Nel vasto panorama della paleontologia, gli pterosauri rappresentano un gruppo affascinante e misterioso di rettili volanti che dominarono i cieli durante il Mesozoico; questi antichi abitanti del cielo, noti per essere i primi vertebrati a sviluppare il volo attivo, hanno sempre suscitato grande interesse tra i ricercatori, tuttavia la comprensione delle loro capacità di volo è stata limitata dalla scarsità di fossili ben conservati.
Recentemente, una scoperta straordinaria ha gettato nuova luce su questo enigma: due esemplari di pterosauri di grandi dimensioni, con elementi alari tridimensionalmente preservati, sono stati rinvenuti in Giordania, risalenti al tardo Cretaceo.
Questi esemplari appartengono agli azhdarchoidi, un gruppo di pterosauri noti per le loro dimensioni imponenti, ed uno degli esemplari è stato identificato come Arambourgiania philadelphiae, una specie gigante con un’apertura alare di circa 10 metri, mentre l’altro rappresenta una nuova specie, Inabtanin alarabia, con un’apertura alare di circa 5 metri. La scoperta di questi fossili tridimensionalmente preservati è particolarmente significativa, poiché permette di analizzare in dettaglio la struttura interna delle ossa alari, fornendo preziose informazioni sulle capacità di volo di questi antichi giganti.
Utilizzando scansioni micro-tomografiche ad alta risoluzione, i ricercatori hanno potuto ricostruire e confrontare l’osteologia interna degli omeri di queste due specie con quella degli uccelli attuali, ed i risultati hanno rivelato che l’omero di Arambourgiania presenta una serie di creste elicoidali lungo l’osso corticale, simili a quelle osservate negli uccelli planatori, mentre Inabtanin mostra una struttura interna più densa, con numerosi strati cavi, simile a quella degli uccelli battitori.
Queste differenze strutturali riflettono probabilmente le diverse risposte alle forze meccaniche applicate sulle ali durante il volo, del resto la scoperta di queste strutture interne uniche non solo conferma che i pterosauri di grandi dimensioni erano capaci di volare, ma suggerisce anche che esistevano diverse strategie di volo tra le varie specie.
Mentre l’Arambourgiania sembra essere adattato per il volo planato, l’Inabtanin potrebbe aver utilizzato un volo battente più attivo, di certo questi risultati offrono nuove prospettive sulla biomeccanica del volo dei pterosauri e aprono la strada a ulteriori ricerche su come questi antichi rettili volanti abbiano conquistato i cieli del Mesozoico.
Capacità di volo degli pterosauri
La scoperta dei fossili tridimensionalmente preservati di Arambourgiania philadelphiae e Inabtanin alarabia ha permesso ai ricercatori di approfondire la comprensione delle capacità di volo di questi giganti del cielo, mentre invece le scansioni micro-tomografiche ad alta risoluzione hanno rivelato dettagli sorprendenti sulla struttura interna delle ossa alari, fornendo indizi cruciali sulle diverse strategie di volo adottate da queste specie.
Arambourgiania philadelphiae: il maestro del volo planato
Arambourgiania philadelphiae, con la sua imponente apertura alare di circa 10 metri, rappresenta uno dei più grandi pterosauri mai scoperti, e le scansioni CT hanno mostrato che l’omero di Arambourgiania presenta una serie di creste elicoidali lungo l’osso corticale. Queste strutture sono simili a quelle osservate negli uccelli planatori moderni, come gli avvoltoi, e suggeriscono che l’Arambourgiania fosse adattato per il volo planato, con le creste elicoidali che aiutano a resistere ai carichi torsionali associati al volo planato, permettendo a questi giganti di mantenere il volo con un minimo sforzo energetico.
Inabtanin alarabia: il battitore attivo
In contrasto, l’Inabtanin alarabia, con un’apertura alare di circa 5 metri, mostra una struttura interna dell’omero più densa e complessa, con numerosi strati cavi. Questa configurazione è simile a quella degli uccelli battitori, suggerendo che Inabtanin fosse capace di un volo battente più attivo, e le ossa più robuste e stratificate avrebbero fornito la forza necessaria per sostenere il volo attivo, permettendo a Inabtanin di manovrare agilmente e di mantenere il volo per periodi prolungati.
Queste scoperte hanno importanti implicazioni per la comprensione della biomeccanica del volo dei pterosauri, la presenza di diverse strategie di volo tra le specie di pterosauri suggerisce un’elevata specializzazione e adattamento ai diversi ambienti e stili di vita, mentre l’Arambourgiania potrebbe aver sfruttato le correnti ascensionali per planare su vaste distanze, l’Inabtanin potrebbe aver utilizzato il volo battente per cacciare attivamente o per spostarsi rapidamente tra le aree di alimentazione.
Oltre a quanto precedentemente detto, la scoperta di queste strutture interne uniche nei fossili tridimensionalmente preservati offre nuove opportunità per la ricerca futura. Gli scienziati possono ora utilizzare tecniche avanzate di imaging per esplorare ulteriormente la morfologia interna delle ossa dei pterosauri e confrontarla con quella di altri vertebrati volanti, come gli uccelli e i pipistrelli, ciò potrebbe portare a nuove intuizioni sulla convergenza evolutiva e sulle diverse strategie di volo sviluppate dai vertebrati nel corso della storia evolutiva.
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