La circolazione Meridionale dell’Atlantico, noto come AMOC, è un sistema essenziale per il mantenimento degli equilibri climatici regionali terrestri. Tuttavia, la recente scoperta di un notevole rallentamento della circolazione a partire dalla metà degli anni novanta, ha fatto emergere una serie di problematiche ambientali.
È importante comprendere come ciò influirà sul pianeta, in particolare sull’Europa la quale potrebbe subire inverni ancora più freddi, mentre i tropici potrebbero riscaldarsi a una velocità ancora più elevata.
In effetti, le correnti oceaniche ricoprono un ruolo fondamentale nella ridistribuzione del calore e nell’ossigenazione delle acque più profonde, indi per cui il rallentamento dell’AMOC è solamente l’effetto di una serie di processi fisici complessi, come la forza di Coriolis, che influiscono sulle correnti stesse.
Nello specifico, questo fenomeno si basa sull’acqua salata che viene lasciata indietro quando il ghiaccio marino si forma e affonda nelle profondità, lasciando spazio alle acque tropicali per fluire.
Nel corso degli anni, i climatologi hanno identificato questo evento come una parte estremamente vulnerabile del bilancio climatico globale. Questa vulnerabilità è stata tenuta in considerazione nella maggior parte dei modelli climatici che suggeriscono come lo scioglimento di ghiaccio della Groenlandia nell’Atlantico possa influire sul rallentamento della Corrente del golfo, e nel caso in cui ciò si verifichi, l’acqua fredda e dolce fluttuerà sopra l’acqua salata invece di affondare provocando un’indebolimento di questa circolazione.
Nonostante ciò, l’Atlantico è un corpo d’acqua molto ampio e monitorare i movimenti di una quantità così grande di acqua è una sfida complessa. Pertanto, il rallentamento dell’AMOC è stato misurato tramite l’osservazione delle temperature e delle altezze del mare nel Nord Atlantico.
Sono state utilizzate anche le misurazioni della salinità e della densità per rappresentare un quadro più completo rispetto agli sforzi fatti precedentemente.
All’interno dell’articolo, gli autori descrivono il rallentamento di questa circolazione attraverso l’utilizzo di ampi database che combinano meravigliosamente la concisione delle informazioni e tecnicità, per di più secondo il team di ricerca, il rallentamento del 20% nell’acqua calda trasportata dalla Corrente del Golfo potrebbe rappresentare un problema importante per l’intero pianeta, producendo un’ampia varietà di effetti ambientali imprevedibili.
Cosa sappiamo quindi sullo stato dell’AMOC?
In sintesi, il possibile fallimento della Circolazione Meridionale dell’Atlantico ha sollevato diverse preoccupazioni riguardanti gli equilibri climatici del pianeta, con molti ricercatori che sospettano che il rallentamento dell’AMOC potrebbe provocare l’inizio di un cambiamento climatico significativo, il cui impatto non può essere previsto in anticipo.
Da questo emerge la necessità di una maggiore attenzione nei confronti di questo fenomeno, il cui corretto funzionamento, è giustificato.
Secondo gli autori, il rallentamento dell’AMOC potrebbe rallentare lo scambio di calore nell’oceano e influenzare negativamente il clima, in particolare, le aree calde potrebbero diventare ancora più calde, mentre quelle fredde ancora più fredde. Questo è un cambiamento climatico negativo per quasi tutti coloro che ne subiranno le conseguenze.
Il team di ricerca ha notato che l’AMOC coinvolge così tante correnti e sottocorrenti che è difficile quantificare i cambiamenti, malgrado ciò hanno fornito una solida evidenza che sostiene il fatto che questa circolazione oceanica si è indebolita dall’inizio degli anni ’90. Gli autori fanno notare anche che la diminuzione dell’intensità di questa circolazione oceanica può causare la riduzione del trasporto di acqua calda dalle regioni tropicale all’interno dell’oceano.
Un altro problema grave derivante dal possibile crollo dell’AMOC sono le possibili conseguenze sulla vita marina, nello specifico l’esaurimento dell’ossigeno potrebbe causare il collasso degli ecosistemi delle acque profonde, tuttavia gli autori fanno notare un recente studio che ha suggerito che altre fonti di ossigenazione potrebbero essere più forti in un mondo in via di riscaldamento, compensando parzialmente questo aspetto dell’indebolimento dell’AMOC.
Infine, gli autori affermano che la possibilità del crollo dell’AMOC ha attirato l’attenzione del pubblico a causa del film di successo di Hollywood, The Day After Tomorrow, ma gli scienziati del clima sostengono che le fantasie eccessive del film hollywoodiano non hanno alcuna base scientifica.
Detto ciò, a causa della crescente preoccupazione per il cambiamento climatico, risulta necessario prestare una maggiore attenzione all’AMOC perché un rallentamento sostanziale potrebbe comportare un cambiamento climatico significativo non previsto né previsto.
In conclusione, la scoperta di un rallentamento dell’AMOC rappresenta una sfida per i ricercatori e la comunità scientifica del mondo, con il fenomeno che è estremamente complicato e i dati disponibili sono frammentati ed eterogenei, ciononostante il lavoro del dottor Alexey Mishonov offre una solida base per eventuali ulteriori studi che potrebbero fornire maggiori informazioni sulla circolazione oceanica dell’Atlantico e sui suoi possibili impatti sul clima.
Da aggiungere, gli autori suggeriscono che il crollo dell’AMOC potrebbe portare a un allungamento del periodo di acidificazione dell’oceano e ad un ulteriore aumento della tendenza del vento sulle regioni nordiche dell’oceano, questi fattori potrebbero portare a effetti sinergici sugli ecosistemi marini, come ad esempio il proliferare delle alghe marce e la diffusione di batteri patogeni.
Per comprendere meglio le conseguenze future del rallentamento dell’AMOC, sono necessarie maggiori ricerche e una raccolta più approfondita di dati, ma in questo caso la scoperta di Mishonov e compagni fa emergere la necessità di una maggiore attenzione verso la funzionalità dell’AMOC e sulle conseguenze ambientali che possono derivarne.
In generale, la scoperta del rallentamento dell’AMOC ha delle conseguenze significative sul nostro pianeta e sul nostro modo di vivere. Come sottolinea Mishonov, la maggior parte dei cambiamenti climatici ha almeno alcuni beneficiari, ma questo è probabile che sia negativo per quasi tutti coloro che ne sono colpiti. Per questo motivo, diventa sempre più urgente implementare strategie efficaci per contrastare i cambiamenti climatici e proteggere il nostro ambiente.
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