- 1. Rilevamento del Lancio
- 2. Allarme e Valutazione della Minaccia
- 3. Decisione di Risposta
- 4. Lancio della Ritorsione
- 5. La Fine del Mondo?
- 1. Il Potere del Presidente: Comando Unico
- 2. Ci Sono Sistemi di Controllo?
- 3. Ci Sono Precedenti di "Quasi Disobbedienza"?
- 4. Quindi Potremmo Davvero Finire nelle Mani di un Pazzo?
- 5. Ci Sono Proposte per Cambiare Questo Sistema?
- Come correggere il sistema di risposta nucleare NATO
- Risposta Automatica: Una Soluzione Logica
- Perché gli USA Non Hanno una Risposta Automatica?
- Esiste un Compromesso?
- Conclusione: Il Rischio Attuale
L’Europa, a fronte degli indecifrabili comportamenti del presidente Trump e alla prospettiva di trovarsi presto non poter più contare sul sistema di risposta nucleare NATO, ha deciso di tornare ad investire sulle forze armate per tornare a costituire una deterrenza credibile nel caso, non affatto improbabile attualmente, che gli Stati Uniti decidessero di ritirarsi dalla NATO o non garantire più l’applicazione dell’art.5 per effetto del quale un attacco ad un singolo membro dell’alleanza diventa un attacco a tutti i paesi membri.
Questo perché, dalla dissoluzione dell’impero sovietico l’Eurpa si è adagiata per la deterrenza nella sicurezza offerta dalla protezione dell’ombrello nuclare NATO, fornito dagli Stati Uniti, diminuendo drasticamente gli investimenti per la difesa, basata soprattutto su eserciti relativamente piccoli e professionali, diminuendo il numero degli effettivi in servizio e puntando soprattutto sulla qualità dei sistemi d’arma.

Uno dei problemi che si presenta ai paesi dell’UE in questo scenario è che gli unici paesi europei dotati di deterrenza nucleare sono la Francia ed il Regno Unito, con quest’ultimo che al momento non è afferente all’UE, anche se sembra che intenda partecipare ad un’alleanza difensiva con i paesi del vecchio continente.
Come funziona il sistema di risposta nucleare NATO, secondo le fonti ufficiali?
La premessa necessaria è il fatto che la NATO è, per statuto, un’alleanza a carattere difensivo e non può impegnarsi in guerre di conquista e lo stesso articolo 5 è stato invocato una sola volta nella storia dell’alleanza, in occasione dell’11 settembre del 2001, dopo la serie di attentati che culminarono con aerei di linea mandati a schiantarsi contro le torri gemelle e contro l’edificio del Pentagono.
Detto questo, il sistema di risposta nucleare NATO entra in azione solo in caso di attacco nucleare in corso verso uno dei paesi membri ed è un meccanismo complesso che si basa su una combinazione di sorveglianza satellitare, radar di allerta precoce, centri di comando e protocolli di risposta rapida. Vediamo passo per passo cosa succede in caso di un possibile attacco nucleare.
1. Rilevamento del Lancio
La NATO (e in particolare gli Stati Uniti) dispone di una rete di satelliti di allerta precoce (come i satelliti del sistema SBIRS – Space-Based Infrared System), capaci di rilevare:
- L’accensione dei motori dei missili balistici intercontinentali (ICBM) grazie alle emissioni infrarosse.
- La traiettoria e il punto d’impatto stimato del missile, che viene tracciato da radar terrestri come il sistema BMEWS (Ballistic Missile Early Warning System) e il radar PAVE PAWS.
Questi sistemi possono rilevare un lancio entro pochi secondi dall’accensione dei motori dei missili.
2. Allarme e Valutazione della Minaccia
Una volta rilevato un possibile attacco, il comando di difesa degli Stati Uniti e della NATO viene immediatamente avvisato. I centri principali coinvolti sono:
- NORAD (North American Aerospace Defense Command) nel Colorado.
- STRATCOM (United States Strategic Command) che supervisiona le forze nucleari.
- SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe), il comando strategico della NATO.
A questo punto ci sono due scenari:
-
Falsa allerta o errore
- Si cercano conferme da altri sistemi (radar terrestri, intelligence, ecc.).
- Si valuta se il missile potrebbe essere un test o un errore tecnico.
- In casi dubbi, vengono avviati contatti diplomatici d’urgenza.
-
Attacco confermato
- Se viene confermato che il lancio è reale e ostile, e solo in questo caso, scatta il protocollo di risposta nucleare.
3. Decisione di Risposta
Se un attacco nucleare è confermato, la decisione finale spetta ai leader politici, in particolare a:
- Il Presidente degli Stati Uniti (per le forze nucleari USA).
