di Buzz Aldrin
Il mese scorso, il vicepresidente Pence ha annunciato che torneremo sulla luna. Sono con lui, nello spirito e nell’aspirazione. Essendo stato lì, posso dire che è giunto il momento di tornarci. Quando Neil Armstrong, Michael Collins e io siamo andati sulla luna, saranno trascorsi 50 anni il prossimo luglio, la nostra era una missione. L’Apollo 11 mirava a dimostrare l’impegno americano nei confronti dell’esplorazione dello spazio, nonché per la sua sicurezza nazionale e la sua superiorità tecnologica. Lo abbiamo fatto in nome di tutto questo. L’abbiamo fatto dichiarando “Siamo venuti in pace per tutta l’umanità“. Ora ne abbiamo nuovamente bisogno.
Oggi molte nazioni hanno occhi per la luna, dalla Cina e dalla Russia agli alleati in Europa e in Medio Oriente. Questo va bene, gli Stati Uniti dovrebbero collaborare con tutti – e offrirsi come un leale team leader – nell’esplorazione di ogni aspetto della luna, dalla sua geologia e topografia, alla sua idrologia e alla sua storia cosmica. In tal modo, possiamo portare la cooperazione realizzata nella “bassa orbita terrestre” sulla luna, apertamente, con entusiasmo e collegialmente.
Nel frattempo, un’altra sfera sospesa nel cielo, quella rossa, dovrebbe diventare l’oggetto principale dell’attenzione USA. Marte sta aspettando di essere scoperto, non da robot intelligenti e rover – sebbene io sostenga le missioni senza equipaggio della NASA – ma vivendolo, respirandolo, camminandolo, parlandoci, preoccupandoci e sfidandolo, da parte di uomini e donne.
Per far sì che ciò accada, i membri del Congresso, l’amministrazione Trump e il pubblico americano devono aver cura di rendere le missioni di esplorazione umana su Marte una priorità nazionale. Per essere chiari, non credo sia una buona idea continuare a spendere miliardi di dollari dei contribuenti su qualche puntatina esplorativa, permettendo a coloro che tornano di scrivere libri, twittare foto e partecipare a convegni dove se ne parla. Intendo qualcosa di molto diverso.
Gli occhi degli Stati Uniti – e il nostro impegno unificato – dovrebbero concentrarsi sull’aprire la porta, nel nostro tempo, alla grande migrazione dell’umanità su Marte. Sono stati scritti libri in abbondanza su come farlo, libri che hanno ispirato i leader governativi e non governativi a fare piani elevati. Ma i piani senza un’architettura dettagliata e senza quel “prossimo passo” nel futuro, sono solo fantascienza.
Gli americani sono bravi a scrivere fantascienza e incomparabili nel rendere il fantastico una realtà. Lo abbiamo fatto con Mercury, Gemini, Apollo e in migliaia di altri modi. È tempo di passare alla progettazione, all’architettura e all’implementazione, e di compiere il prossimo passo: un ritorno internazionale sostenibile alla luna, per tracciare direttamente un percorso su Marte.
L’amministrazione Trump e l’attuale Congresso, ispirati dal pubblico americano preoccupato per la leadership spaziale della nazione, potrebbero avviare questa impresa. Il prossimo passo dovrebbe essere tornare sulla Luna e stabilirvi insediamenti permanenti. Nel frattempo, possono essere fatti preparativi per avviare la migrazione permanente sul pianeta rosso. Tutto questo è a portata di mano per gli umani vivi ora, ma deve iniziare con il compimento di un passo coordinato della più grandi nazioni del mondo. Gli Stati Uniti possono essere i promotori di questa iniziativa.
Proprio come il presidente John F. Kennedy è ricordato per aver iniziato il viaggio della nostra nazione verso la luna, dove Neil e io lasciammo le nostre impronte, l’amministrazione Trump e questo Congresso potrebbero essere ricordati per decenni per aver portato permanentemente gli umani sulla luna e gli americani su Marte, per aver reso possibile lasciare impronte umane sulla polvere rossa di Marte e, successivamente, avviare la colonizzazione da parte dell’umanità del nostro vicino cosmico.
Per quanto riguarda la meccanica orbitale, pianificare le missioni da Terra a Marte per trasportare coloni sarà un’operazione complessa. Detto questo, la natura umana – e potenzialmente la sopravvivenza suprema della nostra specie – esige che l’umanità continui ad espandersi nell’universo. Fosse per curiosità o calcolo, pianificazione strategica o destino. In parole semplici: esploriamo o scadiamo. Questo è il motivo per cui dobbiamo andare avanti.
In un mondo pieno di divisioni e contrasti, questa missione sarebbe unificante, per tutti gli americani e per tutta l’umanità. Sono quindi lieto che torneremo sulla luna – e ringrazio il presidente Trump e il vicepresidente per il loro impegno. Ma i miei occhi si spostano più in alto, verso il globo rosso che, anche adesso, attende una bandiera americana e una targa con su scritto: “Veniamo in pace in nome di tutta l’umanità“.
Buzz Aldrin
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