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Avi Loeb recupera un potenziale “artefatto alieno” dall’Oceano Pacifico

Il professore di Harvard Avi Loeb, che, tempo fa, ha suggerito che l'oggetto interstellare 'Oumuamua osservato nel 2017 fosse il relitto di un'astronave aliena piuttosto che una roccia spaziale a forma di sigaro, ritiene che lui e il suo team possano aver recuperato parti di un oggetto interstellare dal fondo dell'Oceano Pacifico

Il professore di Harvard Avi Loeb, che, tempo fa, ha suggerito che l’oggetto interstellare ‘Oumuamua osservato nel 2017 fosse il relitto di un’astronave aliena piuttosto che una roccia spaziale a forma di sigaro, ritiene che lui e il suo team possano aver recuperato parti di un oggetto interstellare dal fondo dell’Oceano Pacifico.

Secondo un rapporto della BBC, Loeb ha utilizzato un aggeggio simile a un tentacolo chiamato “gancio interstellare” per pescare potenziali campioni di roccia interstellare sul fondo dell’oceano. E potrebbe aver trovato qualcosa di importante.

Alla ricerca di tecnologia aliena sul fondo del mare

Nel 2021, Loeb ha fondato il Progetto Galileo, un’iniziativa che mira a costruire una rete globale di telecamere e telescopi con l’obiettivo esplicito di catturare un’immagine ad alta definizione di un UFO. L’anno scorso, Loeb ha affermato che potremmo vedere un’immagine del genere “entro due anni”.

Anche se ciò deve ancora accadere, Loeb ha lavorato sodo alla ricerca di frammenti di un’anomalia soprannominata IM1. 1M1 è uno strano meteorite esploso sopra l’Oceano Pacifico alle 3:05 ora locale del 9 gennaio 2014.

Loeb crede fermamente che provenga dall’esterno del nostro Sistema Solare. Per prima cosa, si è schiantato nel Pacifico a una velocità incredibile. In secondo luogo, lui e il suo team hanno eseguito un’analisi iniziale suggerendo che la meteora fosse più dura di tutte le altre 272 meteore nel catalogo del Center for Near Earth Object Studies della NASA.

Dopo il suo ingresso nell’atmosfera terrestre, il Dipartimento della Difesa ha confermato la posizione in cui è caduto nell’oceano, dando a Loeb e al suo team un raggio di ricerca approssimativo.

Tre mesi fa, un rapporto pubblicato su The Guardian spiegava che Loeb stava pianificando una spedizione da 1,5 milioni di dollari in Papua Nuova Guinea per cercare frammenti della meteora a una profondità di 1,7 km sul fondo dell’oceano. Non solo, il ricercatore credeva che la roccia spaziale possa essere un “artefatto alieno” tecnologico.

L’analisi della composizione dei frammenti potrebbe permetterci di determinare se l’oggetto è di origine naturale o artificiale“, ha scritto Loeb in un post su Medium due mesi fa.

Loeb ha anche sottolineato che uno dei motivi per cui la meteora potrebbe essere così dura è “perché è di origine artificiale… lanciata un miliardo di anni fa da una lontana civiltà tecnologica“.

Il team di Avi Loeb avrebbe trovato un “artefatto alieno”

Il 21 giugno, secondo quanto riferito, il team di Loeb ha scoperto minuscoli frammenti sferici composti da un’insolita combinazione di ferro, magnesio e titanio. Queste sferule non sono insolite, spiega, però, il rapporto della BBC. In effetti, si formano quando meteoriti o asteroidi esplodono violentemente.

Tuttavia, Loeb ha scritto nel suo blog su Medium che le sferule trovate dal suo team hanno “una composizione prevalentemente di ferro con un po’ di magnesio e titanio ma senza nichel“, aggiungendo che “questa composizione è anomala rispetto alle leghe prodotte dall’uomo o da fonti astrofisiche note come gli asteroidi“.

A questo punto, il team di Loeb analizzerà nel dettaglio i campioni con uno spettrometro ad Harvard per identificare eventuali isotopi all’interno, prima di presentare le loro scoperte al mondo.

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