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Vaccino AstraZeneca efficace al 76% e previene infezione al 100%

Una nuova analisi ha confermato il criticato annuncio sull’efficacia del vaccino AstraZeneca che è efficace al 76% nell'arresto della malattia sintomatica e al 100% nel prevenire l'infezione grave

Una nuova analisi ha confermato il criticato annuncio sull’efficacia del vaccino AstraZeneca, l’azienda farmaceutica britannico-svedese ha infatti fornito informazioni più precise sull’esito del test clinico condotto negli Stati Uniti.

Al Data Safety Monitoring Board americano emerge un quadro più che rassicurante: i dati aggiornati sul vaccino AstraZeneca contro il Covid-19, sono davvero ottimi, infatti viene riferito che è efficace al 76% nell’arresto della malattia sintomatica e al 100% nel prevenire l’infezione grave.

I dati sul vaccino AstraZeneca

In pratica il vaccino AstraZeneca ha registrato un’efficacia del 76 per cento nel ridurre i rischi della COVID-19, qualora la si contraesse, e si è rivelato efficace al 100 per cento contro le forme gravi della malattia, che possono rendere necessario un ricovero in ospedale, e cosa importante, in alcuni casi avere conseguenze mortali.

Il nuovo risultato sull’efficacia è di circa il 3 per cento inferiore rispetto a quello comunicato precedentemente, basato su 141 casi di COVID-19, che si erano verificati nel corso del test clinico e che aveva coinvolto 32mila volontari.

La nuova analisi invece ha compreso 190 casi di COVID-19, con altri 14 casi ancora da verificare, ma che non dovrebbero incidere particolarmente sul calcolo dell’efficacia.

La differenza tra il 76% e il 79% è un errore di arrotondamento, probabilmente si tratta solo di una manciata di casi, ma è importante essere totalmente trasparenti e precisi perché stiamo costruendo la fiducia del pubblico“, ha detto Paula Cannon, professore di microbiologia molecolare e immunologia presso la Keck School of Medicine della University of Southern California.

Ad ogni modo i dati confermano che il vaccino è efficace negli adulti, inclusi gli over 65. AstraZeneca ribadisce dunque l’intenzione di presentare la richiesta per l’autorizzazione di emergenza alla Fda.

Quello di AstraZeneca è stato il primo vaccino per il quale è stato firmato un accordo anticipato d’acquisto. A ottobre 2020 tutti erano convinti che sarebbe stato anche il primo a ottenere l’autorizzazione dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema).

Insomma, il vaccino di AstraZeneca era il prescelto, forse anche per il suo minor costo rispetto ai vaccini proposti da Pfizer, Moderna e Johnson&Johnsons. Poi molte cose sono andate storte.

Ora in molti dentro la Commissione Europea e in alcune capitali hanno l’impressione di un grande raggiro ai danni dell’Ue, anche se nessuno vuole rispondere con cause legali perché l’obiettivo resta, in salute e in malattia come si dice, quello di procurarsi il maggior numero di dosi possibili.

AstraZeneca è una grande multinazionale farmaceutica, con doppia bandiera britannica e svedese, che si è subito lanciata nella corsa al vaccino firmando un accordo nell’aprile 2020 con l’Università di Oxford, le cui ricerche erano già avanzate. Unica condizione posta da Oxford: non fare profitti fino a quando la pandemia è in corso.

Come riporta Il Post, AstraZeneca ha accettato, scommettendo sulla necessità di vaccinazioni periodiche come l’influenza. Il Regno Unito ha firmato una prima intesa con AstraZeneca a maggio. L’Alleanza (europea) per i vaccini (Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi) ha fatto altrettanto a giugno. Il dossier è poi passato alla Commissione a luglio. I negoziati si sono conclusi rapidamente con la firma per l’acquisto di 300 milioni di dosi il 27 agosto.

La Commissione ha anticipato 336 milioni di euro per finanziare la produzione, assumendosi il rischio in caso di mancata autorizzazione da parte dell’Ema. L’obiettivo era trovarsi pronti  a lanciare le campagne di vaccinazioni, con le riserve di dosi al momento del via libera.

L’accordo di acquisto anticipato prevedeva 120 milioni di dosi nel primo trimestre del 2021. La prima brutta notizia è arrivata a inizio dicembre, quando in una riunione con la Commissione e gli stati membri AstraZeneca ha annunciato l’impossibilità di rispettare gli impegni e un primo taglio delle forniture a 80 milioni di dosi per il primo trimestre. Pochi giorni dopo, a fine dicembre, si è presentato un nuovo problema.

Mentre il Regno Unito approvava il suo vaccino con una procedura d’urgenza, AstraZeneca non presentava domanda di autorizzazione all’Ema: ha aspettato fino il 12 gennaio, dopo le pressioni di alcuni governi dell’Ue sulla società farmaceutica. Fino a quel momento tuttavia tutto rientrava nei problemi considerati normali nella produzione di milioni di dosi di un vaccino realizzato a tempo di record.

La crisi tra AstraZeneca e l’Ue è scoppiata il 22 gennaio, una settimana prima della riunione dell’Ema per decidere l’autorizzazione. Quel giorno, in modo del tutto inaspettato, la società farmaceutica ha annunciato alla Commissione e agli stati membri un altro taglio delle forniture: non più 120 milioni di dosi come inizialmente concordato, non più 80 milioni come previsto a dicembre, ma 31 milioni di dosi. La causa ufficiale: problemi di rendimento (“yield”) in un impianto di produzione a Seneffe, in Belgio.

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