impatti con corpi celesti di cospicue dimensioni non sono però le uniche cause che possono compromettere l’evoluzione di una civiltà senziente. La vita potrebbe svilupparsi su pianeti con orbite che con il tempo diventano caotiche provocando estinzioni di massa.

Estinzioni potrebbero essere inoltre provocate da un cambiamento di ritmo della rotazione di un pianeta o da cambiamenti climatici su vasta scala sia nel segno di un iper riscaldamento che di una glaciazione. Insomma i sistemi planetari sono luoghi potenzialmente molto pericolosi e nell’arco di tempi geologici relativamente brevi le estinzioni potrebbero essere inevitabili.

Alla luce di quanto sopra alcuni ipotizzano che questi scenari sono la risposta più convincente all’assenza di contatti con civiltà extraterrestri evolute. L’assenza di contatti sarebbe quindi spiegata con l’estinzione di intere civiltà o la regressione, in seguito ad eventi planetari catastrofici, a civiltà pre-tecnologiche.