venerdì, Novembre 22, 2024
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Olotrasporto: un medico olografico sulla Stazione Spaziale Internazionale

La NASA ha definito questa tecnica olotrasporto - una fusione delle parole ologramma e teletrasporto che ci portano un passo avanti rispetto alle interazioni 2D (bidimensionali) a cui siamo ormai abbastanza abituati

Nell’ottobre dello scorso anno, l’astronauta Thomas Pesquet ha interagito con il chirurgo di volo della NASA Dr. Josef Schmidt mentre era a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La particolarità di questa interazione è che si trattava di un ologramma del Dr. Schmidt proiettato sulla ISS, mentre il medico era comodamente seduto nel suo ambulatorio sulla Terra, come ha fatto sapere la NASA in un comunicato stampa diffuso all’inizio di questo mese.

La NASA ha definito questa tecnica olotrasporto – una fusione delle parole ologramma e teletrasporto che ci portano un passo avanti rispetto alle interazioni 2D (bidimensionali) a cui siamo ormai abbastanza abituati. Con questa tecnica, immagini tridimensionali (3D) ad alta qualità vengono acquisite, compresse e trasmesse in tempo reale e quindi visualizzate su un display a realtà mista.

Come ha fatto la NASA a farlo?

Per compiere questa impresa, la NASA ha collaborato con AEXA Aerospace, una società con sede a Houston che fornisce software personalizzato per applicazioni di realtà mista e virtuale. Utilizzando la tecnologia HoloLens di Microsoft, un dispositivo di visualizzazione della realtà mista, una fotocamera HoloLens Kinect e un software personalizzato AEXA, la NASA riesce a creare un’interazione tra la ISS e l’ambulatorio in cui medico ed astronauti riescono a vedere, ascoltare e interagire in 3D, come se fossero seduti nella stessa stanza.

Non importa che la stazione spaziale stia viaggiando a 27.000 kph orbitando a 400 chilometri sopra la Terra“, ha detto Schmid nel comunicato stampa sull’interazione. “in qualsiasi punto dell’orbita, e a qualsiasi velocità si muova, con wuesta tecnologia possiamo inviare il medico sulla stazione spaziale“.

HoloLens è un visore che si fissa al capo con una banda morbida. La visiera è semitrasparente e permette quindi di vedere l’ambiente circostante dove vengono proiettatI gli “ologrammi”. Indossato è leggero, al centro della lente compare una finestra attraverso la quale prende forma la realtà mista.

HoloLens, a differenza delle realtà virtuale non provoca effetti di motion sickenss (cinetosi ndr) e poi ha un vantaggio: il riconoscimento dell’ambiente in cui ci troviamo è veloce e senza errore”.

Concettualmente è un wearable computer basato su piattaforma Windows 10. Ha una capacità di calcolo paragonabile a quella di portatile. Non richiede cavi per connettersi al Pc o ad altri dispositivi, funziona quindi in modo autonomo. Al suo interno troviamo accanto al processore e all’acceleratore grafico un terzo chip chiamato Holographic Processing Unit (HPU) che è la vera novità. La sua funzione è quella di riconoscere l’ambiente circostante e disegnare in tempo reale l’ologramma. Per fare questo il caschetto ha al suo interno una varietà di sensori e videocamere. Due in alta risoluzione ai lati per riprendere video e scattare foto. Un sensore a infrarossi al centro figlio dell’architettura di Kinect, la periferica di Xbox che rileva i movimenti. Quattro camere per studiare l’ambiente e un sensore di profondità. Ai lati quattro microfoni per identificare la voce di chi indossa il casco. E due altoparlanti per rendere il suono spaziale, cioè per dare tre dimensioni ai suoni. Le specifiche di HoloLens incudono 2Gb di memoria Ram, 64 GB di memoria flash, bluetooth e Wi-fi per connettere altre periferiche come ad esempio i clicker (controller).

La tecnologia HoloLens è un via di mezzo fra la realtà virtuale alla Oculus e la realtà aumentata dei Google Glass. Permette di vedere l’ambiente circostante, del quale si percepiscono confini e oggetti, che vengono poi materializzati degli ologrammi.

Se questo è il presente, qual è il futuro?

Questa dimostrazione di comunicazione bidirezionale (olotrasporto) è il precursore di un’applicazione più ampia di questa tecnologia nelle future missioni della NASA, grazie alla quale gli astronauti potranno non solo ottenere servizi medici, ma anche ricevere consulenze tecniche o accogliere visitatori VIP che verranno olotrasportati sulla ISS dalla Terra.

Mentre l’umanità cerca di esplorare nuove tecnologie per realizzare le missioni spaziali con equipaggio nello spazio profondo, queste nuove forme di comunicazione aiuteranno gli astronauti a rimanere in contatto con il controllo della missione, i team medici e anche ad interagire a livello personale con la famiglia e gli amici.

Tuttavia, resta ancora l’ostacolo dei ritardi di comunicazione che deve essere ancora risolto. Come osserva il comunicato stampa, mentre tra la Terra e la sua orbita il ritardo di comunicazione è praticamente inavvertibile e con una base lunare sarebbe solo di un paio di secondi, esiste un ritardo di comunicazione di 20 minuti per tutte le modalità di comunicazione tra la Terra e il pianeta Marte e questo problema va superato per ottenere una comunicazione senza interruzioni.

Forse un giorno potrà aiutarci in questo il teletrasporto quantistico, ormai molto più di una tecnologia molto promettente.

Sulla Terra, la tecnologia dell’olotrasporto potrebbe essere utilizzata per raggiungere ambienti estremi come i centri di ricerca in Antartide o le piattaforme petrolifere offshore, e l’esperienza remota può anche essere resa disponibile con breve preavviso, senza necessità di trasporto.

In una fase più avanzata e matura di questa tecnologia, potrebbero essere sviluppate applicazioni interessanti per la telemedicina o per la formazione da remoto.

Teletrasportare le persone, per ora, resta un sogno confinato all’universo di Star Trek e, in generale, ai mondi della fantascienza ma, tutto sommato, può aspettare; l’olotrasporto attuale fa un lavoro simile e potrebbe bastare per i prossimi anni.

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