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Telescopio James Webb: ecco cosa ci ha mostrato sulle origini dell’Universo

Da quanto il telescopio James Webb è diventato operativo, ci ha regalato immagini straordinarie sui segreti del Cosmo

Sabato 8 gennaio 2022, il telescopio James Webb ha iniziato ad indagare sull’Universo. Oggi, nel 2024, ci ha mostrato fenomeni del Cosmo che non avevamo mai visto prima.

Telescopio James Webb

Telescopio James Webb: in viaggio nel Cosmo

Viaggiando attraverso la luce e lo spazio, il telescopio James Webb della NASA può vedere le origini dell’Universo, qualcosa che le nostre menti difficilmente riescono a comprendere, e che i nostri occhi non riuscirebbero mai a catturare.

Funzionando come una macchina del tempo, questo potente telescopio ci ha mostrato le galassie lontane, la morte delle stelle e l’atmosfera dei pianeti al di fuori del nostro sistema solare, regalando agli scienziati e a tutta l’Umanità nuove immagini mozzafiato dallo spazio.

È stato il passo finale nell’apertura dell’osservatorio posizionato a 1,6 milioni di km dalla Terra. L’ultima porzione dello specchio da 6,5 metri si è spostata in posizione su comando dei controllori di volo, completando l’apertura del telescopio.

Da quel momento, il telescopio James Webb ha cambiato il modo in cui vediamo il Cosmo. Alcune delle immagini più straordinarie pubblicate finora e ciò che abbiamo appreso sull’Universo le dobbiamo proprio a questo straordinario strumento.

Il telescopio James Webb ha catturato un’immagine molto dettagliata degli iconici Pilastri della Creazione, resi famosi per la prima volta dalle immagini scattate dal telescopio Hubble della NASA nel 1995, dove nuove stelle si stanno formando all’interno di dense nubi di gas e polvere.

I pilastri tridimensionali sembrano formazioni rocciose ma sono molto più permeabili. Queste colonne sono costituite da gas interstellare freddo e polvere che appaiono, a volte, semitrasparenti nella luce del vicino infrarosso.

Basandosi sulle immagini scattate nel 1995 e nel 2014, la nuova visione dei Pilastri della Creazione del telescopio James Webb aiuterà i ricercatori a rinnovare i loro modelli di formazione stellare identificando conteggi molto più precisi delle stelle appena formate, insieme alle quantità di gas e polvere.

Col tempo, gli esperti inizieranno a comprendere più chiaramente come le stelle si formano ed esplodono da queste nubi polverose nel corso di milioni di anni.

Il 28 ottobre 2022, la NASA ha rilasciato una seconda immagine dei Pilastri della Creazione, questa volta vista dal Mid-Infrared Instrument (MIRI) del telescopio James Webb. Ed è inquietante: secondo le parole della NASA, questa resa eccezionalmente polverosa lo rende cupo e “agghiacciante“.

Questo perché mentre la luce nel medio infrarosso è specializzata nel dettagliare dove si trova la polvere, a queste lunghezze d’onda la maggior parte delle stelle circostanti non sono abbastanza luminose da poter essere individuate: “Invece, questi incombenti pilastri di gas e polvere color piombo brillano ai loro bordi, suggerendo che ci sia un’attività all’interno“, ha spiegato la NASA.

Nelle immagini rilasciate dalla NASA nel settembre 2022, la nebulosa 30 Doradus può essere vista in tutto il suo splendore.

Telescopio James Webb

Soprannominata Nebulosa Tarantola, è una delle preferite dagli astronomi che studiano la formazione stellare, essendo una delle regioni di formazione stellare più grandi e luminose nelle galassie più vicine alla nostra Via Lattea.

La Nebulosa Tarantola si trova a 161.000 anni luce di distanza nella galassia della Grande Nube di Magellano. Prende il nome dai lunghi filamenti polverosi che ricordano le zampe dei ragni nelle immagini più antiche.

