Negli ultimi anni sono stati scoperti migliaia di pianeti lontani sparsi per la Via Lattea.
Particolarmente interessante è il fatto che alcuni di questi pianeti sono rocciosi, come la Terra, e orbitano attorno alle loro stelle madri nella cosiddetta zona abitabile, la regione in cui la temperatura permette che vi sia acqua liquida sulla superficie. Ciò suggerisce che potrebbero avere le giuste condizioni per ospitare la vita.
Tuttavia, un nuovo studio condotto presso l’Università di Napoli ha scoperto che nessuno degli esopianeti scoperti finora ha le condizioni necessarie per formare una biosfera simile alla Terra, l’area sulla Terra che ospita tutti gli organismi viventi del pianeta.
L’analisi dei ricercatori si basa sulla determinazione delle condizioni necessarie per avviare la fotosintesi basata sull’ossigeno, il meccanismo utilizzato dalle piante sulla Terra per convertire la luce e l’anidride carbonica in ossigeno e sostanze nutritive.
Se queste condizioni non vengono soddisfatte, la formazione del tipo di biosfera complessa che si trova sulla Terra è altamente improbabile.
La chiave tra queste condizioni è la quantità di energia irradiata al pianeta dalla sua stella madre.
La Terra sarebbe un pianeta più unico che raro
Secondo i calcoli del team, le stelle che hanno circa la metà della temperatura del Sole possono fornire energia sufficiente nell’intervallo corretto di lunghezze d’onda – la cosiddetta radiazione fotosinteticamente attiva – per avviare la fotosintesi, ma non abbastanza per stabilire e mantenere una biosfera simile alla Terra.
I pianeti in orbita attorno alle nane rosse, stelle ancora più fredde che bruciano a circa un terzo della temperatura del Sole, non ricevono energia sufficiente per avviare la fotosintesi.
Al contrario, le stelle più luminose e più calde del Sole producono abbastanza radiazioni fotosinteticamente attive ma la loro vita potrebbe essere troppo breve, il che significa che è probabile che si esauriscano molto prima che la vita complessa abbia il tempo di evolversi su eventuali pianeti simili alla Terra.
“Dal momento che le nane rosse sono di gran lunga il tipo di stella più comune nella nostra galassia, questo risultato indica che le condizioni simili alla Terra su altri pianeti potrebbero essere molto meno comuni di quanto potremmo sperare“, ha detto l’autore principale, Giovanni Covone, professore di astrofisica presso l’Università di Napoli.
“Questo studio pone forti vincoli al parametro spazio per la vita complessa quindi, sfortunatamente, sembra che le condizioni idonee che permettano la costituzione di una ricca biosfera simile a quella della Terra non siano così facili da realizzarsi“.
L’unico esopianeta scoperto finora che si avvicina a ricevere la giusta quantità di energia in grado di mantenere un’ampia biosfera è Kepler-442b, un pianeta roccioso con una massa all’incirca doppia di quella della Terra, in orbita attorno a una stella moderatamente calda situata a circa 1.200 anni luce da noi, dicono i ricercatori.
Kepler-442 b è un esopianeta di tipo terrestre che orbita attorno alla stella Kepler-442. Si trova a circa 1115 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Lira.
Il pianeta è stato scoperto con il metodo del transito nell’ambito della Missione Kepler, e la sua esistenza è stata confermata il 6 gennaio 2015. Al 2018, si tratta di uno dei pianeti confermati più simili alla Terra, con un indice di similarità terrestre dell’84%.
La sua stella, Kepler-442, è una nana arancione, ossia una stella di tipo K della sequenza principale. La sua massa e il suo raggio sono rispettivamente il 61% e il 59% di quelli del Sole, mentre la sua temperatura superficiale è attorno ai 4400 K.
La metallicità è inferiore a quella del Sole, con una quantità di elementi pesanti del 43% rispetto a quelli presenti nel Sole. L’età della stella, e di conseguenza del sistema, è incerta: una stima media indica un’età vicina ai 2,9 miliardi anni, tuttavia il margine di tolleranza è elevato, e potrebbe anche essere molto più vecchia del Sole, che ha un’età di 4,6 miliardi di anni.
Le nane arancioni rimangono stabili per molto più tempo rispetto alle nane gialle come il Sole, per questo vengono spesso indicate come le migliori candidate attorno alle quali potrebbero esistere pianeti abitabili.
Le future missioni spaziali come il James Webb Space Telescope (JWST), il cui lancio è previsto entro la fine dell’anno, saranno dotate di strumenti in grado di osservare pianeti lontani con dettagli senza precedenti.
Ciò consentirà agli scienziati di indagare ulteriormente su ciò che serve a un pianeta per ospitare la vita come la conosciamo.