SpaceX ha fatto ancora la storia del volo spaziale.
Un razzo Falcon 9 con un primo stadio già utilizzato due volte è stato lanciato ieri, 3 dicembre 2018, dalla Base dell’aeronautica militare statunitense di Vandenberg, in California, trasportando 64 minuscoli satelliti in orbita.
SpaceX aveva già riutilizzato molte volte i primi stadi dei suoi Falcon 9 ma quest’ultimo lancio ha segnato la prima volta che un booster ha spinto carichi utili in orbita in tre diverse occasioni. Il successo del lancio è un traguardo importante per SpaceX, che mira a riutilizzare i suoi razzi ripetutamente e frequentemente. L’obbiettivo della società fondata da Elon Musk è di arrivare a riutilizzare tutti i booster almeno 10 volte. Un tale rapido riutilizzo potrebbe ridurre notevolmente i costi dei voli spaziali, aprendo i cieli all’esplorazione, ha dichiarato il CEO dell’azienda Elon Musk.
Secondo i tecnici di SpaceX questo primo stadio dovrebbe essere in grado di volare almeno ancora una volta. Il booster, dopo aver esaurito il suo compito, è tornato a terra atterrando dolcemente, circa 8 minuti dopo il decollo, sulla nave drone di SpaceX “Just Read the Instructions“, che lo attendeva nell’oceano Pacifico, al largo delle coste californiane.
SpaceX ha anche tentato di recuperare al volo la carenatura della punta del razzo, si tratta del cono protettivo che costituisce l’ogiva del razzo durante il lancio e serve a proteggere il carico utile. Quando il Falcon 9 arriva ad una certa quota, la carenatura che costituisce la punta del razzo si apre in due metà e ricade verso l’oceano, dove l’attende la nave di recupero Mr. Steven, una barca dotata di una grande rete che tenta di recuperare al volo le due sezioni di carena, proprio come se fossero farfalle da catturare con un retino apposito. Anche questa volta, come nei precedenti tentativi, Mr. Steven non è riuscito a catturare al volo le due sezioni di carena che sono scese nell’oceano appese ad un paracadute.
In ogni caso, SpaceX ha comunicato che è in corso il recupero delle due parti dell’ogiva, il cui riutilizzo permetterebbe di risparmiare i circa 6 milioni di dollari di costi della loro produzione. Su Twitter Elon Musk ha comunicato che: “Le falene del Falcon hanno mancato la rete, ma si sono abbassate dolcemente nell’acqua, il signor Steven le sta recuperando, il piano è di asciugarle e di lanciarle di nuovo, non c’è niente di male in una piccola nuotata“.
La missione di oggi, denominata “SSO-A: SmallSat Express“, ha stabilito anche altri tre record, come rilevato da Emre Kelly di Florida Today. Il primo stadio del Falcon 9 è diventato il primo booster a decollare da tutti e tre i siti di lancio orbitali SpaceX attualmente operativi. Questo primo stadio ha contribuito a lanciare il Bangabandhu Satellite-1 del Bangladesh dal Pad 39A del Kennedy Space Center (KSC) della NASA lo scorso maggio, ha sollevato il satellite indonesiano per telecomunicazioni Merah Putih dalla base di Cape Canaveral in agosto. (il KSC e la Cape Canaveral Air Force Station sono adiacenti tra loro sulla Space Coast della Florida.)
La missione SSO-A, che è stato organizzato dalla società Spaceflight con sede a Seattle, è stata anche il 19 ° lancio orbitale di SpaceX del 2018. Il precedente massimo della compagnia per un solo anno era 18, fissato lo scorso anno.
E poi ci sono quei 64 satelliti, il maggior numero di veicoli spaziali mai lanciati in orbita su un singolo razzo dal suolo americano. (Il record internazionale è 104, fissato a febbraio 2017 dall’India Polar Satellite Launch Vehicle, o PSLV.)
I 64 satelliti si sono separati dal secondo stadio del Falcon 9 meno di 45 minuti dopo il decollo. Questi nuovi abitanti dell’orbita terrestre sono molto diversi e interessanti. Uno dei cubesat, chiamato Enoch, porta un “vaso canopo” d’oro contenente un busto di Robert H. Lawrence Jr., il primo astronauta afroamericano che non arrivò mai nello spazio, morendo tragicamente in un incidente durante l’addestramento nel dicembre del 1967 all’età di 32 anni.
Un altro progetto artistico era presente tra gli oggetti messi in orbita, l’Orbital Reflector. Si tratta di un satellite che schiererà una scultura lucente e autogonfiante, progettata per catturare la luce del sole e attirare verso il cielo lo sguardo di milioni di persone. Orbital Reflector è un’installazione temporanea, ricadrà nell’atmosfera terrestre e brucerà completamente entro poche settimane, come hanno spiegato i membri del team che ha gestito il progetto.
A bordo c’era anche l’Elysium Star 2 cubesat, di proprietà della startup Elysium Space di San Francisco. L’Elysium Star 2 trasporta i resti cremati dei clienti che hanno pagato 2,490 dollari, per un “memoriale delle stelle cadenti“, in pratica, la possibilità che le proprie ceneri siano trasformate in stelle cadenti che bruceranno in atmosfera, visibili dalla Terra. Se Elysium Star 2 funzionerà come previsto, sarà la prima missione orbitale di successo di Elysium Space.
Ci sono anche altri cubi più “tradizionali”, tra cui altri tre “Dove“, veicoli di osservazione della Terra costruiti dalla prolifica compagnia di San Francisco Planet.
I 64 satelliti della missione SSO-A, secondo quanto riportato nella descrizione della missione, sono 49 cubesats e 15 “microsat”, secondo una descrizione della missione Spaceflight. Sono oltre 24 i piccoli satelliti lanciati per conto di organizzazioni internazionali, che hanno coinvolto un totale di 17 paesi.
Molti dei carichi utili sono stati sviluppati da gruppi universitari e alcuni sono stati addirittura costruiti da studenti liceali.
Il lancio di oggi era previsto per la metà di novembre, ma è stato ritardato più volte in modo che SpaceX potesse eseguire ulteriori controlli sul razzo e attendere che i forti venti che tiravano sopra Vandenberg cessassero.
Già domani, SpaceX lancerà una capsula Dragon 2 carica di rifornimenti e strumenti destinati alla ISS.