Il campionato di calcio di Serie A 2017-2018 sarà ricordato per l’introduzione della cosiddetta Var (Video Assistant Referee), in pratica la famigerata moviola in campo, già da anni utilizzata in altre discipline tra cui il rugby e la pallavolo.
Ma cos’è e come funziona la VAR? – Prima di tutto va precisato che, a norma di regolamento, resta sempre l’arbitro a prendere la decisione finale. Detto questo, il suo utilizzo in campo, e il peso che avrà nelle decisioni dei direttori di gara, sarà una novità importante che potrebbe venire utilizzata anche al Mondiale di Russia 2018, ma la Fifa non ha ancora dato la comunicazione ufficiale.
In pratica il campionato di serie A di quest’anno servirà a sperimentare ed affinare questa tecnologia.
La Video assistenza arbitrale permette al direttore di gara di avvalersi del supporto delle telecamere. Sarà gestita sempre da dagli arbitri di Serie A: a bordo campo due addetti affiancheranno il quarto uomo, che continuerà a svolgere le sue funzioni, per esaminare i video delle azioni su due schermi. In campo, oltre l’arbitro, ci saranno i guardalinee, ma spariscono gli assistenti di porta.
In quali casi l’arbitro chiede la Var – Solo l’arbitro potrà invocare la Var, mostrando con un gesto uno schermo, e fermando di conseguenza il gioco. E solo il direttore di gara prenderà la decisione finale, dopo aver consultato gli assistenti a bordo campo. La tecnologia sarà chiamata in causa solo per situazioni definite come gol, rigori, espulsione diretta e scambio di identità. Non sarà utilizzata per le ammonizioni. Gli assistenti possono segnalare all’arbitro situazioni dubbie e lui potrà decidere se eventualmente consultare il monitor.
Pochi secondi – Per Rizzoli, il capo degli arbitri italiani, la novità Var è tutta da seguire: “Dobbiamo essere tutti preparati, è così pure i media, su questo progetto: noi abbiamo fatto un lavoro mostruoso. Una cosa deve essere sempre chiara la decisione finale sarà comunque sempre solo ed esclusivamente dell’arbitro, l’obiettivo all’inizio è la massima accuratezza della decisione con minima interferenza e massimo beneficio”. Pochi secondi per decidere e non pregiudicare il naturale svolgimento delle azioni. “Il gioco non dovrà essere frazionato da interventi continui, perché lo scopo – ha sottolineato il responsabile del progetto per il calcio italiano, Roberto Rosetti – è mantenere intatta la bellezza e fluidità del gioco“.
L’applicazione di questo strumento tecnologico nelle prime due giornate di campionato ha sollevato non poche polemiche. Sconcertati in alcuni casi sia i giocatori che i tifosi. Ad esempio, in Genoa – Juventus è stato concesso al Genoa un rigore nonostante l’azione fosse iniziata con un giocatore in fuorigioco e in Roma – Inter l’arbitro Orsato non ha nemmeno voluto consultare il supporto tecnologico in occasione di un possibile rigore, optando per l’unica soluzione non proponibile: un calcio d’angolo per la Roma quando, rigore o non rigore, nessun giocatore interista aveva toccato il pallone prima che finisse sul fondo.
La VAR è stata introdotta per supportare gli arbitri ma o si utilizzerà in tutti i casi dubbi, rivedendo i fotogrammi di tutta l’azione incriminata oppure sarà inutile. Squadre e giocatori non possono appellarsi alla VAR, l’unico che può decidere di farlo è l’arbitro e non servirà a niente se i direttori di gara non impareranno a mettersi in discussione e a smettere di ritenere insindacabile il loro giudizio.
In caso contrario, la VAR servirà solo ad incrementare ulteriormente le chiacchiere da bar. Quattro amici al VAR, appunto.