Il telescopio James Webb, tuttavia, cattura il vivaio stellare con nuovi livelli di chiarezza, mostrando decine di migliaia di giovani stelle mai viste prima che erano precedentemente avvolte nella polvere cosmica.

La NASA ha rilasciato immagini senza precedenti di un pianeta al di fuori del nostro sistema solare, sfruttando il potente sguardo a infrarossi del telescopio James Webb per rivelare nuovi dettagli che i telescopi terrestri non sarebbero in grado di intercettare.

Per la prima volta, il telescopio James Webb ha acquisito L’immagine dell’esopianeta HIP 65426 b, un gigante gassoso da sei a 12 volte la massa di Giove. Gli scienziati della NASA hanno anche rilasciato nuove foto del pianeta più grande del sistema solare, descrivendo i risultati come “incredibili”.

Il telescopio James Webb ha scattato le foto nel luglio 2022, catturando viste senza precedenti delle aurore settentrionali e meridionali di Giove e della vorticosa foschia polare. La Grande Macchia Rossa di Giove, una tempesta abbastanza grande da inghiottire la Terra, è risaltata brillantemente accanto a innumerevoli tempeste più piccole.

Un’immagine a largo campo è particolarmente straordinaria, mostrando i deboli anelli attorno al pianeta, così come due minuscole lune su uno sfondo scintillante di galassie: “Non abbiamo mai visto Giove in questo modo. È tutto piuttosto incredibile”, ha dichiarato l’astronomo planetario Imke de Pater, dell’Università della California, Berkeley, che ha contribuito a condurre le osservazioni: “Non ci aspettavamo davvero che fosse così bello, a dire il vero“, ha aggiunto.

Secondo il gruppo di ricerca franco-americano, le immagini a infrarossi sono state colorate artificialmente in blu, bianco, verde, giallo e arancione, per farne risaltare le caratteristiche.

Telescopio James Webb

Poche settimane dopo che un’altra serie di immagini catturate dal team del telescopio James Webb ci ha mostrato la Galassia della Ruota di Carro in modo più approfondito, nuove immagini ci hanno fatto fare un ulteriore passo avanti nella nostra comprensione dell’Universo, mostrandoci cosa succede dopo la collisione di due galassie.

Scrutando attraverso la polvere cosmica creata dalla collisione con le sue telecamere a infrarossi, il telescopio James Webb ci ha dato un’immagine di come sia cambiata la Galassia Ruota di Carro dopo uno scontro con un’altra galassia più piccola miliardi di anni fa.

Gli scienziati pensano che la Galassia della Ruota di Carro, una galassia ad anelli distante oltre 500 milioni di anni luce dal nostro pianeta che deve il suo nome al suo luminoso anello interno e al colorato anello esterno, un tempo faceva parte di una grande spirale come la Via Lattea prima che un’altra galassia la attraversasse.

Secondo la NASA, l’intero aspetto della galassia, che agli scienziati rha ricordato la ruota di un carro, è dovuto a quella collisione ad alta velocità. Dal centro della collisione, i due anelli della galassia si sono espansi verso l’esterno, creando quella rara forma ad anello.

Gli scienziati non sono mai stati in grado di osservare chiaramente nel caos della Galassia Ruota di Carro e dargli un senso. Per fare questo, è  stata creata un’immagine combinando la fotocamera a infrarossi vicini (NIRCam) del telescopio James Webb e lo strumento a infrarossi medi (MIRI), che sono in grado di vedere attraverso la polvere e rivelare lunghezze d’onda della luce impossibili da osservare in condizioni di luce visibile.

Il nucleo luminoso al centro della galassia contiene polvere calda, ha spiegato la NASA, e le aree più luminose ospitano giganteschi ammassi stellari giovani. Ciò che si può vedere sull’anello esterno, invece, è la formazione di nuove stelle. La Galassia Ruota di Carro sta ancora attraversando cambiamenti e continuerà a trasformarsi, promettendo di rivelare ulteriori dettagli su come si evolvono le galassie, anche se potrebbero volerci miliardi di anni.

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