- Il Consiglio NATO (per un eventuale contrattacco coordinato con le forze nucleari di Regno Unito e Francia).
A questo punto esistono tre opzioni principali:
-
Ritorsione immediata (Launch on Warning – LOW)
- Si lancia una rappresaglia nucleare immediata prima che i missili nemici colpiscano il suolo NATO.
- Questo avviene soprattutto per i missili su silos fissi, che potrebbero essere distrutti nel primo attacco.
- La decisione deve essere presa entro pochi minuti.
-
Attendere l’impatto per valutare danni e responsabilità
- Alcuni Paesi (come la Francia) hanno una dottrina nucleare più orientata alla “second strike capability” e potrebbero aspettare di vedere l’entità dell’attacco prima di rispondere.
-
Contrattacco selettivo
- Se il lancio nemico non è totale ma limitato (es. un solo missile o un attacco tattico), si può optare per una risposta calibrata, evitando un’escalation totale.
Il tempo a disposizione per decidere è molto limitato, infatti il tempo disponibile prima dell’impatto dei missili nucleari è:
- ICBM intercontinentali: colpiscono il bersaglio in 30-40 minuti.
- SLBM (lanciati da sottomarini): impiegano anche solo 10-15 minuti se lanciati da vicino.
4. Lancio della Ritorsione
Se viene decisa la risposta, le forze nucleari NATO/USA lanciano i propri missili. I principali mezzi di ritorsione sono:
- ICBM terrestri (come i Minuteman III negli USA).
- SLBM su sottomarini nucleari (come i Trident britannici e americani).
- Bombardieri strategici (B-52, B-2 Spirit) già in volo o pronti al decollo con testate nucleari.
- Missili da crociera nucleari lanciati da navi o sottomarini.
Gli ordini di lancio vengono trasmessi tramite il National Command Authority (NCA) e il famoso “nuclear football”, la valigetta del Presidente USA che contiene i codici di lancio.
5. La Fine del Mondo?
Se entrambi gli schieramenti decidono di lanciare attacchi nucleari su larga scala, si entra nella in una condizione detta MAD (Mutual Assured Destruction, Distruzione Mutua Assicurata).
In questo scenario, si prevede la distruzione quasi totale delle nazioni coinvolte.
Tuttavia, la NATO e gli USA dispongono anche di sistemi di difesa antimissile, come:
- GMD (Ground-Based Midcourse Defense) per intercettare ICBM.
- THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) per fermare missili a medio raggio.
- Aegis BMD su navi da guerra per intercettare missili balistici.
Questi sistemi possono abbattere alcuni missili, ma non garantiscono una protezione totale.
Insomma, Se la NATO rileva un attacco nucleare:
- Viene immediatamente avvisato il comando di difesa.
- Si verifica se l’attacco è reale o un falso allarme.
- Se l’attacco è confermato, il Presidente USA e il comando NATO devono decidere la risposta in pochi minuti.
- Se la risposta è il contrattacco nucleare, vengono lanciati missili intercontinentali e da sottomarini.
- Se entrambi gli schieramenti scatenano un attacco su larga scala, si rischia l’annientamento totale.
Insomma, tutto si gioca in meno di un’ora. Ed è per questo che i sistemi di allerta precoce e la diplomazia sono così cruciali per evitare che un errore o un’escalation sfocino in un’apocalisse nucleare.
Quindi tutto dipende dal presidente degli Stati Uniti che può decidere da solo se lanciare o meno i missili? Mettiamo che domani mattina trump impazzisce più di quello che è, si sveglia male e decide di radere al suolo Mosca… Ci sono sistemi di controllo o potremmo ritrovarci nelle mani di un pazzo?
In breve: sì, il Presidente USA ha l’autorità esclusiva di ordinare un attacco nucleare, ma ci sono alcuni meccanismi di controllo che potrebbero ostacolarlo, seppur non infallibili.
1. Il Potere del Presidente: Comando Unico
Negli Stati Uniti, solo il Presidente ha l’autorità legale di ordinare l’uso di armi nucleari. Questo potere deriva dalla dottrina del National Command Authority (NCA), che centralizza il comando nucleare nelle mani del Comandante in Capo delle Forze Armate.
In teoria, non serve l’approvazione di nessun altro. Se il Presidente decide di lanciare un attacco, trasmette l’ordine attraverso il “Nuclear Football”, la già citata valigetta nera che lo segue ovunque che contiene:
- Codici di autenticazione (il cosiddetto “Gold Code”).
- Piani di attacco predefiniti.
- Canali di comunicazione sicuri con il Pentagono e il NORAD.
