Ci occupiamo spesso di stranezze e misteri che, a ben vedere, di misterioso hanno spesso ben poco. Il mistero spesso si spiega con l’incompletezza delle informazioni dei vari argomenti o il sensazionalismo con il quale i “misteri” vengono raccontati dai vari siti più o meno sensazionalistici. Un argomento a noi caro e quello degli OOPArts, i famosi oggetti o manufatti fuori dal tempo che fuori dal tempo non sono, tranne qualche rara e ben documentata eccezione, ma, si sa, l’eccezione conferma la regola…
Oggi vogliamo occuparci di un caso di OOPArts ritrovato “pare”, almeno cosi apprendiamo da diversi siti sensazionalistici, da alcuni geologi russi che avrebbero scoperto, all’interno di alcuni campioni di roccia prelevati sui monti Urali, delle microscopiche spirali metalliche risalenti, a più di 100.000 anni fa. Questi manufatti, secondo i cospirazionisti potrebbero essere la prova che il nostro pianeta ospitò, in passato, una civiltà molto più avanzata della nostra.
Vediamo ai fatti, adesso.
Questi misteriosi reperti vennero segnalati per la prima volta nel 1992, scoperti da un gruppo di geologi russi impegnati in alcune ricognizioni alla ricerca di metalli sui monti Urali. I microscopici oggetti incuriosirono gli scienziati, che ne trovarono diverse centinaia, soprattutto a ridosso del il fiume Balbanju, il Kozim (Koshim), il Narada e su due affluenti minori, il Vtvisty e il Lapkhevozh;
Molti di questi oggetti furono rinvenuti a una profondità compresa tra i 3 e i 12 metri. Gli oggetti avrebbero dimensioni comprese tra i 3 cm agli 0.003 mm (tre centesimi di millimetro); i più grandi sarebbero composti da rame puro, menti i più piccoli presentano una superficie liscia o parzialmente forata in Tungsteno con nuclei in Tungsteno o Molibdeno. Questi oggetti avrebbero una struttura regolare, che dovrebbe escluderne l’origine naturale.
La tecnologia moderna è in grado di produrre manufatti del genere, una sorta di nanostrutture ma secondo quanto raccontato sulle nanospirali esse, proverrebbero da strati rocciosi con un’età compresa tra i 20.000 e i 318 mila anni, per questo motivo anche molti esperti di ufologia affermano che questa sarebbe una delle tante prove che in passato la Terra avrebbe ospitato una civiltà aliena avvalorando cosi le tante tesi che vedono i mitici Dei del passato essere nient’altro che alieni progrediti.
Nel 1995, venne organizzata una nuova spedizione dal giornalista e ricercatore Valerie (Valerii) Ouvarov e dalla geologa Elena Matveyeva: vennero rinvenute nuove spirali da uno strato sedimentario del fiume Balbanju vecchio di 100.000 anni.
Furono effettuati rigorosi test sulle nanospirali nell’Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica Geologica e lo Studio di Metalli Nobili e non Ferrosi (ZNIGRI) di Mosca, utilizzando anche il microscopio elettronico: il 29 novembre 1996 la ricercatrice Elena Matveyeva rilasciò la seguente perizia: «Il limo nel quale erano inglobate le spirali si distingue come deposito di detriti di ghiaia e ciottoli stondati del terzo livello, creati dall’erosione dei sedimenti di strati poligenici e di accumulazione. La datazione di questi depositi si può far risalire a 100.000 anni fa (Pleistocene Superiore). […] Le nuove formazioni cristalline, presenti sulla superficie di questi aggregati filiformi in tungsteno puro, mostrano le caratteristiche insolite dei depositi alluvionali del Pleistocene Superiore. L’età di questi sedimenti e le condizioni in cui sono state eseguite le analisi fanno escludere quasi del tutto l’ipotesi che la formazione dei cristalli di tungsteno sia da mettere in relazione con il lancio di razzi dalla vicina stazione spaziale di Pleseck.»
I campioni furono studiati anche dalla Russian Academy of Sciences di Syktyvka e da un istituto scientifico ad Helsinki, in Finlandia. Questi studi avrebbero scoperto che le spirali sono state realizzate seguendo la regola della Sezione Aurea; tutti gli esami eseguiti sulle misteriose spirali, le collocano in un periodo che va dai 20.000 ai 300.000 anni fa quando certamente non c’erano civiltà umane tecnologicamente avanzate. Quindi?
Il dottor Valerie Ouvarov, di San Pietroburgo, ha proposto una bizzarra teoria, secondo la quale queste microspirali e nanospirali sarebbero componenti elettronici un tempo costituenti un’antenna ricetrasmittente. L’ipotesi è dovuta all’uso di metalli come tungsteno, rame e molibdeno metalli che le costituiscono.
Secondo un’altra teoria, queste spirali solenoidi non sarebbero prodotti nanotecnologici ma un prodotto di scarto di attività bellica o missilistica ad alta tecnologia: si sa che i cristalli di Tungsteno, sottoposti a grande sforzo, subiscono deformazioni spiraliformi dovute allo scorrimento relativo di piani reticolari adiacenti, cioè lo slittamento di una parte dei cristalli rispetto agli altri. Questo discorso non può, però, essere applicato alle micro spirali in rame trovate negli stessi siti: queste ultime misurano dai 3 agli 0.5 centimetri. Oggi spirali simili sono il risultato di sperimentazione delle armi ad alta tecnologia che si esegue nelle basi missilistiche.
Per alcuni sembra proprio che l’unica spiegazione sia che si tratti effettivamente di un prodotto di una tecnologia esistente migliaia di anni fa, in un modo o nell’altro, chiamando in causa anche una guerra del passato sembra che questa volta il ritrovamento sia inspiegabile in termini normali.
In rete non si trovano, comunque, studi e analisi a disposizione ma solo informazioni di seconda mano o addirittura di terza. Dei misteriosi oggetti non vi è che qualche foto e nessuno sa effettivamente dove essi siano conservati.
Di questi oggetti si è occupato un cultore del mistero che ne ha avvalorato la reale esistenza, Hartwig Hausdorf, tedesco emulo di Erich Von Daniken che ha parlato per primo di questi nano oggetti. Capita spesso che per anni si parli di misteriosi oggetti che sembrano non essere un prodotto della nostra civiltà, ma a guardar bene ci si trova spesso davanti a cattive interpretazioni di oggetti prodotti dall’uomo o addirittura a scherzi o a vere e proprie truffe.
Fonti: Inspiegabile.con; La tela nera; Cicap; Wikipedia.