Una leggenda metropolitana relativa al mondo della musica rock.
Così come da anni continuano a diffondersi voci sul fatto che Elvis Presley sarebbe ancora vivo e ben nascosto e avrebbe diffuso la notizia della sua morte, arrivando anche ad inscenare il proprio funerale, perché stanco delle luci della ribalta e desideroso di una vita più serena, così, dal 1969, iniziarono a diffondersi voci su una presunta morte di Paul Mccartney.
Tutto ebbe inizio il 12 ottobre 1969 quando il dj Russell Gibb del network radiofonico WKNR di Detroit raccontò, durante una trasmissione, che la sera prima aveva ricevuto una telefonata nella quale un certo “H. Alfred” gli aveva rivelato che Paul McCartney, il bassista dei Beatles, era morto in un incidente stradale alle 5 del mattino di mercoledì 9 novembre 1966. Il misterioso individuo avrebbe anche indicato una serie di indizi contenuti negli album successivi dei Beatles come dimostrazione di avere detto la verità.
Il 14 ottobre 1969, un giornale locale di Detroit pubblicò un articolo a firma del giornalista Fred Labour intitolato McCartney Dead: New Evidence Brought to Light. Nel suo pezzo Labour rivelò che il nome del fantomatico sostituto di McCartney fosse tale William Campbell.
Nelle prime ore del mattino del 21 ottobre 1969, anche Roby Yonge, un disc jockey della stazione radio WABC di New York, discusse e commentò in diretta le voci sulla morte del Beatle.
Più o meno in quel periodo, uscì una rivista dal titolo Paul McCartney Dead: The Great Hoax dove si dava credito alla strana vicenda aggiungendo molti particolari circa la presunta fine di Paul, sfruttando il grande clamore che la notizia aveva suscitato nel pubblico.
Gli stessi Beatles alimentarono in qualche modo la faccenda non rilasciando immediatamente commenti o smentite.
Il racconto dei fatti
La notte del 9 novembre 1966 Paul McCartney uscì dagli Abbey Road Studios dopo un violento litigio con gli altri tre Beatles. Salì sulla sua auto, una Aston Martin DB5, per tornare a casa e lungo una strada fece salire a bordo una ragazza di nome Rita che faceva l’autostop. Solo più tardi Rita comprese che la persona al volante era Paul dei Beatles; la sua reazione esagitata spaventò e distrasse McCartney, che non vide un semaforo rosso (oltretutto Paul era anche stanco). Pur riuscendo a evitare l’urto con un altro veicolo, l’auto del Beatle uscì di strada e si schiantò contro un albero, prendendo fuoco. Paul, sbalzato fuori dall’abitacolo, sbatté la testa contro l’albero. Sia Paul che Rita persero la vita (secondo una variante della teoria dell’incidente stradale, Paul rimase decapitato nello schianto contro un camion).
Ricevuta la notizia, gli altri tre Beatles dovettero decidere cosa fare. Il loro manager Brian Epstein e John Lennon insistettero per adottare la linea del silenzio: avrebbero seppellito Paul senza far sapere niente a nessuno, per non sconvolgere il mondo o il futuro del gruppo che, nel 1966, era all’apice del suo successo. Si misero quindi alla ricerca di un sosia. Dopo settimane di ricerche, scelsero William Stuart Campbell, un attore di origini scozzesi che assomigliava a Paul e che acconsentì a sottoporsi ad alcuni interventi di chirurgia plastica per rendere ancor più netta la somiglianza. Secondo altre versioni della leggenda il nome del sostituto sarebbe William Sheppard, un ex poliziotto canadese.
Da quel momento, i Beatles non si esibirono più dal vivo (l’ultimo concerto fu tenuto dai Beatles a San Francisco il 29 agosto 1966 al termine della Tournee americana), sia perché Campbell era più alto di Paul, sia perché occorreva del tempo per insegnargli a imitare i movimenti e la voce di Paul.
Stando a questa leggenda, la persona che suona e canta negli album dei Beatles dopo il 1966, che ha composto “Back In The USSR”, “Hey Jude”, “Helter Skelter”, “Let It Be” e “The Long And The Winding Road”, che appare nei film “Magical Mystery Tour” e “Let It Be“, nonché l’autore dell’imponente discografia solista di McCartney, sarebbe un impostore, scelto sulla base di una spiccata somiglianza fisica con l’originale. La Leggenda della morte di James Paul McCartney (talvolta citata come PID, Paul Is Dead), è una delle prime e più note “Teorie del complotto” sul mondo del rock.
Indizi a sostegno
I sostenitori della teoria indicano come prove numerosi indizi che i tre Beatles superstiti avrebbero disseminato nelle loro opere successive alla tragedia. Anche il motivo per cui questi indizi sarebbero stati forniti è controverso: secondo alcuni lo scopo sarebbe stato quello di far conoscere la verità indirettamente, poco alla volta; secondo altri, si tratta di indizi quasi involontari e forniti in modo inconscio; secondo altri i Beatles avrebbero giocato sulla popolarità del mito, introducendo volontariamente riferimenti allusivi e falsi indizi.
La smentita dei Beatles
Il 7 novembre 1969 Paul McCartney smentisce dalle colonne di LIFE tutte le voci che stavano circolando a riguardo della sua presunta morte. A distanza di tanti anni, ancora oggi, si continua comunque a dibattere sul PID, sul Tricheco, su William Campbel, sulla grancassa del “Sgt Peper’s” …
Il 21 ottobre 1969, l’ufficio stampa ufficiale dei Beatles emise un comunicato stampa per smentire le dicerie crescenti circa la morte di McCartney e la leggenda del PID che stava ormai assumendo dimensioni spropositate, definendo l’intera faccenda “un cumulo di stupidaggini” ed aggiungendo: «La storia circola già da circa due anni, riceviamo centinaia di lettere da sballati di ogni genere ma Paul è ancora tra noi».
Il clamore attorno alla faccenda iniziò a scemare quando, il 7 novembre 1969, la rivista Life pubblicò un articolo intitolato “Paul is still with us” (“Paul è ancora tra noi”) contenente un’intervista a McCartney nella sua fattoria in Scozia, nella quale egli disse: «Forse la voce ha cominciato a diffondersi perché non sono apparso molto sui giornali ultimamente. Sono stato assediato dai giornalisti per una vita intera, e non ho niente da dire in questi giorni. Sono felice di stare insieme alla mia famiglia e lavorerò quando avrò voglia di lavorare. Sono stato sotto pressione per dieci anni e non ho mai staccato la spina un attimo. Adesso mi prendo una pausa ogni volta che posso. Preferirei essere un po’ meno famoso di questi tempi». Sempre nel corso dell’intervista, a proposito dei famigerati indizi aggiunse: «È tutto così dannatamente stupido. Presi quel distintivo OPD in Canada. Era un distintivo della polizia. Forse significa Ontario Police Department o qualcosa del genere. Avevo un fiore nero all’occhiello perché erano finiti quelli rossi. È John, non io, con il costume nero sulla copertina di “Magical Mystery Tour”. In “Abbey Road” indossavamo i nostri vestiti di tutti i giorni. Camminavo scalzo perché era una giornata molto calda. La Volkswagen era semplicemente parcheggiata là».
