Uno studente del Royal College of Art di Londra ha progettato un indumento anfibio stampato in 3D chiamato AMPHIBIO. Questo indumento dal design un po’ bizzarro ha lo scopo di aiutare gli esseri umani a respirare mentre sono in immersione: ebbene si, si tratta di un sistema con funzioni simili a quelle delle branchie dei pesci.
Jun Kamei, è questo il nome del geniale inventore, è un designer di biomimetica e scienziato dei materiali che si fa ispirare per i suoi lavori dai design proposti dalla natura. La sua ultima invenzione è, secondo lui, l’accessorio ideale per un futuro in cui lo scioglimento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale provocherà un innalzamento dei mari che potrebbe sommergere parte delle città costiere.
Gli scienziati prevedono che nei prossimi cento anni la temperatura media globale aumenterà tra i 2,5 ed 4 gradi centigradi, provocando un aumento del livello delle acque dei mari e degli oceani che potrebbero sommergere parte delle città costiere. Questo fatto, se si avverasse, avrebbe conseguenze sulle vite di quasi due miliardi di persone., circa il 26% della popolazione mondiale prevista per quell’epoca.
Il piccolo dispositivo inventato da Kamei utilizza un materiale poroso e idrorepellente appositamente progettato che recupera l’ossigeno dall’acqua e rilascia anidride carbonica. È ispirato agli insetti acquatici che producono una una bolla d’aria protettiva intorno al loro corpo grazie alla loro pelle idrorepellente.
Si tratta di una tecnologia e di un disegno facilmente stampabile in 3D, il che ne faciliterà la produzione di mass; se l’oggetto dovesse davvero dimostrarsi efficiente. Queste “branchie artificiali” potrebbero sostituire l’attrezzatura da sub, notoriamente pesante ed ingombrante, rendendo le immersioni prolungate molto simili all’immersione libera senza bombole. Si tratta di una tecnologia che potrebbe avere applicazioni immediate in scenari di salvataggi in mare anche subacquei, ad esempio, avrebbe potuto essere molto utile durante il salvataggio dei 13 ragazzi rimasti bloccati all’interno di una grotta sommersa in Tailandia, salvati dai sommozzatori. In quel caso ci vollero settimane per salvarli perchè c’era il problema di far passare le ingombranti attrezzature per respirare in immersione attraverso gli stretti tunnel che portavano alla grotta.
Il sistema, in pratica, estrae ossigeno dal’acqua circostante e vi rilascia la CO2 prodotta dalla respirazione. L’ossigeno prodotto crea una vera e propria bolla d’aria all’interno di uno speciale boccagli che circonda naso e bocca permettenro una respirazione quasi normale.
Un aggeggio simile, probabilmente, avrebbe un importante successo commerciale anche tra i turisti che affollano i mari tropicali, sempre affascinati dallo spettacolo offerto dalla flora e dalla fauna marina di quelle zone.
La tecnologia inventata da Kamei, per ora, è stata testata è stata testata solo a livello di prototipo funzionante, i test su esseri umani inizieranno a breve e possiamo aspettarci che, se tutto andrà come si spera, in una delle prossime estati cominceremo a vedere sule spiagge molti esseri umani con addosso lo speciale indumento per respirare sott’acqua.