La ricerca effettuata l’anno scorso dal SETI Institute sull’oggetto noto come ‘Oumuamua non ha dato risultati definitivi in un senso o nell’altro
Lo scorso anno, per la prima volta, fu individuato un visitatore da un altro sistema stellare mentre passava a circa 200 milioni di chilometri dalla Terra. Da allora molti scienziati si interrogano sulla sua natura: asteroide, cometa… o artefatto alieno?
Gli scienziati dell’Istituto SETI,tra il novembre ed il dicembre del 2017, hanno tentato di rispondere a questa domanda usando l’Allen Telescope Array (ATA) per osservare ‘Oumuamua quando era a circa 260 milioni di chilometri dalla Terra. L’intenzione era di misurare le trasmissioni radio artificiali che, se scoperte, avrebbero costituito una prova evidente che l’oggetto non è semplicemente una roccia lanciata nello spazio da una casuale interazione gravitazionale avvenuta nel suo sistema stellare di origine.
“Stavamo cercando un segnale che dimostrasse che questo oggetto incorpora una tecnologia – che era di origine artificiale“, dice Gerry Harp, autore principale di un articolo che sarà pubblicato nel numero di febbraio 2019 di Acta Astronautica . “Non abbiamo riscontrato tali emissioni, nonostante una ricerca piuttosto minuziosa. I dati ricavati da questo studio, anche se non possono escludere in modo definitivo un’origine non naturale per” Oumuamua “, permetteranno di capirne meglio la composizione“.
Dopo la sua scoperta, avvenuta nell’ottobre 2017, ‘Oumuamua è stata oggetto di speculazioni popolari su una possibile origine non naturale, in gran parte perché ha richiamato alla mente di molti l’astronave interstellare protagonista del romanzo di Arthur C. Clarke Rendezvous with Rama. Alcuni hanno trovato soprattutto la sua forma estremamente allungata, decisamente anomala rispetto alle caratteristiche di comete ed asteroidi che conosciamo, suggestioni che hanno rafforzato questa ipotesi.
Un recente articolo pubblicato su Astrophysical Journal Letters dai ricercatori di Harvard ha anche suggerito la possibilità che ‘Oumuamua sia un artefatto alieno. I ricercatori di Harvard sostengono che la leggera, inaspettata accelerazione osservata per questo oggetto potrebbe essere causata dalla pressione della luce del sole. La loro ipotesi è che l’oggetto potrebbe essere una leggerissima vela solare (meno di un millimetro di spessore, intenzionalmente o accidentalmente inviato sulla nostra strada. Un’origine deliberata è considerata in qualche modo più probabile perché il nostro sistema solare è un bersaglio molto piccolo per qualsiasi oggetto che non vi sia inviato deliberatamente.
Tali argomenti, a prescindere se realistici o meno (non lo sapremo mai), rafforzano l’importanza di osservazioni come quelle condotte sull’Ata che possono aiutare a circoscrivere la vera natura di oggetti come ‘Oumuamua.
Le osservazioni sono state fatte tra il 23 novembre e il 5 dicembre 2017, utilizzando il correlatore a banda larga dell’ATA a frequenze comprese tra 1 e 10 GHz e con una risoluzione di frequenza di 100 kHz. Nessun segnale è stato rilevato ad un livello che sarebbe stato prodotto da un trasmettitore omnidirezionale a bordo dell’oggetto con una potenza dai 30 ai 300 milliwatt. In porzioni dello spettro radio che sono abitualmente ingombrate dalla telemetria satellitare artificiale, la soglia per il rilevamento era di 10 watt. In tutti i casi, questi limiti alle potenze che potrebbero essere rilevate sono piuttosto modeste, in paragone a quelle dei telefoni cellulari o delle radio delle bande cittadine.
Anche se non sono stati trovati segnali provenienti da ‘Oumuamua, i tipi di osservazioni riportate dagli scienziati del SETI Institute potranno avere utilità nel determinare la possibile natura di qualsiasi oggetto interstellare rilevato in futuro, o anche alcuni piccoli oggetti ben noti del nostro sistema solare. È stato a lungo ipotizzato che alcuni di questi potrebbero essere sonde interstellari e le osservazioni radio offrono un modo per affrontare questa idea fantastica, ma non impossibile.