Ringo Starr
Nel 2015 sembra che Ringo Starr, il famoso batterista dei beatles, in un’intervista all’Hollywood Inquirer abbia confermato che Paul sarebbe morto nel 1966 e avrebbe rivendicato di essere lui l’ultimo dei Beatles. Ringo raccontò che “When Paul died, we all panicked! We didn’t know what to do, and Brian Epstein, our manager, suggested that we hire Billy Shears as a temporary solution. It was supposed to last only a week or two, but time went by and nobody seemed to notice, so we kept playing along. Billy turned out to be a pretty good musician and he was able to perform almost better than Paul. The only problem was that he couldn’t get along with John, at all.”
e che
“We felt guilty about the deception, we wanted to tell the world the truth, but we were afraid of the reactions it would provoke. We thought the whole planet was going to hate us for all the lies we had told, so we kept lying but sending subtle clues to relieve our cousciousness. When the first rumors finally began about the whole thing, we felt very nervous and started fighting a lot with each other. At some point, it was too much for John and he decided to leave the band.”
Ma perchè Ringo si sarebbe deciso a 74 anni a svelare un segreto strettamente mantenuto per quasi cinquant’anni?
Un’ipotesi la presenta il sito Deerwaves: “La ragione pare essere il voler liberarsi di questo peso prima di morire, e 74 anni sembrano un’età ragionevole per fare impazzire il mondo“.
Dopo queste dichiarazioni non risulta alcuna reazione da parte di Paul o del suo entourage.
Gli indizi
Di seguito presentiamo alcuni dei più conosciuti indizi che i Beatles avrebbero disseminato nella loro discografia per alimentare il mito della morte di Paul e coinvolgere i fans in un enigma che non è ancora stato del tutto risolto…
A COLLECTION OF BEATLES’ OLDIES (BUT GOLDIES!) (Raccolta, pubblicata il 10 dicembre 1966)
Sulla copertina della raccolta “A Collection Of Beatles’ Oldies (But Goldies!)” si teorizzano messaggi subliminali. Il disco fu pubblicato dalla EMI/Parlophone su mercato Inglese per il Natale 1966 in assenza di materiale originale per le imminenti festività. Si trattava di una raccolta di brani pubblicati fra il 1963 e il 1966 solamente su 45 giri. Perché allora commercializzare un Album “anonimo” di vecchi successi del Quartetto di Liverpool? Motivi puramente commerciali (l’ album in Gran Bretagna ha raggiunto la settima posizione, forse perché la maggior parte degli acquirenti possedeva già i singoli in questione. Tuttavia l’ album continuò a vendere molto bene per tutti i successivi trent’ anni fino a quando venne ritirato dal commercio) oppure i Tre Beatles superstiti avevano bisogno di comunicare il tragico evento ai loro fans e non potendolo fare in modo esplicito ricorsero all’ arte grafica? Il PID, infatti, afferma che la parola OLDIES, nella sua parte finale, contiene anche la parola DIES (muore). Inoltre, la O e la L sono le lettere che, nell’alfabeto inglese, precedono rispettivamente la P e la M, da cui: PM = Paul McCartney DIES (muore). Nel centro dell’immagine c’è un’ auto che si dirige verso la testa del personaggio (che può ricordare McCartney) in copertina: un altro riferimento all’incidente di Paul e alle sue ferite al capo. Cronologicamente questo sarebbe il primo indizio corretto, essendo l’ album uscito il 9 dicembre 1966, un mese dopo la data classica della presunta morte di McCartney.
SGT. PEPPER’S LONELY HEARTS CLUB BAND (Album pubblicato il 1 giugno 1967)
L’ Album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” pubblicato il 1° giugno 1967 rappresenta una delle fontI più ricche di indizi a riguardo per i sostenitori del PID: riferimenti ed indizi della presunta morte di Paul si trovano sulla copertina, nelle foto interne e nei testi delle canzoni.
La copertina di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, con la sua ricchezza di particolari, è stata oggetto di analisi approfondite da parte dei sostenitori della teoria, che vi hanno trovato, com’ era lecito aspettarsi, decine di indizi.
Sulla destra compare una bambola raffigurante l’attrice bambina Shirley Temple che ha sul grembo un modellino d’ auto di marca Aston Martin (l’auto che Paul avrebbe guidato il giorno dell’ incidente), di color bianco e con l’ interno rosso sangue. La bambola indossa un maglione con la scritta: “WELCOME THE ROLLING STONES” (Benvenuti Rolling Stones), che sarebbero stati a conoscenza del complotto essendo amici della band. Inoltre la figura di vecchietta che tiene la bambola sulle ginocchia indossa sulla mano sinistra un guanto da automobilista macchiato da un liquido rosso che sembrerebbe sangue. Il televisore spento in terra sulla destra suggerirebbe l’ idea che la notizia della tragedia venne tenuta celata ai media.
Una composizione floreale gialla in basso a destra ha la forma di un basso Hofner mancino (lo strumento di Paul) con tre corde: la quarta corda (Paul, uno dei quattro Beatles) non c’è più. Essa è stata interpretata come una decorazione tombale. Gli stessi fiori, secondo alcuni, formerebbero la parola “Paul” con un punto interrogativo finale. Paul è anche l’unico a impugnare uno strumento nero (un corno inglese, della famiglia dei legni, a differenza di John, Ringo e George che hanno in mano degli ottoni). Al centro dell’ immagine, nella parte inferiore, compare una statuetta di Siva (“il distruttore”), con due mani alzate che indicano entrambe Paul (secondo altre fonti la statuetta raffigurerebbe invece la divinità Lakshmi). Ancora, John, George e Ringo sono ripresi lateralmente e Paul frontalmente, cosa che contribuisce a far apparire la sua immagine come una sorta di sagomato rispetto alle immagini più tridimensionali dei suoi compagni. E ancora: Paul, che sulla copertina si trova in piedi tra Ringo Starr e George Harrison, sembra che venga sorretto da quest’ultimi, come a simboleggiare che lui, ormai, non è più in grado di reggersi in piedi. Compare poi una mano alzata sopra la testa di Paul (cosa che si ripeterà curiosamente in parecchie altre occasioni) ed è stato detto che ciò possa essere un simbolo di morte in alcune società orientali.
