I “vivai” della Grande Barriera Corallina australiana stanno dando i primi frutti.
Un successo iniziale in quanto gli scienziati stanno utilizzando sezioni rotte per far crescere corallo sano che in seguito viene trapiantato nuovamente sulla barriera corallina.
Gli esperti assicurano che tutto ciò non è un sostituto dell’azione sul cambiamento climatico. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha raccomandato di aggiungere la barriera corallina alla lista del Patrimonio Mondiale “in pericolo” e ha sollecitato azioni “ambiziose, rapide e sostenute” sul cambiamento climatico per proteggere il sito. Il rapporto è stato rispettato dopo che i funzionari delle Nazioni Unite hanno visitato la barriera corallina nel marzo di quest’anno.
Grande Barriera Corallina: la deposizione di uova di corallo
Nonostante i timori di un altro evento di sbiancamento dei coralli a causa delle temperature calde record di novembre, ci sono buone notizie per la barriera corallina: i vivai di coralli nell’estremo nord che hanno recentemente goduto di eventi di deposizione delle uova di corallo di successo. Diverse organizzazioni stanno raccogliendo coralli rotti o quasi morti per poi innestarli nei vivai di coralli nella speranza di salvare la Grande Barriera Corallina un pezzo rotto alla volta.
Il lavoro dell’Università di Sydney
La dott.ssa Emma Camp è la vice caposquadra del futuro team della barriera corallina presso l’Università della tecnologia di Sydney e la co-fondatrice del programma Coral Nurture. Il programma ha piantato più di 76.000 pezzi di corallo sulla Grande Barriera Corallina dal 2018 in otto diversi siti tra Cairns e le Whitsundays. La dottoressa Camp ha affermato di aver utilizzato principalmente “frammenti di opportunità”, che sono coralli che si sono naturalmente staccati e che normalmente non sopravviverebbero.
I pezzi vengono quindi attaccati ai vivai di corallo, che sono telai galleggianti in alluminio, nella speranza che il corallo rotto ricresca e si ripari. Camp ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da Abc.net: “I pezzi che abbiamo ripiantato sulla barriera corallina sono frammenti di opportunità che sono stati raccolti e riattaccati alla barriera corallina che altrimenti sarebbero finiti nella sabbia e non sarebbero sopravvissuti”. Lo studioso ha spiegato, inoltre, che diverse specie crescono più velocemente all’interno dei vivai, più di quanto non facciano nella barriera corallina.
Una fase di rigenerazione
La deposizione delle uova deve essere letta come una fase di rigenerazione per un ecosistema così delicato e facilmente vulnerabile come la Grande Barriera Corallina, che è duramente colpita da eventi di sbiancamento di massa. Gli scienziati sono molto emozionati per quanto sta avvenendo. Come spiega Greenme.it, la riproduzione sessuata si verifica solamente una volta ogni anno, mentre nel corso dell’anno la riproduzione dei coralli avviene solo tramite la frammentazione della colonia madre.
Come avviene la fecondazione
I coralli si riproducono simultaneamente in questo periodo ogni anno in uno dei fenomeni naturali più straordinari del pianeta, rilasciando nell’acqua abbastanza uova e sperma per produrre trilioni di piccoli coralli. A spiegare bene il fenomeno è il sito ufficiale della Fondazione della Grande Barriera Corallina: le uova fecondate si trasformano in piccoli coralli, noti come larve, che si depositano sul fondo dell’oceano e ripopolano la barriera corallina. Questo evento di deposizione delle uova offre agli scienziati l’opportunità di accelerare gli sforzi di restauro leader a livello mondiale.
Donnelly: “Ridare la vita ai coralli strappandoli alla morte”
Ryan Donnelly, direttore generale della RRF (Reef Restoration Foundation), ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da Ohga.it: “La natura produrrà sempre molti più coralli di quanti ne potremo mai piantare, quindi il nostro obiettivo è quello di ridare vita a coralli che altrimenti morirebbero e di curarli fino alla vitalità riproduttiva”. Ricordiamo come la Grande Barriera Corallina è la più grande estenzione di corallo del Pianeta. Oltre allo sbiancamento dei coralli, un altro fattore che minaccia la sua esistenza è il riscaldamento globale.