Era la notte del 23 agosto 1951 e gli abitanti di Pont-Saint-Esprit, nella Francia meridionale, dormivano profondamente.
Ad un tratto un uomo di mezza età, monsieur Puche, si alzò di soprassalto, svegliò la moglie annunciandole con tranquillità: “Che caldo! Mi sono spuntate le antenne sulle dita dei piedi: finalmente potrò avere la radio!”. La donna lo guardò inebetita mentre lui aggiungeva: “Però, pensandoci bene, forse invece sono un motore d’aviazione”. Infilò le pantofole e sempre con la massima calma si buttò dalla finestra.
Un caso di pazzia isolato? Forse.
Il giorno dopo, però, giunse notizia di altre persone che, dopo essersi lamentate per il caldo, entravano in una specie di delirio tranquillo come monsieur Puche e come il contadino Nizan che aveva detto agli infermieri che lo portavano all’ospedale di Montpellier: “Ma perché volete portarmi via? Io sto benissimo: solo, per favore, tagliatemi questo piede che mi dà fastidio”.
Il pane maledetto
Via via che le ore passavano l’elenco dei colpiti aumentava sempre più. Tra le dodici e le diciannove del 23 agosto una novantina di persone fu colpita, all’Hotel-Dieu, l’ospedale del paese, non c’era più posto e i malati furono portati ad Avignone, a Nimes, a Montpellier.
Dopo le prime ore in cui i malati erano abbastanza quieti venne una fase più movimentata, addirittura parossistica come nel caso del garagista Sauvet che dovette essere legato perché continuava a sferrare calci e pugni a chiunque, urlando ingiurie irripetibili all’indirizzo di una vecchia del paese morta più di dieci anni prima, e non fu l’unico, anzi queste “risse con i morti” furono numerose. Altri invece sentivano nascere sul proprio corpo fiori mai sentiti nominare e pregavano i parenti di innaffiarli.
Intanto campioni di acqua e di generi alimentari erano stati inviati all’Istituto Tossicologico di Marsiglia, da cui il 24 agosto giunse un primo responso: qualcosa aveva alterato il pane, e in particolare quello prodotto dal fornaio Brian e acquistato dagli intossicati.
Una delle possibilità era che quel pane fosse stato contaminato dalla segale cornuta, parassita del grano che causa una malattia chiamata ergotismo sulla quale però si sapeva poco, dato che l’ultima epidemia in Francia risaliva al Medioevo: si scoprì quindi che Brian aveva acquistato da un mugnaio tredici quintali di pessima farina probabilmente contaminata.
Il mugnaio Mallet fu arrestato e confessò ad aver acquistato farina di segale avariata per aggiungerla a quella di frumento e risparmiare quindi qualche migliaio di franchi. L’uomo fu condannato per “truffa alimentare” ma non per l’intossicazione collettiva, dato che non fu possibile dimostrare in modo certo che questa derivasse dalla farina.
Questo contribuì alla nascita delle più svariate teorie del complotto: ci fu chi parlò di stregoneria, delle nuove trebbiatrici meccaniche, di un intervento sovietico per fiaccare la Repubblica Francese (si era in piena Guerra Fredda).
Nel 2009 il giornalista statunitense Hank P. Albarelli pubblicò un libro in cui sosteneva che gli sfortunati abitanti fossero stati intossicati con l’LSD, allora da poco sintetizzato, nell’ambito del progetto MK-ULTRA ma la tesi fu confutata dallo studioso Steven Kaplan, soprattutto per via della discordanza dei tempi (tra l’assunzione del pane avariato e la comparsa dei sintomi passarono circa 36 ore, mentre l’azione dell’LSD è immediata).
Un’ipotesi più plausibile suggerisce un avvelenamento del frumento da parte del mercurio; a partire dagli anni quaranta era prassi comune utilizzare dimetilmercurio, prodotto per alchilazione di tale elemento, come base per insetticidi e fungicidi: questo era stato alla base di diverse intossicazioni in varie parti del mondo.
Steven Kaplan ipotizzò inoltre come possibile causa alternativa all’intossicazione da segale cornuta, lo sbiancamento del pane con sostanze proibite e patogene quali il tricloruro di azoto, ipotesi non inverosimile considerando il contesto di una Francia uscita dalla guerra che desiderava avere una sensazione di benessere tra i cui simboli figurava il pane bianco, oppure l’opera di micotossine.
L’affaire del “pane maledetto”, comunque, rimane tuttora un mistero.