Se si prende uno specchio (rivolto verso la parte alta dell’ immagine), e si appoggia in modo tale che tagli a metà, orizzontalmente, la scritta “LONELY HEARTS” sulla grancassa della batteria in copertina, si formano le due frasi 1 ONE IX HE <> DIE ovvero “1 One 1” e “He die” (“1 1 1” sarebbero i tre superstiti e “he die”, seppure scorretto da un punto di vista grammaticale, significa qualcosa come “lui muore” [“he dies”] o “lui morì” [“he died”]). Un’altra possibile interpretazione potrebbe essere “1ONE IX HE <> DIE”, in cui “11 IX” starebbe per 9 novembre, data della presunta morte, indicata però con la datazione all’americana, e cioè prima il mese e poi il giorno (altre versioni del PID indicano invece proprio la data 11/09, l’ 11 settembre 1966, come giorno nel quale McCartney morì, anche se questa datazione è in netto contrasto con l’esistenza di una fotografia scattata il 13 settembre 1966 che ritrae Paul e Ringo insieme a Tom Jones, durante una premiazione in TV). La freccia che compare fra “he” e “die”, ovviamente, punta proprio verso Paul. Questo è il famoso “Drum Clue” (“la prova della grancassa”) uno degli indizi più complessi ed intriganti dell’intera leggenda PID. Risulta inoltre strano o quantomeno curioso che l’artista ideatore del disegno della grancassa indicato in copertina sia un certo “Joe Ephgrave” di cui non si hanno notizie certe della reale esistenza. Quindi è stato ipotizzato che possa essere un nome fittizio, creato componendo le parole “epitaph” (epitaffio) e “grave” (tomba).
Altri presunti indizi vengono dal retro della copertina, in cui Paul è l’unico ripreso di spalle, ha tre bottoni neri sul retro della giubba, e appare troppo alto rispetto agli altri: qui compaiono i testi delle canzoni sovrapposti a una nuova immagine del quartetto. George punta il dito verso la scritta “at five o’clock” (“alle cinque”, che sarebbe l’ora dell’incidente) presente nel testo della canzone “She’s Leaving Home“. Nell’ album si trova anche un altro riferimento all’ orario presunto dell’incidente, nel brano “Good Morning Good Morning” (anche se in questo caso sono le cinque del pomeriggio). Inoltre la testa del McCartney di spalle è proprio accanto al verso “Without you” (“senza di te”) tratto dalla canzone di Harrison “Within You Without You”. Ancora un altro indizio: le quattro sagome sul retro starebbero a simboleggiare anche la scritta “LOVE” (“amore”) con le mani: infatti Lennon, Harrison e Starr sono ripresi di fronte, mentre l’unico a esser di spalle è proprio Paul. Ora, tornando alla parola “LOVE”, il primo (George) rappresenterebbe una “L”, John Lennon e Ringo Starr comporrebbero la lettera “V” e rispettivamente la lettera “E”; Paul dovrebbe perciò formare una “O”. Ma, di fatto, questo va interpretato come un elemento mancante, giacché Paul non mima nessuna lettera, come se fosse stato cancellato. “Love”, “amore”, o “affetto”, che i tre superstiti avrebbero perso, per la scomparsa di una persona cara.
Nell’immagine interna del disco che ritrae i Fab Four in primo piano vestiti con gli abiti della Banda Dei Cuori Solitari si può osservare, sul braccio della divisa di Paul una toppa nera con una scritta che a prima vista sembrerebbe recare la scritta O.P.D., sulla quale si è speculato parecchio. Due interpretazioni possibili secondo i sostenitori della teoria sono: “Officially Pronounced Dead” (“ufficialmente dichiarato morto”) e “Ontario Police Department” (il “dipartimento di polizia dell’Ontario“, in cui avrebbe servito Sheppard). Anche i testi delle canzoni sono ricchi di spunti: non va dimenticato che con “Sgt. Pepper” i Beatles completano la transizione cominciata con “Rubber Soul” e “Revolver”, con la quale i loro testi diventano sempre più psichedelici, ricchi di nonsense, allusivi, immaginifici e via dicendo. Nel brano d’apertura Paul presenta un certo “Billy Shears“: Billy è diminutivo di William (il nome attribuito al suo sosia) e “Billy Shears” può essere interpretato come una sorta di gioco di parole: “Billy’s here” (“Billy è qui”). Il brano “Lovely Rita” (da cui i sostenitori della teoria hanno presumibilmente ricavato il nome dell’ autostoppista) parla certamente di automobili e di uno sguardo scambiato con una certa Rita. Nella canzone “Being For The Benefit For Mr. Kite!”, il testo dice: «The band begins at ten to six» (“La banda comincia alle 6 meno 10”). Queste parole possono esser messe in rapporto con le canzoni presenti nel disco, che corrispondono a 10, “Lovely Rita”, e 6, “She’ s Leaving Home”. In “Good Morning Good Morning” è presente la strofa: «Nothing to do to save his life, call his wife in» (“Niente da fare per salvargli la vita, chiamate sua moglie”), parole interpretate come un altro riferimento all’ incidente mortale che avrebbe coinvolto Paul.
Il brano “A Day In The Life” conterrebbe parecchi indizi, tra cui i versi: «He didn’t notice that the lights had changed» (“Non si accorse che il semaforo aveva cambiato colore”), «He blew his mind out in a car» (“S’è fatto saltare le cervella in macchina”), «They’d seen his face before» (“La gente aveva già visto il suo volto”). In realtà il riferimento del brano, scritto a quattro mani da Lennon e McCartney, è all’incidente automobilistico che nel 1966 costò la vita a Tara Browne, rampollo dei birrai irlandesi Guinness, un evento che sconvolse l’opinione pubblica britannica. La cosiddetta “The Inner Groove“, famosa traccia fantasma, situata alla fine dell’album, ripete in continuazione qualcosa che assomiglia alla frase: «Never Could Be Any Other Way» (“Non c’ era altra soluzione”, forse riferendosi alla scelta di nascondere al mondo la verità), e, se sentita a rovescio, sembrerebbe dire «Will Paul Be Back as Heaven?» (“Tornerà Paul come in paradiso?”). Successivamente McCartney racconterà al suo biografo Barry Miles che nell’estate del 1967 un gruppo di ragazzi gli chiese spiegazioni circa il messaggio segreto nascosto nella traccia se ascoltata al contrario. Paul disse loro: «Vi sbagliate, dice solo ‘It really couldn’t be any other’ (‘Davvero non potrebbe essere nessun altro’)». Li portò a casa sua, suonò il disco al rovescio insieme a loro, e si accorse stupito che la frase gli sembrava invece proprio dire: «We’ll fuck you like Superman» (“Ti fotteremo come Superman”). McCartney riferì a Miles che: «Non fu nulla di intenzionale, ma probabilmente quando ascolti un disco al contrario suona come una roba del genere… se ci provi davvero, puoi tirare fuori di tutto da qualsiasi cosa».
MAGICAL MYSTERY TOUR (Doppio extended play pubblicatol’8 dicembre 1967, film per la tv 1967)
Nella copertina di “Magical Mystery Tour”, disco pubblicato dai Beatles nel 1967 in due diversi formati: come doppio EP per il mercato europeo e come LP negli Stati Uniti, la parola stellata “Beatles”, guardata allo specchio, sembra un numero di telefono, 5371438. Pare che negli anni sessanta a Londra a quel numero rispondesse una voce registrata che diceva “ti stai avvicinando” (alla verità?).
