Il Parco Nazionale di Yellowstone, una delle meraviglie naturali più spettacolari degli Stati Uniti, cela un segreto inquietante: un supervulcano che dorme sotto la sua superficie. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno osservato con crescente attenzione l’attività di questo colosso geologico, notando cambiamenti significativi nel comportamento dei suoi sistemi magmatici.
Yellowstone: un supervulcano in evoluzione
Recenti studi, guidati dalla sismologa Ninfa Bennington dell’US Geological Survey, hanno rivelato un fenomeno sorprendente: i serbatoi di magma che alimentano le potenti eruzioni di Yellowstone sembrano migrare verso nord-est rispetto alla caldera principale. Questa scoperta suggerisce che la prossima grande eruzione potrebbe verificarsi in una zona precedentemente considerata meno attiva.
“I dati raccolti indicano un accumulo significativo di magma ricco di silice nella parte nord-orientale della caldera“, ha affermato la Bennington: “Questa zona, in passato relativamente tranquilla, sembra ora essere il nuovo bersaglio delle forze vulcaniche in gioco“.
Yellowstone è un sistema vulcanico estremamente complesso, caratterizzato da una camera magmatica profonda e da una serie di serbatoi più superficiali. Il magma, riscaldato dalle profondità della Terra, risale verso la superficie attraverso fratture e fessure nella crosta terrestre. Nel corso dei millenni, questi processi hanno portato alla formazione di caldere, vaste depressioni causate dallo svuotamento e dal collasso delle camere magmatiche.
Le eruzioni che hanno formato le caldere sono state eventi catastrofici, in grado di influenzare il clima globale e di alterare profondamente l’ecosistema terrestre. Fortunatamente, eventi di questa portata sono estremamente rari. L‘attività vulcanica tuttavia continua a manifestarsi attraverso geyser, sorgenti termali e terremoti, ricordandoci la potenza della natura.
La scoperta dello spostamento dei serbatoi magmatici solleva interrogativi importanti sul futuro di Yellowstone. Sebbene non ci siano indicazioni imminenti di una grande eruzione, gli scienziati continuano a monitorare attentamente l’attività vulcanica del parco.
“È fondamentale sottolineare che la previsione delle eruzioni vulcaniche è una sfida complessa“, ha aggiunto la Bennington: “Tuttavia, grazie ai progressi tecnologici e a una migliore comprensione dei processi geologici, siamo sempre più in grado di valutare i rischi e di mettere in atto misure di prevenzione”.
Yellowstone rimane uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi del nostro pianeta. La scoperta del nuovo fronte vulcanico ci ricorda che la Terra è un sistema dinamico in continua evoluzione. Gli scienziati continueranno a studiare questo supervulcano, cercando di svelarne i segreti e di proteggere le comunità che vivono nelle sue vicinanze.
Un nuovo fronte vulcanico
Studi precedenti hanno indicato che i serbatoi di magma riolitico, che alimentano le eruzioni di Yellowstone, fossero sostenuti da riserve più profonde di magma basaltico. Quest’ultimo, a differenza della riolite, è caratterizzato da un basso contenuto di silice e un’alta concentrazione di ferro e magnesio. La sua viscosità è significativamente inferiore, mentre la densità è maggiore. Queste differenze intrinseche, in particolare la diversa conducibilità elettrica, hanno fornito a Bennington e al suo team un potente strumento per indagare la composizione del serbatoio magmatico sottostante l’altopiano di Yellowstone.
L’indagine magnetotellurica condotta da Bennington e colleghi ha dipinto un quadro complesso del sistema magmatico di Yellowstone. I dati raccolti hanno rivelato l’esistenza di una rete di serbatoi magmatici, interconnessi tra loro, che si estendono fino a 47 chilometri di profondità. Questa scoperta sottolinea l’estrema dinamicità del sistema vulcanico e la necessità di un monitoraggio continuo.
La zona più attiva si trova a nord-est della caldera. In questa regione, profonde sacche di magma basaltico, come dei forni naturali, scaldano e mantengono attive camere magmatiche più superficiali, ricche di magma riolitico. Queste camere, con un volume stimato in centinaia di chilometri cubi, rappresentano una vera e propria miniera di magma, molto più grande rispetto ad altre zone della caldera.
Conclusioni
Le eruzioni nella caldera di Yellowstone hanno mostrato una complessa alternanza di eventi riolitici ed eruzioni basaltiche di minori dimensioni. Tuttavia, i meccanismi che regolano questa alternanza non sono ancora del tutto chiari. La ricerca suggerisce che le camere magmatiche riolitiche debbano raffreddarsi completamente prima che possa avvenire una nuova intrusione di magma basaltico. Saranno necessarie ulteriori indagini per comprendere meglio questa dinamica e prevedere i tempi e le modalità delle future eruzioni.
La ricerca è stata pubblicata su Nature.