sabato, Novembre 23, 2024
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Il più antico cimitero della storia non fu realizzato dall’Homo sapiens

I paleontologi hanno trovato, a loro dire, in Sud Africa, il cimitero più antico della storia dell'umanità, ma fu realizzato dall'Homo Naledi, un nostro lontano antenato

I paleontologi del Sud Africa hanno affermato di aver trovato un cimitero, che risulterebbe essere al momento il più antico mai rinvenuto.

La cosa più sorprendente è che questo luogo di sepoltura sia stato creato da un lontano antenato dell’Homo sapiens sapiens, una specie di ominidi che, un tempo, si pensava non fosse in grado di elaborare ragionamenti complessi, a causa del cervello piccolo di cui era dotata.

Guidati dal famoso paleoantropologo Lee Berger, gli studiosi hanno rinvenuto diversi resti di Homo naledi sepolti a circa 30 metri sottoterra in un sistema di grotte, all’interno dell’area meglio conosciuta come Culla dell’Umanità divenuta patrimonio Unesco e sita a poca distanza da Johannesburg.

Il cimitero più antico mai scoperto finora

“Queste sono le sepolture più antiche mai registrate nella documentazione degli ominidi, precedenti alle prove delle sepolture dell’Homo sapiens di almeno 100.000 anni”, hanno scritto gli scienziati in una serie di articoli prestampati pubblicati su eLife. I risultati mettono in discussione l’attuale comprensione dell’evoluzione umana, poiché normalmente si ritiene che lo sviluppo di cervelli più grandi abbia consentito lo svolgimento di attività complesse e “creatrici di significato” come seppellire i morti. Le sepolture più antiche rinvenute precedentemente in Medio Oriente e in Africa, contenevano i resti di Homo sapiens – e avevano circa 100.000 anni.

I resti rinvenuti

Quelli trovati in Sud Africa da Berger, i cui precedenti annunci sono stati controversi, e dai suoi colleghi ricercatori, risalgono almeno al 200.000 a.C. Appartengono anche all’Homo naledi, una specie primitiva all’incrocio tra le scimmie e gli esseri umani moderni, che aveva un cervello grande quanto un’arancia ed era alto circa 1,5 metri. Con le dita delle mani e dei piedi ricurve, la specie scoperta da Berger aveva già ribaltato l’idea che il nostro percorso evolutivo fosse una linea retta. L’Homo naledi prende il nome dal sistema di grotte detto ” Rising Star ” dove furono trovate le prime ossa nel 2013.

Sepolture a forma ovale

Durante gli scavi iniziati nel 2018 sono state rinvenute anche delle sepolture di forma ovale al centro dei nuovi studi.​ I buchi, che secondo i ricercatori potrebbero essere stati scavati deliberatamente e poi riempiti per coprire i corpi, contengono almeno cinque individui.

“Queste scoperte mostrano che le pratiche mortuarie non erano limitate all’Homo sapiens o ad altri ominini con grandi dimensioni del cervello”, hanno detto i ricercatori. Il luogo di sepoltura non è l’unico segno che l’Homo naledi era capace di comportamenti emotivi e cognitivi complessi, hanno aggiunto.

Le dimensioni del cervello dell’ominide

Incisioni che formano forme geometriche, inclusa una “figura di hashtag grezzo”, sono state trovate anche sulle superfici apparentemente levigate di proposito di un pilastro di una grotta nelle vicinanze. “Ciò significherebbe non solo che gli esseri umani non sono unici nello sviluppo di pratiche simboliche, ma potrebbero anche non aver inventato tali comportamenti”, ha detto Berger in un’intervista all’AFP. Affermazioni sicuramente forti all’interno del mondo della paleontologia. Non a caso, il 57enne ha già dovuto affrontare accuse di mancanza di rigore scientifico e che diverse sue affermazioni fossero affrettate.

Un lavoro difficile

Molti si opposero quando nel 2015 Berger, le cui precedenti scoperte avevano ottenuto il sostegno del National Geographic, per primo diffuse l’idea che l’Homo naledi fosse capace di fare di più di quanto suggerissero le dimensioni della sua testa. “Questo era troppo da sopportare per gli scienziati in quel momento. Pensiamo che sia tutto legato a questo grande cervello”, ha detto. “Stiamo per dire al mondo che non è vero”. Pur richiedendo ulteriori analisi, le scoperte “alterano la nostra comprensione dell’evoluzione umana”, hanno scritto i ricercatori.

Agustín Fuentes, professore di antropologia all’Università di Princeton e coautore degli studi, ha affermato tramite alcune dichiarazioni riportate da Science Alert: “La sepoltura, la creazione di significato e persino l’arte potrebbero avere una storia non umana molto più complicata, dinamica di quanto pensassimo in precedenza”.

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