giovedì, Ottobre 3, 2024
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Russia-Ucraina: la trappola dei “corridoi umanitari”

La necessità di portare avanti corridoi umanitari è nata dalla strategia militare russa vista fino a questo momento in Ucraina

I corridoi umanitari per adesso non hanno avuto un grande successo. Annunciati per la prima volta per favorire l’evacuazione dei civili dall’assediata città di Mariupol, fino ad oggi hanno prodotto modesti risultati soltanto nella città di Sumy. Qui da martedì decine di persone sono riuscite ad andare via con mezzi propri oppure a bordo di autobus verso località più sicure dell’Ucraina centrale.

Qualcosa si sta muovendo a Kiev, dove il sindaco della città, l’ex pugile Vitali Klitschko, ha parlato di almeno metà dei residenti già in fuga. Complessivamente però i corridoi umanitari sono finiti ostaggio di quella guerra mediatica tra Mosca e Kiev che ha reso ancora più confusa la situazione.

Le città assediate da Mosca

La necessità di portare avanti corridoi umanitari è nata dalla strategia militare russa vista fino a questo momento in Ucraina. Ossia avanzare fino alle periferie delle città e poi cingere d’assedio i centri urbani. Più che di assedio per la verità si potrebbe parlare di lento avvicinamento alle città più importanti, effettuato su più lati senza però arrivare a circondarle del tutto. L’unica eccezione in tal senso può essere quella di Mariupol, obiettivo strategico situato sul Mar d’Azov. Qui però l’esercito russo è stato aiutato nelle ultime settimane dai separatisti di Donetsk, avanzanti dal fronte orientale. Non è un caso quindi che i primi corridoi umanitari sono stati sperimentati, senza successo, proprio a Mariupol.

L’accerchiamento dei grandi centri non è una strategia nuova per Mosca. La si è vista anche in Siria, durante le fasi più calde delle operazioni compiute a sostegno dell’esercito guidato dal presidente Bashar Al Assad. Anche lì venivano creati corridoi umanitari e zone di de esclation prima delle battaglie finali.

Per la Russia accerchiare le città, dare modo di avere almeno un lato libero da cui poter fare evacuare i civili, è una tattica che serve per superare le difficoltà di una battaglia urbana. Senza civili è possibile usare mezzi più pesanti per poter bersagliare gli obiettivi militari e creare scompiglio nelle linee difensive.

La pressione su Kiev, su Kharkiv, su Mariupol e su Sumy, solo per citare alcuni dei fronti aperti più importanti, ha la funzione di logorare le difese e sperare nell’allontanamento dei civili. Solo dopo si potrebbe passare a raid più pesanti e con arsenali ancora più temibili. Le bombe termobariche ad esempio, usate in modo massiccio contro i nascondigli urbani dei leader del Fronte Al Nusra nel nord della Siria, hanno facilmente sbaragliato il campo avversario e hanno favorito l’avanzata dell’esercito di Damasco. In Ucraina mettere in funzione questi ordigni creerebbe problemi di natura politica e renderebbe Mosca ancora più esposta sotto il profilo mediatico.

Come vengono gestiti i corridoi umanitari

L’organizzazione dei corridoi verdi, come vengono chiamati soprattutto dalla parte ucraina, è quindi necessaria per la Russia. Ma lo è anche per l’Ucraina. Migliaia di persone potrebbero essere esposte a nuove possibili escalation nei prossimi giorni. E sul presidente Zelensky pioverebbero anche accuse di non aver fatto nulla per prevenire altri lutti.

Per questo i negoziati in Bielorussia stanno andando ancora avanti e hanno come principale tematica quella dei corridoi umanitari. Non sono stati trovati importanti accordi, ma solo intese spesso poi non rispettate dall’una o dall’altra parte. Per corridoio si intende l’attraversamento delle linee del fronte da parte dei civili in tutta sicurezza. Un modo quindi per evacuare i centri più esposti e dirigersi verso aree più sicure.

Sta accadendo a Sumy, dove la gente viene portata verso le aree centrali del Paese. Da Bucha e da Irpin invece, cittadine in gran parte in mano ai russi a due passi da Kiev, le persone negli ultimi due giorni sono state sfollate nella capitale. Da qui poi si parte in treno verso Leopoli e le province occidentali. I corridoi vengono individuati su arterie ben specifiche. Si possono percorrere anche con mezzi propri, ma non si può uscire dalle aree delimitate e demilitarizzate.

Chi viola i corridoi umanitari?

Come detto però, gran parte delle tregue volte a favorire l’evacuazione dei civili sono fallite. Entrambe le parti in causa si accusano a vicenda. Gli ucraini hanno puntato il dito contro i raid russi effettuati anche nelle aree dove dovrebbero scorrere i corridoi.

Mosca invece, soprattutto nel caso di Mariupol, ha indicato nella volontà ucraina di usare i civili come scudi umani la vera causa del fallimento dei corridoi. Difficile capire dove risiede la verità. Sia i russi e sia gli ucraini avrebbero interesse a mettere in sicurezza la popolazione. Il problema però è nella mancanza di vere intese tra le parti. Un elemento quest’ultimo capace di rendere confusa la situazione sul campo. E quindi complessa ogni vera evacuazione delle città più esposte.

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