Il Presidente comunica il codice di autenticazione al National Military Command Center (NMCC), che inoltra l’ordine ai vari comandanti strategici (STRATCOM), che a loro volta attivano i lanci.
Non c’è bisogno di un voto del Congresso né di alcun consiglio di sicurezza. In una situazione di emergenza, il Presidente può dare l’ordine in meno di 60 secondi.
2. Ci Sono Sistemi di Controllo?
Sì, ma sono più deboli di quanto si pensi. Vediamo i principali:
A. Il Segretario della Difesa Deve Confermare l’Ordine
Tecnicamente, il Segretario della Difesa deve “convalidare” l’ordine del Presidente, ma non può rifiutarsi.
Il suo compito è solo verificare che l’ordine sia autentico, cioè che venga effettivamente dal Presidente, e non da un impostore o da un hacker. Non può dire “no” se il Presidente è lucido e determinato.
B. I Comandanti Militari Possono Rifiutarsi?
Il comandante di STRATCOM (United States Strategic Command) è responsabile di eseguire l’ordine di lancio. In teoria, potrebbe rifiutarsi se ritenesse l’ordine illegale.
Ma qui nasce il problema: un ordine presidenziale di attacco nucleare non può essere considerato illegale, perché il Presidente ha l’autorità suprema in guerra.
Un comandante militare potrebbe rifiutarsi se ritenesse che l’ordine non rientra nei principi di proporzionalità e necessità della guerra (per esempio, se il Presidente ordinasse di distruggere una città senza alcuna provocazione).
Tuttavia, in una situazione di emergenza, i protocolli militari impongono l’obbedienza agli ordini del Comandante in Capo.
Se il Presidente fosse lucido e insistesse, sarebbe difficile fermarlo.
C. Il Congresso Non Può Fermarlo in Tempo
Il Congresso ha il potere di dichiarare guerra, ma non può intervenire in tempo reale per bloccare un lancio nucleare.
Un impeachment o una rimozione forzata richiederebbero giorni, se non settimane.
Se un Presidente decidesse di colpire Mosca domattina, non ci sarebbe il tempo per fermarlo con mezzi legali.
3. Ci Sono Precedenti di “Quasi Disobbedienza”?
Sì. Due esempi famosi:
- Nixon e Schlesinger (1974)
- Quando Richard Nixon stava per essere rimosso dopo lo scandalo Watergate, era instabile e beveva molto.
- Il Segretario della Difesa James Schlesinger diede ordini segreti ai comandanti militari di non eseguire ordini nucleari di Nixon senza consultarli prima.
- Non era una procedura ufficiale, ma una mossa di emergenza per evitare che un Presidente fuori controllo ordinasse un attacco.
- Trump e Milley (2021)
- Dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, il generale Mark Milley, capo dello stato maggiore, chiamò la Cina per rassicurarla che gli Stati Uniti non avrebbero attaccato.
- Inoltre, disse ai suoi ufficiali di avvisarlo se Trump avesse ordinato un attacco nucleare.
- Di nuovo, non era una procedura ufficiale, ma un modo per prevenire azioni avventate.
4. Quindi Potremmo Davvero Finire nelle Mani di un Pazzo?
Sì, in teoria è possibile.
Se un Presidente impazzisse e decidesse di lanciare un attacco nucleare senza motivo, non ci sarebbero barriere legali immediate per fermarlo.
Tuttavia, nella pratica, il Presidente deve passare attraverso alcuni step:
- I militari potrebbero resistere all’ordine, soprattutto se fosse palesemente insensato.
- Gli alleati della NATO potrebbero essere avvisati e tentare di intervenire diplomaticamente.
- Il personale intorno al Presidente potrebbe tentare di fermarlo in modo informale (come accaduto con Nixon e Trump).
Ma se decidesse di agire rapidamente e con determinazione, ci sarebbe poco da fare per fermarlo.
5. Ci Sono Proposte per Cambiare Questo Sistema?
Sì, ci sono state diverse proposte per ridurre il potere assoluto del Presidente sulle armi nucleari, tra cui:
- Richiedere l’approvazione del Congresso prima di un lancio, tranne in caso di attacco imminente.
- Creare un “Comitato di Sicurezza” che includa alti funzionari (Segretario della Difesa, Capo di Stato Maggiore, Vicepresidente) per approvare l’uso delle armi nucleari.
- Riformare il sistema di comando e controllo per introdurre più controlli sui lanci non provocati.
Tuttavia, queste proposte non sono mai state approvate, perché molti politici e militari temono che rallenterebbero la risposta in caso di un attacco nucleare improvviso.
Insomma:
- Il Presidente degli Stati Uniti può ordinare un attacco nucleare senza bisogno di approvazione.
