Sia la parte russa che quella americana hanno espresso un giudizio positivo sulla lunga conversazione telefonica a proposito della guerra in Ucraina tra Vladimir Putin e Donald Trump.
Questa è una buona notizia per il presidente americano, che ha decantato la sua abilità unica nel mediare un accordo tra le nazioni in guerra. Mentre è riuscito a fare pressione sull’Ucraina perché accettasse un cessate il fuoco, ha espresso ottimismo sul fatto che anche la Russia voglia la pace, e che presto lo avrebbe dimostrato.
Trump sembra aver ottenuto almeno un cessate il fuoco parziale, che comprende la cessazione di attacchi alle infrastrutture energetiche e la speranza di altri accordi in arrivo, insieme a uno scambio di prigionieri. Si è subito rivolto ai social media per celebrare quella che ha definito una conversazione “molto buona e produttiva” con la sua controparte russa.
Tuttavia, sotto il linguaggio fiorito nella lettura russa della telefonata, ci sono alcuni ostacoli significativi che il presidente americano dovrà affrontare. La Russia chiede agli Stati Uniti di fermare le spedizioni di armi all’Ucraina e di porre fine alla “mobilitazione forzata” di nuovi soldati, negandole di fatto la manodopera e le armi per continuare le operazioni militari tenendosi al contempo libera di non fare altrettanto.
E come abbiamo visto a Gaza, i cessate il fuoco non sempre portano a una pace duratura.
È improbabile che l’Ucraina – o i suoi alleati europei – accettino concessioni che la metterebbero in una situazione di maggiore svantaggio rispetto alla Russia se i combattimenti dovessero riprendere.
Trump pensa di poter trarre incoraggiamento dalla conversazione telefonica di oggi, ma è evidente a qualsiasi ossewrvatore esterno che ha ancora molto lavoro da fare per arrivare davvero alla pace.
Intanto stanotte le sirene antiaeree stanno di nuovo suonando a Kiev.