Una ricerca condotta da un team della Texas A&M School of Veterinary Medicine and Biomedical Sciences ha messo a tacere un dibattito ascientifico molto acceso riguardante la storia della diversificazione dei mammiferi in relazione all’estinzione di alcuni dinosauri.
Una ricerca importante in quanto fornisce una risposta definitiva alla cronologia dell’evoluzione dei mammiferi negli ultimi cento milioni di anni.
Lo studio, pubblicato su Science, fa parte di una moltitudine di articoli relativi al Progetto Zoonomia, il lavoro di un gruppo di studiosi provenienti da tutto il mondo che sta analizzando l’evoluzione del genoma umano utilizzando un grande set di dati genominici di svariati mammiferi. L’obiettivo ultimo è identificare meglio le basi genetiche per combattere al meglio patologie e malattie negli umani e in altre specie.
Albero dei mammiferi: il lavoro di Murphy e Foley
La ricerca della Texas A&M University, guidata dal Dr. William J. Murphy, professore presso il Department of Veterinary Integrative Biosciences, e dalla dottoressa Nicole Foley, ricercatrice associata nel laboratorio di Murphy, è radicata nella filogenesi, una branca della biologia che si occupa con le relazioni evolutive e la diversificazione degli organismi viventi ed estinti.
Foley ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da Phys.org: “L’argomento centrale è se i mammiferi placentari (mammiferi che si sviluppano all’interno delle placente) si siano discostati prima o dopo l’evento di estinzione del Cretaceo-Paleogene (o K-Pg) che ha spazzato via i dinosauri non aviari (quelli non volatili nda). Eseguendo nuovi tipi di analisi possibili solo a causa dell’enorme portata di Zoonomia, rispondiamo alla domanda su dove e quando i mammiferi si sono diversificati e si sono evoluti in relazione all’estinzione di massa del K-Pg”.
Da chi è stata condotta la ricerca?
La ricerca, che è stata condotta con collaboratori dell’Università della California, Davis; Università della California, Riverside; e l’American Museum of Natural History, conclude che i mammiferi hanno iniziato a diversificarsi prima dell’estinzione del K-Pg, come risultato della deriva dei continenti che ha causato l’allontanamento e il ricongiungimento delle masse terrestri della Terra nel corso di milioni di anni.
Un altro impulso di diversificazione si è verificato immediatamente dopo l’estinzione K-Pg dei dinosauri, quando i mammiferi hanno avuto più spazio, risorse e stabilità. Questo tasso accelerato di diversificazione ha portato alla ricca diversità di lignaggi di mammiferi (come carnivori, primati e animali ungulati) che condividono la Terra oggi.
La ricerca di Murphy e Foley è stata finanziata dalla National Science Foundation ed è una parte del progetto Zoonomia guidato da Elinor Karlsson e Kerstin Lindblad-Toh, del Broad Institute, che confronta anche i genomi dei mammiferi per comprendere le basi di fenotipi notevoli: l’espressione di alcuni geni come gli occhi marroni o blu e le origini della malattia.
Foley: “I mammiferi rappresentano oggi un’enorme diversità evolutiva”
Foley ha sottolineato che la diversità tra i mammiferi placentari si manifesta sia nei loro tratti fisici che nelle loro straordinarie capacità. “I mammiferi oggi rappresentano un’enorme diversità evolutiva: dal volo sfrenato del minuscolo pipistrello calabrone al languido volo dell’enorme balenottera azzurra mentre nuota attraverso i vasti oceani della Terra. Diverse specie si sono evolute per ecolocalizzare, alcune producono veleno, mentre altre hanno sviluppato il cancro resistenza e tolleranza virale”, ha detto.
“Essere in grado di osservare le differenze e le somiglianze condivise tra le specie di mammiferi a livello genetico può aiutarci a capire le parti del genoma che sono fondamentali per regolare l’espressione dei geni”, ha continuato. “La modifica di questo meccanismo genomico in diverse specie ha portato alla diversità dei tratti che vediamo nei mammiferi viventi di oggi”.
Murphy ha condiviso che la filogenesi dei mammiferi risolta da Foley è cruciale per gli obiettivi del Progetto Zoonomia, che mira a sfruttare il potere della genomica comparativa come strumento per la medicina umana e la conservazione della biodiversità.