Vasta riserva di acqua potabile nascosta sotto l’oceano Atlantico

Trovato un enorme deposito di acqua leggermente salmastra ma potabile una volta desalinizzata

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Bisogna dire che mentre la grande dimensione di questa enorme sacca di acqua dolce è sorprendente, non è, in realtà, del tutto inaspettata. È dagli anni ’70 che erano stati rilevati segnali della presenza di acqua dolce, ma fino ad ora nessuno sospettava che questo enorme bacino intrappolato nella roccia porosa potesse correre per quasi tutta la lunghezza del nordest degli Stati Uniti.

Sapevamo che c’era acqua dolce laggiù in luoghi isolati, ma non conoscevamo l’estensione o la geometria del deposito“, afferma il geologo marino Chloe Gustafson della Columbia University.

Nel 2015, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio pilota al largo delle coste del New Jersey e sull’isola di Martha’s Vineyard, nel Massachusetts.

Usando un ricevitore elettromagnetico schierato dalla nave di ricerca Marcus G. Langseth, il team stava cercando di ispezionare i depositi di acque sotterranee al largo, sepolti nei sedimenti sotto le piattaforme continentali.

017 ci acquifero nord-est 1Deposito acquifero gigante visto nelle aree tratteggiate in giallo, con i triangoli che rappresentano spedizioni di rilevamento. (Adattato da Gustafson et al., Scientific Reports, 2019)



La prospezione esplorativa delle compagnie petrolifere negli anni ’70 aveva occasionalmente scoperto l’acqua dolce durante le perforazioni effettuate alla ricerca del combustibile fossile, quindi gli scienziati sapevano che c’era qualcosa laggiù; ma i dati sulla risorsa e la quantità scarseggiavano.

Per saperne di più, il gruppo di ricerca sul Marcus G. Langseth ha esaminato le due località della costa nord-orientale per 10 giorni, cercando segni di conduttività elettrica nelle acque al di sotto della nave.

L’acqua salata è un conduttore più efficace di onde elettromagnetiche (EM) rispetto all’acqua dolce, pertanto i ricevitori EM dispiegati al largo della costa hanno permesso ai ricercatori di mappare l’estensione della misteriosa falda acquifera.

I risultati, pubblicati in uno studio che dettaglia il primo tentativo completo di mappare questo gigantesco serbatoio, rivelano un sistema di falde acquifere per lo più sottomarine lungo 350 km della costa atlantica statunitense, contenente circa 2.800 chilometri cubi di acque sotterranee a bassa salinità.

A causa della natura della tecnica di mappatura EM, i risultati rimangono alquanto interpretativi per ora, ma il team deduce che il bacino di acqua dolce probabilmente arriva dal Delaware (all’estremità sud) oltre che dal New Jersey, New York, Connecticut, Rhode Island e il Massachusetts.

Per quanto possa sembrare strano, il bacino idrico sotterraneo potrebbe persino estendersi più lontano di così, suggeriscono i ricercatori.

Se consideriamo l’estensione potenziale a nord-est e sud-ovest, le acque sotterranee potrebbero essere molto più estese di quanto finora rilevato sotto la porzione nord-orientale della piattaforma continentale atlantica degli Stati Uniti. Questo deposito rappresenta una risorsa di acqua dolce che rivaleggia con le più grandi falde acquifere conosciute“, spiegano gli autori.

Per quanto riguarda il modo in cui la falda si è formata, i ricercatori pensano che probabilmente è successo quando una grande quantità di acqua di disgelo proveniente dall’ultima era glaciale è rimasta intrappolata nei sedimenti rocciosi.

Per usare l’acqua a scopo potabile, se un giorno decidessimo di farlo, bisognerebbe prima desalinizzarla, poiché parti di essa sarebbero salmastre (leggermente salate), specialmente le porzioni più vicine ai confini con l’acqua di mare.

Per ora, nessuno pensa di farlo, ma l’esistenza della gigantesca falda acquifera suggerisce che simili sistemi di acque sotterranee potrebbero facilmente essere nascosti in altre parti calde e secche del mondo, come la California, l’Australia o il Medio Oriente.

Falde simili potrebbero rivelarsi una risorsa importante in altre parti del mondo“, ha concluso Gustafson.

I risultati dello studio sono riportati su Scientific Reports.

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