Sempre su quest’album appare il tricheco di “I Am The Warlus”, anch’ esso oggetto di numerose speculazioni. Sarebbe, secondo la mitologia eschimese, un simbolo di morte. È Lennon a cantare “io sono il tricheco“, ma nel booklet dell’album a “Little Nicola” (la bambina che appare nel film) viene attribuita la risposta: “no, you’re not” (no, non sei tu). Sempre nello stesso brano si sente una voce in sottofondo che, riprodotta al contrario, sembrerebbe dire: «Ha ha, Paul is dead». Fra i numerosi effetti sonori, inoltre, vi è il brano del “Re Lear” di Shakespeare (“rubato” alla maniera di John Cage da una trasmissione radio) che recita “oh, morte inopportuna”. Precisamente, durante la coda strumentale finale della canzone, le drammatiche parole che si ascoltano, provengono da un frammento dell’edizione radiofonica del “Re Lear” (Atto IV, Scena VI), che fu aggiunto al brano direttamente registrando in diretta la messa in onda dell’opera sulla BBC (forse sul terzo canale BBC). Lo stralcio di dialogo che si sente alla fine della canzone, quindi, è la scena della morte del personaggio di Oswald («Oh untimely Death! Death! Bury my body, Bury me! ecc…»). Nel “White Album” Lennon avrebbe gettato altra benzina sul fuoco cantando, nel brano “Glass Onion” (termine con cui secondo alcuni si indicherebbero le bare di vetro): «Here’s another clue for you all, the walrus was Paul» (“ecco un altro indizio per voi tutti, il tricheco era Paul”), frase che, secondo interpretazioni più convenzionali, avrebbe proprio il senso di schernire i fan troppo accaniti nella ricerca di indizi nascosti e messaggi in codice nell’opera del quartetto di Liverpool. Se la canzone viene ascoltata al contrario, secondo alcuni, si potrebbe sentire: «Paul took the wrong road» (“Paul prese la strada sbagliata”). A metà del video della canzone “I Am The Warlus” del film “Magical Mystery Tour”, in corrispondenza alle parole: «Sitting in an english garden» (“seduto in un giardino inglese”, allusione ad un cimitero secondo i sostenitori della teoria PID) si vedono prima i quattro Beatles schierati che indicano qualcosa, scena seguita da un breve fotogramma di un primo piano di Paul con gli occhi chiusi e subito dopo, quando la scena si riallarga si vede sfrecciare sullo sfondo una macchina bianca in lontananza la cui traiettoria “attraversa” proprio la testa di Paul. Curiosamente lo stesso fenomeno accade anche nel videoclip della canzone “Strawberry Fields Forever” di poco precedente.
Sulla copertina dell’album, i quattro Beatles indossano degli strani costumi da animali psichedelici, i sostenitori del PID dunque affermano anche che Paul, in qualche modo, sia il tricheco (tra l’altro l’unico personaggio che appare in nero sulla copertina dell’album). Ma anche sulla testa dell’ ippopotamo (che dovrebbe essere Paul se non si tenesse conto delle teorie menzionate finora) appare una mano.
Nel libretto fotografico di “Magical Mystery Tour” presente nella versione in vinile dell’ album pubblicato negli Stati Uniti, secondo i sostenitori della teoria PID sarebbero sparsi una moltitudine di indizi. Il risvolto di copertina presenta un disegno di quattro maghi; Paul ha il lato sinistro del viso nascosto e il suo è l’unico cappello decorato con fiori neri. La storia del libretto si apre con le parole: “Away in the sky, beyond the clouds, live four or five Magicians” (“Lontano nel cielo, dietro le nuvole, vivono quattro o cinque maghi”); il quinto mago sarebbe Campbell. A pagina 3 del libretto, Paul, in divisa da ufficiale dell’esercito inglese, appare seduto dietro a una scrivania con in bella mostra il cartello “I Was” (“io ero”); dietro di lui, bandiere britanniche piegate a lutto. A pagina 4 appare vestito da mago insieme a Ringo, col cappello schiacciato; e a pagina 9 il disegno di Paul ha addirittura la testa fracassata. Alle pagine 5, 10 e 13 Paul non indossa le scarpe (presunta simbologia che ricorre anche nel successivo “Abbey Road“). A pagina 8 ci viene mostrata una scena non presente nel film, probabilmente tagliata in fase di montaggio. Si vedono il cast e la troupe del film prendere parte a un pranzo in un ristorante. Se l’immagine viene ruotata di 90 gradi in senso orario sarebbe possibile scorgere l’immagine di un teschio danneggiato sul lato sinistro.
Sulla grancassa della batteria Ludwig di Ringo a pagina 13 si legge “LOVE the 3 Beatles” (“amate i 3 Beatles”), anche se è bene precisare che il supposto “3” potrebbe essere interpretato come un semplice scarabocchio. Sempre nella stessa immagine, Paul appare scalzo e vicino a lui ci sono le sue scarpe (visibili anche nel filmato della canzone “I Am The Warlus” nella parte 0.06 in basso a sinistra) che sembrano macchiate di rosso (che alcuni hanno voluto interpretare come sangue). A pagina 23 Paul è l’ unico a indossare un fiore nero all’occhiello mentre gli altri tre Beatles ne hanno uno rosso; altre mani sulla testa di Paul alle pagine 18 e 24. A pagina 15 un Paul (disegnato) giocherella con una macchinina sulla scrivania (un possibile riferimento all’incidente?). Osservando il retro di copertina, girato di lato, e lasciando che gli occhi vadano fuori fuoco, sembra apparire l’acronimo RIP (Requiescat In Pacem, in inglese Rest In Peace, in italiano Riposa In Pace).
I testi sono in questo caso meno ricchi di spunti; si è voluto leggere una sorta di sberleffo di Campbell a Paul nelle parole di “Hello Goodbye” : «you say goodbye, I say hello» (“tu dici addio, io dico ciao”, come a dire: “esci tu, entro io”), e c’è chi sostiene che Lennon, alla fine di “Strawberry Fields Forever”, dica: «I buried Paul» (“ho sepolto Paul”) anziché, come parrebbe, «cranberry sauce» (“salsa al mirtillo rosso”). Nel brano di George Harrison “Blue Jay Way”, le liriche del testo: «Please don’t be long, Please don’t you be very long», se ascoltate al contrario rivelerebbero il seguente messaggio: «Paul is bloody, Paul is very very bloody» (“Paul è sanguinante, Paul è molto molto sanguinoso”).
Nel film “Magical Mystery Tour”, verso la fine è presente una scena nella quale John e George si recano in un night club per assistere a uno spogliarello. La band che suona nel locale è la Bonzo Dog Doo-Dah Bandche esegue una strana canzone dal titolo “Death Cab For Cutie” nella quale viene narrata la storia di una ragazza che una notte prende un taxi e muore in un incidente stradale. Però il termine “cutie” (“persona carina”) è un aggettivo valido sia per i maschi che per le femmine, e Paul durante l’apice della Beatlemania veniva definito dalla stampa proprio “Paul the cutie” (“Paul il bello”). Inoltre, in un’altra scena del film John chiama Paul con il nome “Bonzo”, proprio come il gruppo che esegue il brano, e taluni hanno interpretato il fatto come se Lennon volesse porre l’attenzione proprio sul testo di “Death Cab For Cutie”. La canzone, un rock ‘n’ roll anni cinquanta, è diventata con il passare degli anni un piccolo classico underground nella zona di Liverpool e ha ispirato anche una band che ha deciso di chiamarsi come il titolo del brano.
