Un team internazionale di ricercatori, guidato dallo studente post-laurea Alexis Andrés, ha scoperto che il buco nero al centro della nostra galassia Sagittarius A*, non solo si illumina in modo irregolare di giorno in giorno, ma anche a lungo termine.
Il team ha analizzato 15 anni di dati per arrivare a questa conclusione. La ricerca è stata avviata da Andres nel 2019 quando era uno studente estivo all’Università di Amsterdam. Negli anni che seguirono, continuò la sua ricerca, che ora sarà pubblicata negli Avvisi mensili della Royal Astronomical Society.
Sagittarius A* lampeggia ogni giorno
Sagittarius A* è una forte sorgente di radio, raggi X e raggi gamma (la luce visibile è bloccata dall’interposizione di gas e polvere). Gli astronomi sanno da decenni che Sagittarius A* lampeggia ogni giorno, emettendo esplosioni di radiazioni da dieci a cento volte più luminose dei normali segnali osservati dal buco nero.
Per saperne di più su questi misteriosi bagliori, il team di astronomi, guidato da Andrés, ha cercato modelli in 15 anni di dati messi a disposizione dal Neil Gehrels Swift Observatory della NASA, un satellite in orbita attorno alla Terra dedicato al rilevamento dei lampi di raggi gamma. Lo Swift Observatory osserva i raggi gamma dal buco nero dal 2006. L’analisi dei dati ha mostrato alti livelli di attività dal 2006 al 2008, con un forte calo dell’attività per i prossimi quattro anni. Dopo il 2012, la frequenza dei raggi è aumentata di nuovo: i ricercatori hanno avuto difficoltà a distinguere un modello.
Nei prossimi anni, il team di astronomi prevede di raccogliere dati sufficienti per poter escludere se le variazioni dei brillamenti di Sagittarius A* siano dovute al passaggio di nubi o stelle gassose, o se qualcos’altro possa spiegare l’attività irregolare osservata dal buco nero centrale della nostra galassia.
“Il lungo set di dati dell’osservatorio Swift non è accaduto per caso”, ha affermato il coautore e precedente supervisore di Andrés, la dott.ssa Nathalie Degenaar, anche lei dell’Università di Amsterdam. La sua richiesta per queste misurazioni specifiche dal satellite Swift è stata accolta mentre era un dottorato di ricerca. “Da allora, ho chiesto regolarmente più tempo di osservazione. È un programma di osservazione molto speciale che ci consente di condurre molte ricerche”.
Il coautore Dr. Jakob van den Eijnden, dell’Università di Oxford, ha commentato i risultati del team: “Il modo in cui si verificano esattamente i brillamenti rimane poco chiaro. In precedenza si pensava che altri brillamenti seguissero dopo che nuvole gassose o stelle sono passate dal buco nero, ma non ci sono ancora prove per questo. E non possiamo ancora confermare l’ipotesi che anche le proprietà magnetiche del gas circostante abbiano un ruolo”.