Un gruppo di astronomi sta tentando di individuare eventuali segnali di vita aliena nella galassia di Andromeda.
Il progetto si chiama Trillion Planet Survey ed è gestito dall’Università di Santa Barbara, in California. L’idea, ovviamente, è quella che, se qualcuno in quella galassia ha inviato volutamente dei segnali, potrebbe essere possibile individuarli.
La galassia di Andromeda appartiene al cosiddetto “gruppo locale” e dista dalla Terra 2538 milioni di anni luce. Questo significa che, se anche ricevessimo un qualche genere di segnale da quella galassia, questo sarebbe stato inviato oltre due miliardi e mezzo di anni fa e l’eventuale civiltà che lo avesse inviato sarebbe quasi ceratmente oggi estinta.
Il team sta cercando di indivduare trasmissioni inviate da una civiltà “simile o di classe superiore alla nostra che abbia cercato di comunicare la propria presenza utilizzando un raggio ottico“, come ha spiegato Andrew Stewart della Emory University. Questo tipo di osservazione è noto come Optical SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence).
Prendendo spunto da un articolo del 2016 di Philip Lubin, che guida il progetto, il team sta cercando di verificare l’idea che un’altra civiltà possa tentare di stabilire un contatto sfruttando segnali ottici invece che radio.
Il gruppo di lavoro pensa che sfruttando la fotonica dovrebbe essere possibile creare una luce brillante visibile attraverso l’universo. Il team sta ora esaminando Andromeda (chiamata anche M31) per ottenere quello che chiamano “il gasdotto” attivo e funzionante per cercare una tale luce.
Usando una serie di immagini della galassia di Andromeda riprese da diversi telescopi, creeranno una singola immagine della galassia. Successivamente, confronteranno quell’immagine con un’altra immagine di controllo della stessa galassia, che non mostri “segnali transitori“, cioè eventi che operano su intervalli di tempo relativamente brevi misurati in anni o meno.
Eventuali differenze tra le due foto, potrebbero indicare se è presente qualcosa che possa somigliare ad un segnale luminoso. Il software utilizzato è in grado di rimuovere eventuali interferenze provocate da satelliti o altre fonti vicine.
Secondo il team che gestisce il progetto, si tratta di un tentativo che vale la pena fare: ” In fondo, cerchiamo reperti archeologici e fossili, che ci raccontano la storia della Terra“, ha detto il membro del team Jatila van der Veen “Trovare segnali antichi ci fornirebbe sicuramente informazioni sulla storia dell’evoluzione della vita nel cosmo, e sarebbe fantastico. ”
Il team ha presentato la propria ricerca al workshop della NASA Technosignatures tenutosi a Houston nei giorni scorsi. in questo workshop la NASA ha dibattuto sul fatto se sia il caso di riprendere la ricerca di alieni intelligenti, qualcosa non più fatto dal 1993.
Potrebbe essere tutto tempo perso e risorse spese, potremmo essere soli, oppure qualsiasi segnale alieno potrebbe non essere rilevabile con i nostri strumenti.
Ma come spesso si dice, se non proviamo, non lo sapremo mai.