di Giuseppe Timpone per Investire oggi
Spagna nel mirino del terrorismo islamico dopo 13 anni. Ieri, un furgone lanciato a 80 km all’ora a Las Ramblas ha colpito volontariamente centinaia di persone, zig-zagando per circa 600 metri e uccidendone 13, oltre a provocare un centinaio di feriti. E l’ISIS ha rivendicato la strage, mentre i militari catalani hanno ucciso 5 sospetti terroristi in uno scontro a fuoco. La paura torna così nella penisola iberica, che fino a ieri sembrava immune dalla nuova scia di sangue che sta seminando il terrore in Europa. Per questo, gli attacchi di ieri ci riguardano molto da vicino come Italia e andrebbero ben indagati.
Per prima cosa, chiediamoci quale sia l’obiettivo “politico” della strage. Nel marzo del 2004, l’attacco terroristico alla stazione di Atocha a Madrid avvenne a 3 giorni dalle elezioni politiche, con l’intento evidente di creare tensioni in uno dei paesi della Coalizione dei Volenterosi, che aveva appoggiato gli USA nella guerra contro l’Iraq. L’allora premier conservatore José Maria Aznar, nel tentativo di non restare vittima delle critiche di quanti lo avrebbero accusato di avere prestato il fianco ai jihadisti con la sua politica estera, addossò le responsabilità sull’ETA, i terroristi baschi, ma finendo per essere tritato alle urne, perdendo clamorosamente le elezioni dopo 8 anni e in favore dei socialisti di Luis Zapatero.
Con gli attacchi di Atocha, i terroristi fecero bingo a Madrid, avendone stravolto la geografia politica e dimostrando al mondo di essere in grado di mutare gli eventi. Stavolta, però, le cose non sarebbero esattamente così. La Spagna non ha elezioni in programma e né partecipa a una qualche azione bellica contro un paese a maggioranza mussulmana. E allora, che succede?
Gli obiettivi politici dell’ISIS
Barcellona potrebbe essere stata teatro non casuale della regia jihadista. La Catalogna ha indetto un secondo referendum sull’indipendenza per l’1 ottobre e ciò sta creando molte tensioni con il governo nazionale, che non ne riconosce la legittimità. Sembra evidente l’obiettivo dei terroristi di provocare un’escalation verbale tra le parti, con possibili ripercussioni sugli assetti politici nazionali. Il governo del premier conservatore Mariano Rajoy si regge, infatti, su una minoranza in Parlamento e grazie all’astensione benevola dei socialisti all’opposizione.
E’ probabile che l’ISIS abbia messo nel mirino Madrid per la sua percepita fragilità politica, dopo che per ben 10 mesi non si è stati qui in grado di formare un nuovo esecutivo e si sono rese necessarie due elezioni per giungere in extremis a un Rajoy-bis.
In altre parole, i jihadisti segnalerebbero la volontà di colpire istituzioni relativamente deboli, al fine di alimentare tensioni interne. Non si tratta più di una “spedizione punitiva” come nel 2004, bensì di una precisa strategia di indebolimento, di intervento per mutare gli equilibri interni. D’altra parte, la strage di Manchester al concerto di Ariana Grande o gli attacchi a Londra con modalità uguali a quelle di Barcellona nei mesi scorsi puntavano proprio a incidere sui risultati delle elezioni generali nel Regno Unito, che effettivamente si sono rivelati molto diversi dalle previsioni, anche se non siamo in grado di sapere se e quanti consensi abbiano spostato.
Fonte: Investire oggi