In un punto profondo circa 800 metri delle scure acque nel Golfo del Messico qualcosa nuota con eleganza. Un sinistro essere dotato di un groviglio di tentacoli viene filmato: un calamaro gigante.
L’apparizione è di breve durata, di lì a poco l’animale svanisce immergendosi in profondità.
Insomma, un raro calamaro gigante è stato filmato mentre nuota nelle acque del Golfo del Messico. Il video, è stato girato da una squadra di ricercatori nel corso di una spedizione finanziata dal NOAA (National Oceanic and Atmospher Administration).
Il gruppo di ricercatori era impegnato in uno studio sull’impatto della privazione della luce sulle creature del mare profondo che vivono nella “zona di mezzanotte“, a 1.000 metri di profondità.
Per catturare la storica l’immagine, l’equipaggio ha adoperato una sonda speciale ed è stata necessaria parecchia fortuna per incrociare il calamaro con una telecamera e individuarlo tra ore e ore di riprese video.
Dopo aver girato il video la nave dei ricercatori è stata bersaglio di un fulmine che ha rischiato di far saltare i computer e con essi le preziose immagini.
Edith Widder, uno dei capi della spedizione, ha descritto l’impresa come “uno dei giorni più meravigliosi in mare che io abbia mai avuto“.
I fatti risalgono al giugno del 2019 e dal molo in cui la nave da ricerca Point Sur era appena attraccata dopo due settimane in mare, Widder, fondatrice della Ocean Research & Conservation Association, ha raccontato i drammatici eventi che hanno portato alla realizzazione del video.
Il video è stato girato con uno stratagemma, i ricercatori hanno usato una speciale telecamera chiamata Medusa che utilizza la luce rossa, non percepibile dalle creature degli abissi. Cosi i ricercatori sono riusciti a scoprire l’essere sfuggente, raramente visto vivo in precedenza.
La sonda era dotata di una medusa finta che imitava il meccanismo di difesa bioluminescente degli invertebrati, questo sistema aveva lo scopo di attrarre potenziali predatori, tra di essi i calamari giganti, così, da poterli immortalare nei video.
Mancavano ancora alcuni giorni alla fine della spedizione lunga due settimane, i ricercatori si trovavano a 160 chilometri a sud-est di New Orleans, quando un calamaro gigante ha abboccato all’esca.
Il 19 giugno, mentre uno squall (un improvviso e brusco aumento della velocità del vento che dura alcuni minuti, al contrario di una raffica di vento, che dura solo pochi secondi. Di solito gli squall sono associati a condizioni meteorologiche attive, come rovesci di pioggia, temporali o forti nevicate) infuriava sul Golfo, Widder era nel caos della nave in attesa che i video della telecamera Medusa venissero processati, quando il suo collega Nathan J. Robinson, direttore del Cape Eleuthera Institute, lo chiamò tutto eccitato.
“I suoi occhi erano fuori dalle orbite“, ha detto Widder. “Non ha detto nulla ma ho capito subito che aveva visto qualcosa di straordinario nel video. È arR u GRnde emozione e, all’inizio, cercavamo tutti di evitare l’eccitazione. Nella scienza, devi stare attento a non illuderti“, ha aggiunto Widder.
Quanto catturato nel video sembrava proprio un calamaro gigante, ma la tempesta ha reso difficile raggiungere un esperto sulla riva che potesse identificare correttamente l’animale. Infarri, mentre decidevano di rientrare, la nave è stata colpita da un fulmine.
Un forte boato, un pennacchio di fumo giallo e marrone. Detriti erano sparpagliati sul ponte. Edith Widder e i suoi colleghi presi dalla preoccupazione per i computer che custodivano il prezioso filmato ma il video, fortunatamente, non aveva subito nessun danno.
Non era ancora finita: passate un paio d’ore ecco un altro problema, il capitano informò l’equipaggio della formazione di un tornado.
Nonostante i problemi, alla fine la spedizione è rientrata sana e salva e Michael Vecchione, uno zoologo del Laboratorio sistematico nazionale del NOAA, è stato in grado di confermare che avevano effettivamente catturato immagini del calamaro gigante. I ricercatori hanno stimato che fosse lungo almeno da 3 a 3,7 metri.
Anche in condizioni di mare calmo, riuscire a riprendere un animale come il calamaro gigante nel suo ambiente naturale è impresa ardua, nessuno ci era riuscito fino al 2012 quando la stessa Edith Widder e i suoi colleghi in missione al largo delle coste del Giappone hanno usato la Medusa artificiale per catturare i primi video in assoluto di calamari giganti nelle profondità dell’oceano.
Qualche anno prima, Nel 2004, gli scienziati giapponesi erano stati in grado di scattare le prime foto di un calamaro gigante e raccogliere una parte di tentacolo da un animale vivo. Tutto quello che si sapeva sui calamari giganti, fino a quel momento, proveniva da esemplari morti, ritrovati sulle rive dei mari o recuperati dalle pance dei capodogli come spiega la rivista Smithsonian.
Il calamaro gigante è diventato una leggenda dei mari per via delle sue caratteristiche, sfuggente, dotato di otto tentacoli con grandi occhi e un becco. Si muove spinto da un getto, il suo sangue è blu e possiede tre cuori. Il calamaro gigante è un essere straordinario ma poco conosciuto.
I calamari sono stati l’oggetto della leggenda del Kraken e la sua reputazione di mostro è stata rafforzata da racconti come 20 mila leghe sotto i mari di Jules Verne, così come Moby Dick di Herman Melville.
Sebbene la tecnologia moderna abbia consentito agli scienziati di osservare il calamaro gigante meglio di come abbiamo potuto fare le anime condannate del Pequod, le drammatiche circostanze di questa nuova scoperta sembrano appropriate, considerando la fama mitica della creatura.
Widder e i suoi colleghi, tra cui Sönke Johnsen, professore di biologia alla Duke University, sperano che scoperte come la loro continuino a catturare l’immaginazione del pubblico e contribuiscano a stimolare il sostegno alla ricerca oceanica.”Quelli che una volta erano mostri da temere, ora sono creature curiose e magnifiche che deliziano“, hanno scritto Johnsen e Widder sul blog della spedizione della NOAA.