Pressostati: cosa sono e a cosa servono?

A cosa serve un pressostato? Come funziona? Quanti tipi ne esistono?

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Un pressostato è un dispositivo elettromeccanico attraverso il quale è possibile rilevare le variazioni di pressione applicata oltre una certa soglia prefissata.

Si può regolare la pressione di azionamento, vale a dire la soglia di intervento, attraverso una vite di regolazione con la quale si agisce sulla lunghezza della molla di contrasto.

I pressostati sono necessari nei sistemi di controllo che richiedono un cambiamento progettuale per un determinato valore di pressione; è possibile distinguere tra i pressostati per aria e i pressostati per acqua.

I pressostati per aria e i pressostati per acqua

I primi vengono utilizzati come elementi dei sistemi di sicurezza degli impianti frenanti che sono installati sui treni e sugli autotreni; inoltre, possono essere impiegati nei compressori di aria. I secondi, invece, trovano applicazione soprattutto nei sistemi di riscaldamento domestico, dove l’apertura del rubinetto dell’acqua sanitaria induce la riduzione della pressione per consentire l’attivazione della caldaia.

Una terza tipologia di pressostato, per altro, può essere individuata nei modelli per i combustibili, a cui si ricorre nel settore automotive. Come i pressostati per i liquidi, per le benzine e per gli oli minerali, sono necessari per i motori e per gli apparati oleodinamici.



La misurazione della pressione differenziale

La misurazione della pressione differenziale avviene, invece, con i pressostati differenziali, che sono usati per esempio per gli impianti di condizionamento e di ventilazione, in ambito commerciale e industriale. Essi sono muniti di un diaframma che si muove per effetto della pressione che si vuole misurare e di una pressione opposta.

I pressostati differenziali possono essere deputati al monitoraggio del funzionamento dei filtri e al controllo di depressione e sovrapressione. Sono pressostati regolabili che, quando il differenziale di pressione applicato alle due prese raggiunge il valore di intervento, chiudono o deviano il contatto elettrico. Questo, poi, viene ripristinato quando si scende oltre il valore di rilascio.

I pressostati meccanici

I pressostati sono definiti anche interruttori di pressione, dal momento che consentono – se configurati in maniera appropriata – di misurare la variazione di pressione in un sistema. Tra i tanti esempi di pressostato i più diffusi sono i modelli meccanici, a cui si ricorre nei sistemi industriali di ventilazione e negli impianti di condizionamento per il monitoraggio della portata di aria. Essi vengono sfruttati, poi, negli impianti sanitari e di riscaldamento per la regolazione di gas e liquidi. Nei sistemi antincendio, invece, si sfruttano i pressostati idraulici, che trovano spazio anche nei sistemi di riserva idrica e nelle piscine. Tali strumenti sono necessari anche per gli impianti automatizzati per l’irrigazione delle aree esterne e dei giardini, così come per i sistemi che si basano su combustibili allo stato liquido e per il settore alimentare.

Come è fatto un pressostato elettronico

Caratterizzato da un livello di complessità più elevato rispetto a quello che contraddistingue un modello meccanico, un pressostato elettronico serve a convertire in formato digitale il livello di funzione, che in questo modo può essere interpretato da un device elettronico come un computer.

La mancanza di parti mobili, che in genere sono le più delicate, rende i pressostati elettronici più longevi di quelli tradizionali. Essi contengono al proprio interno un sensore di rilevamento della pressione con una membrana di dimensioni ridotte.

Tutte le alterazioni della membrana vengono rilevate da un circuito con mini resistori per effetto del controllo della tensione elettrica. Un microprocessore elabora le alterazioni e stabilisce se il contatto elettrico deve essere chiuso o aperto.

Il funzionamento dei pressostati

Un diaframma è alla base del funzionamento di quasi tutti i pressostati: esso si muove, nel momento in cui subisce la pressione che deve essere misurata, e fa in modo che il contatto meccanico in uscita si attivi. Lo spostamento del diaframma è tanto più significativo quanto più elevato è il divario fra le forze che intervengono sui due lati: una è la pressione che deve essere monitorata, mentre l’altra è un’altra pressione o una molla di contrasto (a seconda che si abbia a che fare con un pressostato differenziale o con un modello tradizionale). In base alle peculiarità costruttive del contenitore e delle membrane è possibile avere non solo pressostati per aria e per acqua, ma anche – come si è visto – per idrocarburi, per oli o per gas.

Quando c’è bisogno di un pressostato

In ambito commerciale e industriale le potenziali applicazioni dei pressostati sono molteplici, dai sistemi di refrigerazione agli impianti di irrigazione, passando per le pompe idrauliche e gli impianti di climatizzazione. I pressostati, in virtù delle tecnologie più recenti, possono essere impiegati con sensori di rilevazione di ultima generazione per un monitoraggio ancora più efficace del sistema.

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