Il pianeta Urano e le sue cinque lune più grandi potrebbero non essere i mondi freddi e senza vita che gli scienziati un tempo hanno creduto. Invece, potrebbero avere oceani nascosti e persino il potenziale per supportare la vita, secondo una nuova ricerca.
Le 5 lune di Urano potrero supportare la vita
La maggior parte della nostra conoscenza di Urano deriva dalla missione Voyager 2 della NASA, che lo ha studiato circa 40 anni fa. Tuttavia, un’analisi recente ha rivelato che l’incontro della Voyager è avvenuto durante un’intensa tempesta solare, alterando potenzialmente la nostra percezione del sistema del pianeta.
Si tratta di un pianeta ghiacciato e ad anelli situato ai margini del sistema solare, è uno dei pianeti più freddi e insoliti a causa della sua estrema inclinazione, che lo fa sembrare come se fosse stato rovesciato.
Lo studio
Le ultime scoperte hanno rivelato che la visita di Voyager 2 ha coinciso con una forte attività solare, che potrebbe aver temporaneamente interrotto il campo magnetico del pianeta e spazzato via materiale atmosferico. Per decenni, questo ha portato gli scienziati a una visione potenzialmente imprecisa di Urano e delle sue lune, ha spiegato il Dottor William Dunn dell’University College di Londra.
“Questi risultati hanno indicato che il sistema di Urano potrebbe essere molto più intrigante di quanto pensassimo“, ha spiegato il Dottor Dunn: “Potrebbero esserci lune con condizioni che potrebbero supportare la vita, nascondendo forse oceani sotto la loro superficie“.
Linda Spilker, la scienziata del progetto per le missioni Voyager, ha espresso interesse per le nuove scoperte: “È emozionante pensare che ci sia potenziale per la vita nel sistema di Urano“, ha detto: “È incredibile che gli scienziati stiano ancora scoprendo nuove intuizioni dai dati raccolti nel 1986”.
La Dottoressa Affelia Wibisono del Dublin Institute of Advanced Studies ha descritto i risultati come “molto entusiasmanti“, sottolineando l’importanza di riesaminare i vecchi dati, poiché potrebbero nascondere nuove scoperte.
La NASA sta già pianificando una missione di ritorno su Urano, l’Uranus Orbiter and Probe, il cui lancio è previsto per il prossimo decennio. Il Dottor Jamie Jasinski della NASA, che ha guidato la rianalisi dei dati del Voyager, ha osservato che le intuizioni del recente studio daranno forma al design e agli strumenti di questa prossima missione per garantire che possa acquisire dati in modo accurato e non influenzati dall’interferenza solare.
Conclusioni
Si prevede che la sonda della NASA raggiungerà Urano entro il 2045, quando gli scienziati sperano di stabilire se queste remote e ghiacciate lune possano effettivamente ospitare la vita.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Astronomy.