In una famosa scena del film, Paul vaga solitario per una collina come uno spettro (un presunto riferimento a Edgar Lee Masters) per l’esecuzione del suo brano “The Fool On The Hill”. La scena fu girata in Francia (a Nizza) e creò non pochi problemi di natura legale e finanziaria a McCartney. In terra francese Paul, senza passaporto, fu fermato e trattenuto dalle autorità francesi fintanto che non gli fu fatto pervenire l’importante documento. Nello stesso periodo, privo di documenti di identità e di carte di credito, Paul dovette firmare un assegno in cambio di soldi contanti, ma l’assegno gli fu rifiutato dall’albergo in cui alloggiava: senza documenti chi poteva credere che quel giovane ragazzo inglesse fosse Paul McCartney dei Beatles?
Il singolo dei Beatles intitolato “Lady Madonna” pubblicato nel marzo 1968, contiene i versi: «Wednesday morning papers didn’t come» (“i giornali di mercoledì mattina non arrivarono”); che i sostenitori della leggenda PID interpretano come un riferimento al fatto che la notizia del decesso di Paul fu occultata e tenuta segreta alla stampa.
WHITE ALBUM (Doppio Album pubblicato il 22 novembre 1968)
Nel poster allegato all’interno del “White Album” (a pag. 18 nel libretto del disco) compare un individuo che sarebbe Campbell prima della chirurgia plastica. In una foto di Paul che balla, due mani scheletriche sembrano volerlo afferrare dalla schiena. Nell’angolo in alto a sinistra del poster c’è una foto di Paul in una vasca da bagno (a pag. 3 del booklet del CD): la posizione della testa di Paul, la linea dell’ acqua a tagliare il collo suggerendo la decapitazione e la schiuma di sapone attorno suggeriscono la macabra scena del suo fatale incidente.
Per quanto concerne l’analisi dei testi dalla prospettiva del PID, si è già detto di “Glass Onion” (vedi “Magical Mystery Tour“). In “Don’T Pass Me By” Ringo canta: «I’m sorry that I doubted you, I was so unfair, You were in a car crash and you lost your hair» (“Mi dispiace di aver dubitato di te, sono stato così scortese, sei rimasto coinvolto in un incidente d’auto e hai perso i capelli”), tale strofa viene indicata dai seguaci della teoria PID, come una prova a sostegno della morte di McCartney avvenuta in un incidente d’auto dove sarebbe rimasto decapitato, mentre tornava a casa dopo un litigio in studio con gli altri tre Beatles. “Revolution 9″ inizia con una voce che scandisce tre volte le parole: «Number nine», che se ascoltate al contrario suonerebbero come: «Turn me on, dead man» (“eccitami, uomo morto”); il numero 9 si riferirebbe sia alla somma delle lettere che compongono il nome McCartney (nove, appunto), sia al giorno della presunta morte (il 9 novembre). Fra i rumori che compongono questo brano (non propriamente musicale) c’è anche una frenata d’automobile e uno schianto, e ascoltando la traccia al contrario si sentirebbe una voce che grida: «Get Me Out! Get Me Out!» (“Tiratemi fuori! Tiratemi fuori!”) presumibilmente dall’auto in fiamme, un coro che sembra ripetere: «Paul is dead, Paul is dead», ed una voce che grida velocemente: «I’ m die!» (“Io sono morto!”), dopodiché si sentono delle urla, commenti su un chirurgo e un dentista che non avrebbero fatto bene il loro lavoro (su Campbell?) e altre amenità del genere. Infine ci sono anche delle voci (probabilmente quelle di Lennon e Harrison) che dicono: «Watusi… The twist… El dorado…» e che, se ascoltate al contrario, sembrano dire: «Paul is dead… since the… his suicide» (“Paul è morto… fin dal… suo suicidio”).
Sul finale di “I’ M So Tired”, uno strano mormorio di Lennon, se ascoltato al contrario, sembrerebbe dire: «Paul is dead, man: miss him, miss him, miss him!» (“Paul è morto, amico: mi manca, mi manca, mi manca!”). Ulteriore clamore tra i sostenitori della PID ha suscitato l’uscita di una versione primitiva della canzone con un mixaggio differente sul documentario “Anthology”nel 1996. L’esecuzione della canzone termina con la strofa: «I’d give you everything I’ve got for a little peace of mind» ripetuta per tre volte inframezzate da brevi colpi di batteria. Sopra l’ultimo colpo di grancassa, prima dell’ultima ripetizione della frase, si sente Lennon mormorare di nuovo qualcosa di incomprensibile. Questo nuovo borbottio, suonato al contrario, sembra la voce di John che dice: «Are you listening?» (“State ascoltando?”). Quindi, prima Lennon sembra chiedere l’attenzione del pubblico, per poi dire pochi secondi dopo, come già detto, «Paul is a dead man. Miss him. Miss him. MISS HIM!» (“Paul è morto. Mi manca. Mi manca. MI MANCA!”). Curioso è il fatto che questo nuovo mormorio compaia solo nel documentario video e sia stato eliminato nella versione del brano presente sul disco “Anthology 3″.
Alla fine del brano “Cry Baby Cry”, e appena prima della sinistra introduzione di “Revolution 9″, compare Paul in una “Gohst Track” non segnalata in alcun modo sul disco (originata da una take del brano “I Will”) che dice: «Can you take me back where are people? Can you take me back?»(“Puoi riportarmi dove sono le persone? Puoi riportarmi indietro?”), come a voler sottolineare un rimpianto del Paul ormai defunto che vorrebbe ritornare alla vita strappatagli troppo presto.
L ‘Album “The Beatles“, più comunemente conosciuto come il “White Album“, è purtroppo tristemente noto per essere stato fonte di ispirazione non solo per la teoria del PID ma anche per la mente malata e folle di Charles Manson che nello studio e nell’analisi approfondita del disco trasse gli elementi per compiere con i membri della “famiglia” i feroci omicidi di Sharon Tate (moglie del regista Roman Polanski) ed altre tre persone nella notte del 9 agosto 1969.
YELLOW SUBMARINE (Album pubblicato il 13 gennaio 1969, film 1968)
Copertina di “Yellow Submarine“: ancora una volta troviamo sopra la testa di Paul una mano: questo è un simbolo di morte in molte società orientali, lo si ritrova anche in “Sgt. Pepper’s” ed in “Magical Mystery Tour“, sarà un caso o la cosa è voluta? Il sottomarino sembra sepolto in una collina… e se fosse la bara gialla di Paul?
