Il Novecento è stato un secolo d’oro per le scoperte archeologiche, ma certamente una delle più importanti per l’entità dei manufatti ritrovati e per le leggende che ben presto si propagarono intorno a questo eccezionale ritrovamento è stata la scoperta della tomba di Tutankhamon ad opera dell’egittologo ed archeologo inglese Howard Carter.
Carter che era nato nel 1874 e si era avvicinato alla civiltà egizia grazie al padre che era amico del barone William Amhurst Tyssen-Amherst, uno dei più grandi collezionisti di antichità egizie dell’Inghilterra, che abitava in un paese vicino. Carter era appena diciassettenne quando si recò per la prima volta in Egitto e nel 1907 era già uno stimato egittologo. Qualche anno dopo la sua carriera ebbe un brusco arresto a causa di un incidente diplomatico con dei francesi occorso nel paese dei Faraoni.
E’ costretto quindi a ritirarsi e dedicarsi alla pittura, la sua seconda passione. Ed è a dipingere acquarelli che lo trova George Edward Stanhope Molyneux Herbert, V conte di Carnarvon (classe 1866) quando gli propone di finanziare una spedizione nella Valle dei Re, alla ricerca della mitica tomba di Tutankhamon.
Il faraone Tutankhamon governò l’Egitto durante il Nuovo Regno come membro della Diciottesima Dinastia, fondata intorno al 1550 a.e.v. e protrattasi fino a poco dopo il 1330 a.e.v., era con ogni probabilità figlio del faraone Akhenaton e della regina Nefertiti. Nel 1917 quando ancora la Grande Guerra infuriava in Europa, Lord Carnavon e Howard Carter partirono per la Valle dei Re e per cinque anni scavarono senza successo.
Dopo cinque anni Lord Carnarvon che aveva dilapidato una parte sostanziosa delle sue ricchezze per finanziare la spedizione di Carter, deluso per i risultati poco incoraggianti ritornò in Inghilterra, assicurando all’archeologo un ultimo anno di ricerche.
Carter si rese conto che nella Valle esisteva un luogo dove ancora non avevano cercato: il posto in cui erano soliti accamparsi ogni anno. Lui e i suoi uomini cominciarono a scavare il primo novembre 1922. Dopo appena tre giorni, alle dieci del mattino di sabato 4 novembre, si presentò davanti ai loro occhi il primo gradino che conduceva alla tomba di Tutankhamon.
Al tramonto del 5 novembre fu individuato il marchio reale della necropoli che confermava inequivocabilmente che quella era davvero la tomba di Tutankhamon a quel punto interruppe i lavori e inviò un telegramma a Lord Carnarvon per chiedergli di partire immediatamente per l’Egitto. Carnarvon giunse sul posto il 23 novembre, e gli operai ripresero immediatamente i lavori di scavo. Carter si rese conto subito che la tomba presentava segni di un doppio saccheggio e manifestò la sua preoccupazione di trovarla spoglia di qualunque oggetto di valore. Finalmente il 26 novembre gli archeologi si trovarono di fronte alla porta della tomba e fu praticato un piccolo foro per cercare di vedere all’interno. Queste sono le parole di Carter giunte fino a noi direttamente dai suoi appunti:
Sulle prime non riuscii a distinguere nulla, perché dalla stanza veniva un soffio di aria calda che rendeva la fiamma tremolante; poi man mano che i miei occhi si abituavano al buio, i particolari del locale emersero lentamente dall’oscurità: animali dall’aspetto strano, statue e oro, ovunque il luccichio dell’oro. Per un attimo – che dovette essere sembrato un’eternità a quanti mi attorniavano – rimasi muto dallo stupore, e quando lord Carnarvon, incapace di attendere oltre, mi chiese ansiosamente: «Riuscite a vedere qualcosa?» fui solo capace di rispondere: «Sì, cose meravigliose».
Nonostante il duplice saccheggio i due amici si trovarono di fronte ad un incredibile collezione di tesori dal valore inestimabile. Mentre sgombravano il contenuto di questa prima stanza Carter rinvenne tra l’altro una sciarpa contenente otto massicci anelli d’oro, probabilmente abbandonati dai tombaroli. Secondo una stima dell’archeologo almeno il 60% degli oggetti di valore erano stati depredati.
Soltanto nel febbraio del 1923 la spedizione riuscì ad entrare nella camera funeraria vera e propria, Carter descrisse gli enormi scrigni dorati che circondavano il sarcofago del faraone e gli innumerevoli oggetti ammonticchiati altrove nella camera funeraria. Per dispute giuridiche con le autorità egiziane non fu possibile fino all’ottobre del 1925 posare gli occhi sulla mummia di Tutankhamon.
Quando fu possibile esaminare lo scheletro fu subito evidente che il faraone era morto molto giovane. Dopo aver effettuato un’autopsia virtuale a partire dalle circa duemila scansioni realizzate, gli esperti hanno concluso che Tutankhamon soffriva di numerosi disturbi fisici, tra cui una malocclusione dentale e un piede torto, oltre a varie patologie genetiche. Hanno inoltre ipotizzato che avesse sofferto di malaria come possibile causa della morte, contrariamente alle teorie precedenti che attribuivano la morte agli esiti di una gamba fratturata.
Purtroppo il V Conte di Carnarvon non poté assistere all’apertura del sarcofago reale una puntura di zanzara
sul volto, che egli tagliò durante la rasatura: la ferita gli causò erisipela che evolse in sepsi con conseguente polmonite causando il decesso il 5 aprile del 1923. Questa morte improvvisa alimentò le dicerie sulla famosa maledizione del faraone.
Molti degli anni seguenti furono impiegati da Carter nella catalogazione degli oltre 2000 reperti rinvenuti e tuttora in mostra al Museo Egizio del Cairo con la stessa inventariazione assegnata loro dall’archeologo.
In seguito Howard Carter si ritirò dall’archeologia e divenne un collezionista. Morì a Londra nel 1939, all’età di 65 anni, senza aver mai avuto la possibilità di esporre alla famiglia reale la sua sensazionale scoperta.
La tomba di Tutankhamon
L'affascinante storia di una delle scoperte più celebri ed importanti della storia dell'archeologia
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