Uno studio controverso suggerisce che dovremmo “infettare” Marte con la vita

Se davvero vorremo colonizzare Marte dovremo, per prima cosa, introdurvi i microorganismi adatti a creare un substrato ambientale adatto per le nostre forme di vita, senza preoccuparci troppo del rischio di danneggiare eventuali forme di vita locali...

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Come immagini saranno i primi coloni su Marte? 

Forse saranno le menti migliori e più brillanti che il nostro mondo possa offrire: persone provenienti da paesi di tutto il mondo con diversi gradi e decenni di formazione in astrofisica, oppure, come già successo nella storia, ci andranno pochi scienziati, tecnici ed operai specializzati mentre il grosso dei coloni sarà costituito dagli ultimi: persone in cerca di una nuova occasione, avventurieri folli e coraggiosi e gente che sfugge alla giustizia.

O, forse, i primi terrestri ad abitare Marte saranno sostanzialmente un gran numero di batteri.

Un articolo pubblicato il mese scorso sulla rivista FEMS Microbiology Ecology sostiene che i “coloni primari” del Pianeta Rosso dovrebbero essere “microrganismi“: batteri, virus e funghi che supportano molti dei processi della vita qui sulla Terra.

Jose Lopez, professore alla Nova Southeastern University e uno degli autori del documento, propone un approccio alla colonizzazione planetaria che inizia con un piano sullo studio dei microbi che potrebbero sostenere la vita in ambienti extraterrestri.

La vita come la conosciamo non può esistere senza microrganismi benefici“, ha spiegato in un comunicato stampa. Per sopravvivere su pianeti sterili sterili, dovremo portare con noi i microbi necessari a supportarci“.

Cerchiamo di essere chiari: l’idea presentata nel documento va in netto contrasto con le rigide linee guida di non contaminazione cui la NASA e tutti i programmi spaziali hanno aderito strettamente per decenni – politiche che esistono per una buona ragione.

Quando si tratta di inviare nello spazio sonde, rover e strumentazione varia, in genere tutto è accuratamente sterilizzato e protetto da germi e contaminanti, proprio come un ospedale che prepara i suoi bisturi per un intervento chirurgico, per evitare di contaminare gli ambienti che stiamo cercando di studiare.

Ma Lopez e colleghi sostengono che l’introduzione di microbi utili potrebbe effettivamente dare il via al processo di terraformazione di Marte e sostenere la vita nel duro ambiente del Pianeta Rosso.

L’introduzione dei microbi su Marte non deve essere considerata accidentale ma inevitabile“, si legge nel documento. “Ipotizziamo la quasi impossibilità di esplorare nuovi pianeti senza trasportare e/o consegnare viaggiatori microbici“.

Sulla Terra, i microrganismi sono fondamentali per molti dei processi che sostengono la vita, come la decomposizione e la digestione – e persino il clima terrestre. Il documento sostiene che i migliori microbi da trasportare su Marte per iniziare il lavoro potrebbero essere gli estremofili, organismi che riescono a tollerare gli ambienti più estremi e prosperarvi, come i tardigradi.

Gli appassionati di Marte pronti a fare le valigie e passare al “Pianeta B” non dovrebbero trattenere il fiato nell’attesa della possibilità di emigrare.

C’è ancora molta ricerca da fare prima di iniziare a lanciare germi sul Pianeta Rosso. La biologia potrebbe andare in tilt su Marte, dove gli organismi sarebbero esposti a radiazioni eccessive e probabilmente i coloni umani si evolverebbero a ritmi allarmanti per far fronte al duro ambiente.

Gran parte del documento sostiene la necessità di un cambiamento nell’atteggiamento nei confronti della possibilità di contaminare i pianeti extraterrestri con i nostri microorganismi, considerandoli positivi e non pericolosi contaminanti. Ma i ricercatori non sanno ancora quali microorganismi potrebbero aiutare piuttosto che complicare gli sforzi per terraformare Marte.

Il documento sostiene che tutti, da Elon Musk a Jeff Bezos alla NASA, dovrebbero pensare ad un “cambiamento di paradigma provocatorio” nelle nostre politiche per la colonizzazione spaziale.

Questo richiederà tempo per prepararsi e discernere“, ha detto Lopez. “Non stiamo sostenendo di inoculare indiscriminatamente microorganismi su Marte, ma di farlo solo dopo ricerche rigorose e sistematiche sulla terra“.

La decisione di introdurre o meno i microbi in primo luogo dipende dal nostro obiettivo finale: se la nostra missione è colonizzare e terraformare Marte – questo è il piano di Elon Musk, allora Lopez sostiene che non dovremmo avere paura o farci scrupoli ad introdurre microrganismi utili che possono aiutare a iniziare a formare le basi della vita biologica.

Dopotutto, i primi coloni del nostro pianeta non erano umani, anfibi o persino piante; primi abitanti della Terra per molti anni furno microrganismi monocellulari

E hanno fatto un lavoro abbastanza buono, vero?

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Futurism. Leggi l’articolo originale.