Sulla copertina di “Yellow Submarine” ancora una volta compare una mano sopra la testa di Paul, anche se questa volta si tratta del segno molto italico delle “corna”. Il sottomarino giallo sembra sepolto dentro una collina (e alcuni hanno fatto notare la similitudine con una bara gialla). In ” All Tou Need Is Love” pare di sentire in sottofondo: «Yeah, he’s dead, we loved you yeah, yeah, yeah» (“sì, è morto, ti abbiamo amato”; effettivamente, il brano ripropone il ritornello di She loves you nella forma We loved you). Secondo alcuni invece i Beatles stanno solo dicendo: «Yesterday» (che può sembrare un “Yes, he’s dead“) e «She loves you, yeah, yeah, yeah», che può sembrare un “we loved you, yeah, yeah, yeah“, citando espressamente due dei loro più grandi successi del primo periodo della band.
In “Only A Northern Song” George canta: «If you think the harmony is a little dark and out of key, you’re correct, there’s nobody there» (“se pensi che l’armonia sia un po’ tetra e stonata, hai ragione, non c’è nessuno là”; forse al posto di McCartney?). In “Yellow Submarine”, durante i rumori di metà canzone, al minuto 1:41 e al minuto 1:07, una voce sembra dire: «Paul is dead».
In una scena del lungometraggio “Yellow Submarine” appare brevemente una lapide mortuaria con la scritta “N° 49 Here Lie Buried William McMilley” (“Numero 49 – Giace qui sepolto William McMilley”), oltre al fatto che il nome ricorda sia William (Campbell), il supposto rimpiazzo, sia McCartney (McMilley) è stato fatto notare che 4 sono le lettere che compongono il nome “Paul” e 9 quelle che compongono il cognome “McCartney”. Quindi “4-9 Here Lie Buried” starebbe a significare “Paul McCartney giace qui sepolto”. Inoltre in un’ altra scena del film appaiono sullo schermo per breve tempo due Paul McCartney in versione cartone animato, come per sottolineare che forse ne esiste più di uno (il sosia?). E quando il personaggio di Paul fa la sua prima entrata in scena, viene accolto da un suono di applausi e riceve un mazzo di fiori come un attore che interpreta con successo la sua parte.
ABBEY ROAD (LP pubblicato il 26 settembre 1969)
La Cover di “Abbey Road” al pari di quella del “Sgt. Pepper’s” è ricca di indizi sulla presunta morte di Paul McCartney: uno su tutti Paul ha un passo sfalsato rispetto agli altri Beatles. I Beatles raffigurano una processione funebre: John (in bianco) vigile che apre il corteo, Ringo (in nero) sacerdote, Paul (scalzo e fuori passo il defunto), George (in jeans il becchino).
La copertina di “Abbey Road” è forse quella le cui interpretazioni a sostegno della morte di Paul sono più note. Il gruppo attraversa la strada in fila, e gli abiti indossati dai quattro suggerirebbero secondo alcuni una processione funebre: apre John completamente vestito di bianco (sacerdote o forse angelo), Ringo con un sobrio completo nero che potrebbe far pensare al portatore della bara, Paul scalzo, con gli occhi chiusi, tiene la sigaretta con la destra pur essendo mancino (c’è però da dire che anche in una foto scattata nel 1964, perciò prima della morte, e pubblicata nell’album “Beatles For Sale”, Paul tiene una sigaretta con la mano destra); e infine George in jeans e clarks potrebbe far pensare al becchino in abiti da lavoro per scavare la fossa. Paul, inoltre, è l’unico dei Beatles fuori passo rispetto agli altri, forse a simboleggiare la sua estraneità al vero gruppo.
Sulla targa del Volkswagen Maggiolino bianco parcheggiato a sinistra, si legge “28IF” – “28 SE”, interpretato come “28 anni SE fosse ancora vivo” (secondo alcune persone sulla targa dell’automobile c’è invece scritto “281F”). Questo indizio non è esatto: la foto venne scattata l’8 agosto del 1969 e Paul, nato il 18 giugno 1942, a quell’epoca aveva quindi 27 anni. Tuttavia, se si considera che alcune dottrine calcolano l’età non a partire dalla nascita bensì dal concepimento, allora tutto quadra. Anche alla luce di questo il resto della targa, “LMW”, è stato letto come “Lie ‘Mongst the Wadding”, poemetto dello scrittore americano Stephen Crane, anch’egli morto a 28 anni (il suo viso appare seminascosto da una mano sopra la testa di Paul nel famoso collage di Sergeant Pepper’s). Altri hanno letto “LMW” come “Linda McCartney Widowed” (vedova) o come “Linda McCartney Weeps” (piange), ma anche questo indizio sembra inesatto, infatti se Paul fosse deceduto nel 1966 come da leggenda, dovrebbe essere la sua fidanzata dell’epoca, cioè Jane Asher, a piangere, e non Linda che all’epoca della presunta morte non lo conosceva nemmeno. Dall’altra parte della strada c’è un camioncino della polizia, simile a un carro funebre, che i fautori della teoria del PID sostengono essere l’automezzo che all’epoca accorreva in soccorso negli incidenti stradali. Mossa sullo sfondo, si vede un’automobile che si allontana, esattamente in linea con Paul. L’unico numero civico che appare sembrerebbe un 3, corrispondente al numero dei Beatles superstiti; sul retro copertina, la “S” di Beatles è spezzata e, subito accanto, un riflesso sul muro sembra comporre un teschio. Infine, davanti alla parola “Beatles” si vedono dei fori sul muretto, che, se uniti fra di loro, formerebbero ancora un 3.
LET IT BE (LP pubblicato l’ 8 maggio 1970)
Cover di “Let It Be“: la cornice di fondo è nera, come ad essere listata a lutto. Paul è l’unico che si trova su uno sfondo rosso (sangue) ed è l’unico a non rivolgere lo sguardo nella stessa direzione degli altri Beatles.
La questione degli indizi continua anche sull’ultima “release” ufficiale del gruppo a seguito del loro scioglimento che viene datato 10 aprile 1970, giorno in cui Paul (o William Campbel???), per il lancio del suo album solista “McCartney“, rilascia alla carta stampata delle dichiarazioni inequivocabili sulla possibilità che possa continuare in futuro la collaborazione con John, George e Ringo. Rispetto alle loro ultime fatiche, in “Let It Be” i riferimenti al Pid sono molto meno frequenti, ma del resto tutto il Long Playing fu un parto faticoso, quasi forzato , al quale nessuno dei quattro Beatles partecipò con vivo interesse. Le session furono caratterizzate da frequenti litigi ed anche la fase di post produzione fu trascurata dai membri del gruppo che quindi non dedicarono più la loro maniacale attenzione anche ai dettagli del confezionamento del prodotto finito (cover, note di copertina, promozione ecc..). Comunque sulla copertina di “Let It Be”, Paul guarda in direzione diversa dagli altri ed è l’unico ad apparire su sfondo rosso (ancora interpretato come un riferimento al colore del sangue). In più, se si ascolta al contrario il ritornello dell’omonimo brano, sembrerebbe possibile percepire la frase: «He’s been dead» (“lui è morto”); per di più se il ritornello di “Get Back” viene fatto scorrere al rovescio, si potrebbe altresì sentire: «Help me, help me, I need some wheels!» (“aiuto, aiuto, ho bisogno di copertoni!”), un probabile riferimento all’ incidente stradale che la mattina di mercoledì 9 novembre 1966 avrebbe provocato la morte di McCartney.