- Il Segretario della Difesa e i comandanti militari devono verificare l’ordine, ma non possono fermarlo.
- Un comandante potrebbe rifiutarsi di eseguire l’ordine, ma sarebbe una decisione rischiosa e soggettiva.
- Non ci sono meccanismi legali rapidi per rimuovere un Presidente fuori controllo prima di un attacco nucleare.
Se domani mattina Trump (o chiunque altro) si svegliasse male e volesse lanciare un attacco nucleare senza provocazione, i generali probabilmente cercherebbero di temporeggiare o resistere. Se lui fosse determinato, però, e seguisse il protocollo formale, potrebbe teoricamente lanciare un attacco nucleare e nessuno potrebbe fermarlo in tempo.
Insomma, il sistema ha delle falle e si basa molto sull’equilibrio mentale del Presidente. Il che non è esattamente rassicurante.
Come correggere il sistema di risposta nucleare NATO
Come abbiamo visto, il problema principale del sistema nucleare statunitense (e in parte della NATO) è che il potere decisionale è sbilanciato:
- Un attacco preventivo dipende interamente dalla volontà del Presidente.
- Una risposta a un attacco richiede comunque un processo decisionale umano, che potrebbe essere troppo lento per garantire una ritorsione efficace.
Risposta Automatica: Una Soluzione Logica
In teoria, una risposta nucleare automatica sarebbe più sicura e ridurrebbe il rischio di decisioni impulsive o errori umani. Esistono già alcune versioni di questo concetto:
- Second Strike Capability – La dottrina della Distruzione Mutua Assicurata (MAD) si basa sull’idea che un paese non lancerebbe mai un attacco nucleare, sapendo che la ritorsione sarebbe inevitabile.
- Dead Hand (Perimeter) – La Russia ha un sistema automatico che, in caso di distruzione totale del comando centrale, autorizza automaticamente un attacco nucleare.
- Launch on Warning (LOW) – Alcuni ICBM e SLBM possono essere lanciati non appena un attacco è confermato, senza attendere che i missili nemici colpiscano.
Negli USA, tuttavia, il lancio nucleare non è completamente automatico.
Il motivo? Paura di errori e false segnalazioni.
Perché gli USA Non Hanno una Risposta Automatica?
Ci sono alcune ragioni storiche per cui gli Stati Uniti non hanno mai implementato un sistema di risposta completamente automatizzato:
-
Errori nei Sistemi di Allerta
- Negli anni ‘70 e ‘80, ci sono stati diversi falsi allarmi in cui il sistema di difesa ha erroneamente segnalato un attacco nucleare.
- Nel 1980, un errore informatico fece apparire 200 missili sovietici in arrivo, ma fu scoperto in tempo.
- Se il sistema fosse stato automatico, avremmo avuto una guerra nucleare per un glitch.
-
Timore di Hackeraggi o Malfunzionamenti
- Un sistema automatico potrebbe essere vulnerabile a cyberattacchi o errori software.
- E se un hacker riuscisse a manipolare i dati per far sembrare che un attacco sia in corso?
-
Rischio di Escalation Incontrollata
- La deterrenza nucleare si basa anche sulla capacità di gestire la crisi diplomaticamente fino all’ultimo secondo.
- Se la risposta fosse automatica, un attacco accidentale potrebbe portare a un’apocalisse senza possibilità di disinnescare la situazione.
Esiste un Compromesso?
Una soluzione potrebbe essere un sistema ibrido, in cui la risposta automatica avviene solo se certi criteri sono soddisfatti:
- Conferma multipla dell’attacco da radar, satelliti e fonti di intelligence.
- Verifica biometrica dell’assenza di ordini contrari da parte del Presidente o del Comando Supremo.
- Possibilità di “annullare” la ritorsione se emergono informazioni nuove.
Questa sarebbe una via più sicura rispetto all’attuale sistema, che lascia tutto nelle mani di un solo uomo.
Conclusione: Il Rischio Attuale
Il problema del sistema nucleare USA/NATO è che:
- Un pazzo al potere può scatenare l’inferno senza ostacoli reali.
- Un attacco nemico potrebbe essere così rapido da impedire una risposta manuale in tempo.
Il compromesso ideale sarebbe una risposta automatizzata solo in caso di attacco confermato, mentre gli attacchi preventivi dovrebbero richiedere più passaggi di sicurezza.
Se il mondo vuole ridurre il rischio di annientamento per errore o impulsività, sarebbe ora di rivedere questi protocolli. Ma finché la deterrenza funzionerà, la politica preferirà non toccare niente per paura di creare nuove vulnerabilità.
Fonti: