Il nostro pianeta, che vive grazie all’energia solare che mette in moto i cicli abiotici e, di conseguenza biotici, vive oggi una situazione molto delicata. Tutto quello che concerne gli ecosistemi, i biomi ambientali e acquatici e ciò che può ricondurre ad una concatenazione di elementi che formano la vita, è seriamente minacciato.
L’ambiente, determinante per la vita di piante, animali e uomini, corre il rischio di affrontare un “terribile futuro di estinzione di massa, di salute in declino e di sconvolgimenti climatici“; sostengono i ricercatori. Tutto ciò, minaccia la sopravvivenza umana, soprattutto a causa dell’ignoranza e della mancanza di azione. Questo è quanto afferma un team internazionale di scienziati, che ammonisce la popolazione, che non ha ancora compreso l’urgenza delle crisi climatiche e della biodiversità.
In tal senso, è opportuno rilevare che, nel corso della storia del nostro pianeta, ogni volta che le condizioni climatico-ambientali sono mutate hanno apportato cambiamenti ai diversi organismi che, poi, si sono di conseguenza adattati alle nuove condizioni, instaurando cicli autosufficienti nell’ecosistema. Oppure si sono estinti.
Purtroppo oggi, tutto ciò non è più così semplice. Infatti, stando ad un recente studio, quello che è stato il modello di sviluppo occidentale ha determinato, in ogni senso, un abuso sull’ambiente.
Una situazione a lungo termine, che inevitabilmente ha danneggiato suolo, acque, atmosfera, senza poi aprire il capitolo sull’inquinamento che produce oggi una grande quantità di rifiuti – tossici, non biodegradabili, radioattivi e velenosi – e che ha direttamente provocato l’incapacità dell’ambiente di poter recuperare.
I ricercatori avvertono del possibile futuro che ci aspetta e del cambiamento climatico
I 17 esperti, tra cui il Prof. Paul Ehrlich dell’Università di Stanford, autore di “The Population Bomb“, e scienziati di Messico, Australia e Stati Uniti, sostengono che il pianeta è in uno stato ben peggiore di quello che la maggior parte delle persone (anche gli scienziati) ha capito.
“La portata delle minacce alla biosfera e a tutte le sue forme di vita – compresa l’umanità – è in realtà così grande che è difficile da comprendere anche per esperti ben informati“.
Nel loro rapporto, su Frontiers in Conservation Science, è stato fatto riferimento a più di 150 studi che descrivono in dettaglio le principali sfide ambientali del mondo.
“Il periodo che intercorre tra la distruzione del mondo naturale e l’impatto di queste azioni fa sì che la gente non si renda conto di quanto sia vasto il problema”. Sostiene il paper. “Il mainstream sta avendo difficoltà a cogliere l’entità di questa perdita, nonostante la costante erosione del tessuto della civiltà umana”.
“Il rapporto avverte che le migrazioni di massa indotte dal clima, le pandemie e i conflitti per le risorse saranno inevitabili se non s’interviene con urgenza. Il nostro non è un invito alla resa: il nostro obiettivo è di fornire ai leader una “doccia fredda” realistica dello stato del pianeta, essenziale per pianificare il futuro“, aggiunge.
Purtroppo, affrontare un problema così grande non è cosa da poco, perché ciò andrebbe a compromettere cambiamenti di vasta portata e variazioni sul capitalismo internazionale. Senza contare inoltre, l’istruzione e l’uguaglianza.
Nel documento si fa inoltre chiaro riferimento al fatto che è necessario eliminare l’idea di una crescita economica continua; la corretta determinazione del prezzo delle esternalità ambientali. L’interruzione dell’uso dei combustibili fossili, la riduzione delle lobby aziendali; l’emancipazione delle donne.
50 Paesi firmano per la salvaguardia del pianeta
Il rapporto arriva a distanza di mesi dalla non riuscita dell’obiettivo di biodiversità dell’ONU Aichi, creato per arginare la distruzione del mondo naturale. Amaramente, un insuccesso per la seconda volta consecutiva.
In aggiunta, la non riuscita da parte dei governi di conquistare i loro obiettivi decennali in materia di biodiversità. Questa settimana, una coalizione di oltre 50 paesi si è impegnata a proteggere quasi un terzo del pianeta entro il 2030.