FREE AS A BIRD (Singolo, pubblicato il 4 dicembre 1995, video promozionale per Anthology 1, 1995)
Nel video della canzone “Free As A Bird” (inedito originariamente di Lennon, riarrangiato dai Beatles superstiti nel 1994 e reso pubblico nel novembre 1995) che mostra alcune scene di vita inglese e dei Beatles riprese dal punto di vista di un volatile, al minuto 1.24 inizia una scena di una manciata di secondi in cui tre Beatles attraversano una strada di corsa affiancando una macchina nera identificabile come un carro funebre con le porte posteriori aperte. Al minuto 1.57 si vedono tre Beatles vestiti di nero e Paul vestito di rosso (ancora un altro riferimento al sangue?) e dal minuto 2.20 (in un fotogramma al minuto 2.21, nel vetro della camionetta della polizia appare un riflesso delle fronde di un albero, in cui i sostenitori della leggenda hanno voluto scorgere un’immagine simile al volto di Paul cadavere) al minuto 2.28 è rappresentata la scena di un violento incidente di una vettura sportiva targata YFE. Al termine del video, dopo una sequenza in un cimitero (dove si vede il cane di Paul, Martha, correre e dove, in una cappelletta, si vede il cartello di “Sgt. Pepper’s”), prima che la scena si sposti passando per la sagoma di Paul McCartney saltellante sul celebre attraversamento pedonale di “Abbey Road” (una delle copertine che nasconderebbe numerosi indizi della morte di McCartney), la ripresa passa davanti ad una tomba con scritto il nome di Eleanor Rigby, già titolo dell’omonimo brano presente nell’album “Revolver” del 1966, che si riferirebbe, come già detto, al funerale segreto di Paul. Infine, al termine del video e della canzone si sente un ennesimo borbottio da parte di Lennon dal significato indecifrabile, che, secondo alcuni conterrebbe un altro messaggio nascosto.
ANTHOLOGY 3 (Raccolta, pubblicata il 28 ottobre 1996)
La copertina del terzo volume del progetto “Anthology” (uscito in Gran Bretagna il 28 ottobre 1996 e negli U.S.A. il giorno successivo), monumentale progetto che in sei CD ripropone versioni alternative in studio dei classici dei Fab Four ed alcune rarissime versioni tratte da concerti alla radio ed alla televisione, mostra i visi dei quattro Beatles presi dalla copertina di “Let It Be”, ma mentre le foto di Ringo, John e George sono esattamente quelle dell’album in questione, l’ immagine di Paul è stata sostituita da quella presente sull’album “Rubber Soul”. I sostenitori del PID affermano quindi che sia stata volutamente inserita un’ immagine del “vero” Paul precedente all’ incidente mortale, invece che quella del suo rimpiazzo . Nella versione alternativa contenuta nella raccolta di inediti del 1996 di “Glass Onion”, proprio nel momento topico in cui John da al pubblico l’indizio secondo cui il Tricheco (Warlus) era Paul, si sente una voce soffocata che dice “Help …” vuole dirci qualcosa oppure è un tentativo di reprimere le risa, visto che i quattro musicisti ed il loro entourage ci stanno giocando un bello scherzo? Viene il dubbio, questa versione della canzone scritta da John Lennon risale effettivamente all’ epoca delle session di registrazione del “White Album” oppure è stata aggiunta volutamente in seguito per alimentare ulteriori dubbi e torie sul PID?
Le assurdità
La leggenda della morte di Paul presenta numerose incongruenze, a partire dal già menzionato problema di come un sosia avrebbe potuto sostituire e imitare così efficacemente un musicista e cantante del livello di McCartney, ed oltretutto essere (o fingersi) mancino come il vero Beatle. Ipotizzare che “Yesterday” e “Penny Lane” siano state scritte da due autori diversi non è certamente semplice.
Molte date non coincidono: “Help!”, “Rubber Soul”, “Revolver” e “Yesterday And Today”, che abbiamo ignorato in questa carrellata per le evidenti incongruenze cronologiche, per esempio, sono antecedenti alla presunta morte.
Per fare un altro esempio, sul distintivo della giacca di Paul fra le fotografie interne di “Sgt. Pepper” le lettere sono O.P.P. (e non O.P.D.), che stanno per Ontario Provincial Police, distintivo ricevuto da Paul quando i Beatles suonarono a Toronto nel 1965 e con la seconda “P” trasformata in “D” dalla piega della giacca. La foto tessera presente nel poster del “White Album”che rappresenterebbe Campbell prima della plastica facciale, non è altri che McCartney stesso camuffato con occhiali e baffi finti, cosa che abitualmente faceva durante gli anni della Beatlemania per sfuggire ai fan scalmanati. Alla fine di “Strawberry Fields Forever”, a un più accurato ascolto, Lennon dice “cranberry sauce” (“salsa di mirtillo”) e non “I buried Paul” (“Ho sepolto Paul”), cosa che è stata confermata soprattutto dall’uscita in “Anthology” dei differenti provini della canzone, dove le parole di Lennon sono nettamente più comprensibili. È ampiamente documentato che il 12 novembre 1966, tre giorni tre dopo la data classica della presunta tragedia, Paul McCartney e Mal Evans partirono per una vacanza-safari in Kenya. Come è possibile, quindi, che i Beatles (o chi per loro) abbiano trovato un perfetto sosia di Paul in appena due giorni? Anche la targa “28 IF” di “Abbey Road” è poco convincente perché Paul, nato il 18 giugno 1942, avrebbe avuto (o aveva) 27 anni e non 28 alla data in cui l’ album fu pubblicato. Quanto al riferimento alla “Vedova McCartney” riportato sulla targa stessa, la data della presunta morte implicherebbe che l’uomo che Linda incontrò per la prima volta ad un party nel 1967 (e che avrebbe poi sposato il 13 marzo 1969) fosse fin da allora l’ “impostore” anziché il vero Paul. Per quel che riguarda i supposti messaggi nascosti ascoltando alla rovescia le canzoni, non sono mai attendibili al cento per cento poiché ad ognuno può sembrare di sentirci qualsiasi cosa, ed è quindi fin troppo semplice ridurre il tutto ad una tipica forma di suggestione.
Più in generale, nel valutare le singolari coincidenze citate nelle sezioni precedenti occorre ricordare che i dettagli della leggenda PID furono definiti gradualmente, in molti casi a posteriori rispetto alla comparsa degli “indizi” nella discografia dei Beatles (si veda per esempio il caso di “Padre McKenzie“).
