La costellazione della Corona Boreale ospita un sistema stellare enigmatico, noto come T Coronae Borealis, o “Blaze Star”. Questo soprannome deriva dalla sua capacità di aumentare improvvisamente di luminosità, un fenomeno spettacolare che si ripete all’incirca ogni 80 anni. Gli astronomi sono in trepidante attesa di una nuova eruzione, e recenti studi hanno tentato di prevedere le possibili date dell’evento, basandosi sulle eruzioni passate.

T Coronae Borealis: l’attesa per la “Blaze Star” e il mistero delle novae ricorrenti
Per comprendere appieno la sua natura, è essenziale tracciare una netta distinzione tra le novae e le supernovae, due fenomeni astronomici che, pur coinvolgendo esplosioni stellari, differiscono in modo sostanziale. Le supernovae rappresentano eventi catastrofici che segnano la morte di una stella, distruggendo completamente l’oggetto celeste originale. In questi fenomeni, la stella subisce un collasso gravitazionale, seguito da un’esplosione di incommensurabile energia che disperde i suoi strati esterni nello spazio circostante.
T Coronae Borealis, al contrario, si configura come un sistema binario dinamico, composto da due stelle in interazione gravitazionale: una gigante rossa, una stella in fase avanzata di evoluzione, e una nana bianca, il residuo denso e compatto di una stella simile al Sole. La nana bianca, a causa della sua intensa gravità, esercita un’attrazione gravitazionale sulla sua compagna, la gigante rossa, strappandole materiale dalla sua atmosfera esterna. Questo processo di “furto” stellare porta all’accumulo di materia sulla superficie della nana bianca, innescando una serie di eventi che culminano nell’esplosione di una nova.
L’accumulo di materiale sulla nana bianca provoca un graduale aumento della pressione e della temperatura. Quando queste grandezze raggiungono livelli critici, si innesca una reazione termonucleare incontrollata sulla superficie della nana bianca. Questa esplosione, sebbene potente, non distrugge la nana bianca, ma genera un’improvvisa e drammatica impennata della luminosità del sistema, rendendolo visibile anche a occhio nudo dalla Terra.
La comunità astronomica è in fermento a causa delle recenti osservazioni che indicano un’imminente eruzione di T Coronae Borealis. Negli ultimi mesi, il sistema stellare ha manifestato comportamenti anomali, tra cui variazioni di luminosità e spettri insoliti, che suggeriscono un accumulo critico di materiale sulla superficie della nana bianca. Tuttavia, la data precisa dell’esplosione rimane avvolta nel mistero.
La difficoltà nel prevedere con esattezza l’evento risiede nella natura intrinsecamente complessa e caotica delle novae ricorrenti. A differenza di fenomeni astronomici altamente prevedibili, come le eclissi o i transiti planetari, che seguono leggi fisiche ben definite e periodicità regolari, le novae ricorrenti si collocano in una zona grigia tra prevedibilità e casualità.
Un’eruzione imminente, ma quando?
Le esplosioni stellari, in generale, sono eventi altamente dinamici e non lineari, influenzati da una miriade di variabili che interagiscono in modo complesso. Le novae ricorrenti, in particolare, sono sistemi binari in cui il trasferimento di massa tra le due stelle è un processo altamente variabile, influenzato da fattori come il tasso di accrescimento, la composizione chimica delle stelle e le interazioni mareali.
Sebbene le osservazioni passate abbiano permesso di stimare un periodo di ricorrenza di circa 80 anni per T Coronae Borealis, questo periodo non è costante e può variare a causa delle fluttuazioni nel trasferimento di massa e in altri fattori. Pertanto, mentre gli astronomi sono fiduciosi che l’eruzione avverrà presto, la data precisa rimane incerta, e l’evento potrebbe verificarsi in qualsiasi momento nei prossimi mesi o anni.
Per comprendere appieno l’attesa che circonda T Coronae Borealis, è necessario esaminare il suo storico di eruzioni, un puzzle di dati frammentari che gli astronomi stanno cercando di ricomporre. Le esplosioni di questa nova ricorrente sono state documentate in modo inequivocabile nel 1787, 1866 e 1946.
Questi eventi, sebbene distanziati nel tempo, hanno permesso di stabilire un periodo di ricorrenza approssimativo di circa 80 anni. Il quadro diventa più sfumato quando si tenta di risalire a eruzioni precedenti. Un manoscritto medievale risalente al 1217 potrebbe celare la testimonianza di un’esplosione di T Coronae Borealis, ma l’interpretazione di questo documento rimane incerta, lasciando aperte diverse ipotesi.
La sfida di prevedere con precisione la prossima eruzione ha spinto gli astronomi a cercare nuovi approcci. Una recente ricerca condotta da Jean Schneider ha tentato di affinare le previsioni, andando oltre la semplice periodicità delle eruzioni. Schneider ha considerato anche il moto orbitale delle due stelle del sistema binario, ipotizzando che questo fattore possa influenzare il timing delle esplosioni.
Sulla base di questa analisi, sono state proposte tre possibili date per l’eruzione: il 10 novembre 2025 e il 25 giugno 2026. Schneider ha sottolineato che queste date sono solo stime, e che l’eruzione potrebbe verificarsi anche entro il 2027.
Indizi dal passato e previsioni future
L’incertezza che avvolge la data esatta dell’eruzione di T Coronae Borealis non solo non diminuisce l’interesse per l’evento, ma lo amplifica, trasformandolo in un’occasione irripetibile per la comunità scientifica. La natura imprevedibile della nova, infatti, rende ogni osservazione un potenziale tassello di un puzzle cosmico ancora incompleto.
L’eruzione rappresenta un laboratorio naturale per lo studio delle novae ricorrenti, fenomeni complessi e ancora non del tutto compresi. L’osservazione dettagliata del sistema durante e dopo l’esplosione fornirà dati preziosi sulla fisica delle novae, sulla dinamica dei sistemi binari e sui processi di trasferimento di massa tra stelle.
La raccolta di dati da diverse fonti e con diverse tecniche osservative è fondamentale per ottenere un quadro completo dell’evento. La collaborazione tra astronomi professionisti e astrofili, con le loro diverse competenze e punti di vista, è essenziale per monitorare l’evoluzione della nova e raccogliere informazioni che potrebbero migliorare le previsioni future.
L’analisi congiunta di dati fotometrici, spettroscopici e interferometrici permetterà di studiare la variazione di luminosità, la composizione chimica dei gas espulsi e la struttura del sistema binario con una precisione senza precedenti. Questi dati, combinati con modelli teorici avanzati, potrebbero svelare i meccanismi che innescano le eruzioni di T Coronae Borealis e di altre novae ricorrenti.