Gli scienziati di tutto il mondo stanno cercando di far rivivere antiche cellule incapsulate nel ghiaccio per la creazione di nuovi farmaci salvavita e possibilmente far “resuscitare” un uccello estinto da diversi secoli, ovvero, il dodo.
Questa scienza viene definita “biologia della resurrezione” e negli ultimi anni ha fatto progressi enormi, mentre i ricercatori si rivolgono al passato per trovare risposte e soluzioni per il futuro, come ha riferito la CNN. Anche se l’obiettivo non è riportare in vita animali preistorici come Jurassic Park, gli scienziati sperano che con lo studio di cellule preistoriche e la scoperta eventuale di nuovi farmaci si possano contrastare pericolosi agenti patogeni dormienti.
Uno sguardo nel passato
La ricerca offre anche uno sguardo sulla storia umana e su come i nostri antenati vivevano e morivano migliaia di anni fa, secondo la CNN. Jean-Michel Claverie, professore emerito di medicina e genomica presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Aix-Marseille a Marsiglia, in Francia, ha identificato possibili “virus zombi” in agguato nel permafrost della Siberia. Nel 2014, Claverie ha isolato un virus che i ricercatori hanno trovato nel permafrost e lo ha rianimato inserendolo in cellule in coltura, rendendolo infettivo per la prima volta in 30.000 anni.
Lo studio sul virus
Come informa New York Post, lo scorso febbraio, sempre Claverie e il suo team hanno isolato diversi ceppi di un antico virus da più campioni della Terra che rappresentano cinque nuove famiglie di virus precedentemente sconosciuti. Nella loro ricerca hanno infettato con il virus solo organismi unicellulari come precauzione di sicurezza. I campioni datati tra 48.500 e 27.000 anni. Questi virus zombi rappresentano una minaccia significativa per l’umanità, ha detto Claverie alla CNN. Il professore ha detto: “Consideriamo questi virus che infettano l’ameba come surrogati di tutti gli altri possibili virus che potrebbero trovarsi nel permafrost. Il nostro ragionamento è che se i virus dell’ameba sono ancora vivi, non c’è motivo per cui gli altri virus non siano ancora vivi e in grado di infettare i propri ospiti”.
Agenti patogeni sempre più resistenti
Altri “biologi della resurrezione” stanno studiando gli antichi esemplari come potenziale fonte di antibiotici per combattere gli agenti patogeni che sono diventati sempre più resistenti ai trattamenti convenzionali abusati. César de la Fuente, professore assistente presidenziale presso l’Università della Pennsylvania, e il suo team di ricercatori stanno analizzando le informazioni genetiche dei Neanderthal e delle specie animali estinte per trovare piccole proteine o molecole peptidiche che ritengono abbiano poteri di lotta contro i batteri.
I batteri sono un’opportunità
“I batteri di oggi non hanno mai affrontato quelle molecole, quindi potrebbero darci una migliore opportunità di colpire gli agenti patogeni che sono problematici oggi”, ha detto de la Fuente alla CNN. In modo più ambizioso, la startup di biotecnologia e ingegneria genetica Colossal Biosciences ha annunciato quest’anno il suo piano per far rivivere il dodo – un uccello incapace di volare estinto dal XVII secolo – e reintrodurlo nel suo habitat naturale sull’isola di Mauritius nell’Oceano Indiano. L’azienda sta inoltre utilizzando il sequenziamento del DNA all’avanguardia, la tecnologia di modifica genetica e la biologia sintetica per cercare di riportare in vita il mammut lanoso gigante dell’era glaciale e la tigre della Tasmania , che si estinsero dall’Australia nel secolo scorso.
Cos’era il dodo?
A inizio articolo abbiano nominato questo animale, il dodo, ma cos’era?
Il dodo (Raphus cucullatus) è un uccello estinto originario delle isole Mauritius, situate nell’Oceano Indiano. Il dodo è noto per la sua incapacità di volare, dimensioni relativamente grandi e aspetto caratteristico. L’uccello è diventato simbolo dell’estinzione causata dall’attività umana. L’uccello è stato scoperto nel tardo XVI secolo dagli esploratori europei e, a causa della mancanza di predatori naturali sull’isola di Mauritius, non aveva paura degli esseri umani. Questa mancanza di timore ha portato alla sua rapida estinzione. Gli europei, insieme agli animali introdotti come maiali e scimmie, hanno contribuito alla distruzione dell’habitat naturale del dodo e alla sua scomparsa.