Non si può escludere, peraltro, che i Beatles abbiano volutamente “giocato” con la leggenda che stava nascendo, o che l’abbiano alimentata inconsapevolmente attraverso qualche scelta fatta con altri intenti (per esempio è vero che Paul è spesso “fuori schema” rispetto agli altri Beatles nelle copertine e nelle foto ufficiali: di spalle, di profilo ecc.). Lennon, in particolare, amava l’ humor nero: una foto, tra quelle degli esordi al Cavern Club, mostra il chitarrista che si finge morto, mentre gli altri componenti della band lo vegliano. E il gioco venne ripetuto anche durante un’altra sessione fotografica svoltasi nel 1968 ai tempi dell’uscita del “White Album”, sempre con Lennon nella parte del morente. Con la leggenda PID sarebbe soltanto “cambiato” il Beatle morto. Molti indizi successivi, compresi tutti quelli presenti nei dischi solisti dei singoli Beatles, sono posteriori alla nascita e diffusione della leggenda (1969), e quindi potrebbero essere stati inseriti intenzionalmente come ironico commento alla storia, cosa che sarebbe stata in perfetta sintonia con il particolare senso dell’umorismo dei quattro.
Nel 2009, due periti italiani, l’informatico Francesco Gavazzeni e il medico legale Gabriella Carlesi, basandosi su avanzate tecniche medico-legali, hanno svolto un approfondito studio di antropometria e di craniometria su immagini di Paul McCartney, scattate prima e dopo la data del presunto incidente in cui l’artista avrebbe trovato la morte, allo scopo di confrontarne le caratteristiche biometriche e decidere così se si trattasse o meno della stessa persona. Sorprendentemente, lo studio ha portato a concludere che resta aperta la probabilità che non si tratti della stessa persona, in quanto il confronto dei dati biometrici (analisi della forma del cranio e della mascella, della curva mandibolare, dei padiglioni auricolari, del palato e della dentatura) indica che si potrebbe trattare di due differenti individui, sia pur in apparenza molto somiglianti.
Curiosità
“Very Together” : cover dell’album pubblicato in Canada dalla Polydor nel novembre del 1969. Il vinile contiene le registrazioni dei Beatles con Tony Sheridan, risalenti ai soggiorni ad Amburgo del 1961 e deve la sua fama principalmente alla copertina ed alla leggenda PID. Su diessa compaiono inserite in un candelabro quattro candele a cui una è stata spenta la fiamma. In quest’ottica le quattro candele simbolizzerebbero i quattro Beatles, e la candela smorzata sarebbe il Beatle morto (Paul).
Il brano “How Do You Sleep?” del celebre album “Imagine” di John Lennon (anno 1971) è un feroce attacco a McCartney; con riferimento alla vicenda del PID, Lennon canta: «Those freaks was right when they said you was dead» (“quei matti avevano ragione quando dicevano che eri morto”). Il senso della frase ovviamente non va letto come una rivelazione della “veridicità” della teoria del PID, ma solo un’aperta critica alla carriera artistica di McCartney (come dire: “non hai fatto niente di importante”); altri versi dello stesso brano recitano per esempio «the only thing you done was Yesterday» (“l’unica cosa che hai fatto è “Yesterday”. “) e «the sound you make is muzak» «…to my ears / you must have learned something in all those years» (“i suoni che fai sembrano musica da ascensore alle mie orecchie / dovresti aver imparato qualcosa in tutti quegli anni”).
Nel novembre 1969, in Canada, proprio all’apice della diffusione della leggenda “Paul Is Dead”, venne pubblicato dalla Polydor Records l’album compilation “Very Together“, contenente materiale dei primissimi Beatles risalente al 1961 quando suonavano insieme a Tony Sheridan. La copertina del disco mostra quattro candele inserite in un candelabro. Tre di queste sono accese mentre una è stata spenta da poco. Tale misteriosa copertina venne interpretata come un ennesimo indizio. In quest’ottica le quattro candele simbolizzerebbero i quattro Beatles, e la candela smorzata sarebbe il Beatle morto (Paul McCartney).
Paul McCartney ha mantenuto un atteggiamento divertito rispetto a questa vicenda («Le voci sulla mia morte sono oltremodo esagerate. Comunque, se fossi morto, sarei stato sicuramente l’ultimo a saperlo»). Nel 1993 ci ha scherzato persino sopra con il titolo del suo album dal vivo “Paul Is Live”, in cui ricompare il passaggio pedonale di “Abbey Road”con una targa di automobile che recita, questa volta, “51 IS” (“51 ha”), infatti essendo nato nel 1942, nel ’93 McCartney aveva effettivamente 51 anni. Inoltre Paul ha anche prestato la propria voce al personaggio di se stesso in una puntata del cartone animato “I Simpson“, alla fine della quale ricorda: «Oh, by the way… I’m alive and I’m amazed» (“a proposito: sono vivo e sono sorpreso”).
Quando McCartney venne intervistato all’interno di uno sketch nel programma televisivo statunitense Saturday Night Live nel 1993, il comico Chris Farley gli chiese: «Ricordi quando eri nei Beatles e presumibilmente eri morto, e c’erano tutte quelle tracce e indizi, come la riproduzione di un brano all’indietro che dice ‘Paul è morto, Paul è morto’… Quello era uno scherzo, vero?» McCartney rispose: «Sì. Non ero veramente morto.»
Nel 2000 la storia ha ispirato il film “Paul Is Dead” scritto e diretto da Hendrick Handloegten. La pellicola si è aggiudicata il Gran Premio della Giuria allo Slamdance Film Festival del 2001.
Nel 2001, si è sparsa la notizia dell’esistenza di presunte registrazioni vocali effettuate da George Harrison prima della sua morte, illustrate nel corso di un servizio televisivo prodotto dalla società di produzione indipendente “Highway 61” e delle quali non è mai stata dimostrata l’autenticità, in cui viene “confermata” la leggenda PID (anche se con qualche variante significativa) indicando i motivi che hanno portato all’insabbiamento dell’intera faccenda: la necessità di evitare una possibile ondata di suicidi tra i fan di McCartney, nonché gli interessi economici e politici in ballo. Nella gigantesca operazione di copertura avrebbero avuto un ruolo attivo i servizi segreti britannici (MI5). L’incapacità di sostenere la menzogna sarebbe stata la causa primaria dello scioglimento dei Beatles. Secondo questa versione della leggenda, “Faul”, non avrebbe rispettato l’accordo di ritirarsi dalla musica una volta scioltasi la band, sviluppando il proprio talento musicale, a scapito della figura del defunto Beatle. Anche l’omicidio di Lennon (avvenuto nel 1980) sarebbe in connessione con questo segreto: Lennon aveva minacciato di rivelare la verità, venendo così messo a tacere dai servizi segreti …
Fonti: Wikipedia; “Beatles, L’ Enciclopedia”, Bill Harry, 2000, Arcana Musica, Roma, (825 pag.); “Sgt. Pepper La Vera Storia“, Riccardo Bertoncelli e Franco Zanetti, 2007, Giunti, Milano, (192 pag.); “Il Caso Del Doppio Beatle, Il Più completo dossier sulla “morte” di Paul McCartney”, Glauco Cartocci, 2005, Robin Edizioni (4° edizione ampliata con gli ultimi clamorosi indizi e teorie), Roma, (360 pag.); “Il Codice McCartney, La Verità sulla morte di Paul”,Fabio Andriola e Alessandra Gigante, 2011, Rizzoli, Bologna, (240 pag.);