Si stima che un milione di specie siano a rischio di estinzione – molte nel giro di decenni – secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite. “Il deterioramento ambientale è infinitamente più minaccioso per la civiltà del Trumpismo o del Covid-19”, ha detto Ehrlich.
In The Population Bomb, pubblicato nel 1968, Ehrlich ha avvertito dell’imminente esplosione demografica e della morte per fame di centinaia di milioni di persone. Anche se ha ammesso di essersi sbagliato sulla tempistica degli avvenimenti, ha comunque affermato di attenersi al suo messaggio fondamentale; ovvero che la crescita della popolazione e gli alti livelli di consumo da parte delle nazioni ricche, stanno portando alla distruzione.
Ehrlich ha dichiarato al The Guardian: “La crescente smania di sviluppo è la malattia fatale della civiltà – deve essere sostituita da campagne che facciano dell’equità e del benessere gli obiettivi della società – non consumando più spazzatura”.
Crescita demografica e Ambiente
“Le grandi popolazioni e la loro continua crescita provocano il degrado del suolo e la perdita di biodiversità“; avverte il nuovo documento. “Più persone significa dover produrre più composti sintetici e pericolose plastiche usa e getta, molte delle quali si aggiungono alla crescente tossicità della Terra”. Aumenta anche la possibilità di pandemie che alimentano una caccia sempre più disperata a risorse scarse”.
Gli effetti dell’emergenza climatica sono più evidenti della perdita di biodiversità; ma comunque la società non riesce a ridurre le emissioni. Se la gente capisse l’entità delle crisi, i vari cambiamenti politici dovrebbero affrontare le conseguenze della gravità della minaccia.
“Il nostro punto principale è che una volta che ci si rende conto della portata e dell’imminenza del problema, diventa chiaro che abbiamo bisogno di molto di più di azioni individuali come usare meno plastica, mangiare meno carne, o volare meno. Il punto è che abbiamo bisogno di grandi cambiamenti sistematici e veloci”; ha detto il professor Daniel Blumstein dell’Università della California di Los Angeles, che ha contribuito a scrivere il documento.
I rapporti più importanti dal 2016 ad oggi
Il materiale cita una serie di rapporti chiave pubblicati negli ultimi anni, tra cui:
Il rapporto del World Economic Forum nel 2020, che ha definito la perdita di biodiversità come una delle principali minacce per l’economia globale.
Poi quello di valutazione globale dell’IPBES del 2019, secondo il quale il 70% del pianeta è stato alterato dall’uomo.
Ed ancora il WWF Living Planet del 2020, che avvertiva che la dimensione media della popolazione di vertebrati era diminuita del 68% negli ultimi cinque anni.
Il rapporto del 2018 del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, che afferma che l’umanità ha già superato il riscaldamento globale di 1C sopra i livelli preindustriali ed è destinato a raggiungere il riscaldamento di 1,5C tra il 2030 e il 2052.
Il documento segue anni di severi avvertimenti sullo stato del pianeta da parte dei principali scienziati del mondo, tra cui una dichiarazione di 11.000 scienziati nel 2019, secondo cui la gente dovrà affrontare “sofferenze indicibili a causa della crisi climatica“, a meno che non vengano apportati cambiamenti importanti.
Nel 2016, più di 150 climatologi australiani hanno scritto una lettera aperta all’allora primo ministro Malcolm Turnbull, chiedendo un’azione immediata per la riduzione delle emissioni. Nello stesso anno, 375 scienziati – tra cui 30 premi Nobel – hanno scritto una lettera aperta al mondo per esprimere la loro frustrazione per l’inazione politica sul cambiamento climatico.
Il Prof. Tom Oliver, ecologo dell’Università di Reading, che non è stato coinvolto nel rapporto, ha detto che si tratta di una sintesi spaventosa ma credibile delle gravi minacce che la società deve affrontare in uno scenario di “business as usual“. “Gli scienziati ora devono andare oltre la semplice documentazione del declino ambientale e trovare invece i modi più efficaci per catalizzare l’azione”, ha detto.
Conclusioni
Il professor Rob Brooker, responsabile delle scienze ecologiche del James Hutton Institute, che non è stato coinvolto nello studio, ha chiaramente sottolineato la natura pressante delle sfide: “Non dovremmo certamente avere dubbi sull’enorme portata delle sfide che stiamo affrontando e sui cambiamenti che dovremo apportare per affrontarle”.