Nuove prove sulla genesi della Luna confermano l’impatto gigante

Nuove prove infatti dimostrano che la Luna si formò dopo che un corpo celeste delle dimensioni di Marte impattò con la proto terra circa 4 miliardi di anni fa. A confermare la teoria dell'impatto gigante un gruppo di scienziati della NASA che ha studiato le rocce lunari riportate sulla Terra dalle missioni Apollo.

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Georges H. Darwin, secondo figlio di C. Darwin, dopo la morte di de Buffon, tentò di fornire, nel 1878, una spiegazione razionale sull’origine del nostro satellite sviluppando la teoria della fissione. Questa teoria prevede che la Luna si sia staccata dalla Terra primordiale a causa dell’elevata velocità di rotazione e fluidità di quest’ultima.

Una seconda teoria prese in considerazione le differenze di composizione tra la Terra e la Luna. La spiegazione portò alla formulazione della teoria della cattura secondo la quale i due corpi, pur derivando dall’aggregazione di materia della stessa nebulosa, si formarono in zone differenti dello spazio. La Luna si sarebbe in seguito avvicinata alla Terra a bassa velocità, finendo così per essere catturata dal suo campo gravitazionale.

La terza teoria, detta dell’accrescimento, venne proposta da Ruskol nel 1960 e afferma che la Luna si formò dall’addensamento di una coltre di gas che avvolgeva la Terra. Col procedere dell’accrescimento, iniziarono i processi di differenziazione che portarono all’accumulo dei materiali più pesanti (Fe, Ni) verso il nucleo, mentre gli elementi più leggeri e quelli volatili rimasero in superficie. In seguito, gli elementi volatili furono spazzati via dal vento solare mentre dagli elementi residui si sarebbe formata la Luna.

Queste le teorie che hanno cercato di spiegare l’esistenza del nostro satellite, tuttavia sembra prevalere oggi la teoria dell’impatto gigante. Nuove prove infatti dimostrano che la Luna si formò dopo che un corpo celeste delle dimensioni di Marte impattò con la proto terra circa 4 miliardi di anni fa. A confermare la teoria dell’impatto gigante un gruppo di scienziati della NASA che ha studiato le rocce lunari riportate sulla Terra dalle missioni Apollo.

Le rocce sono state sottoposte a nuovi avanzati test con tecnologie che, all’epoca delle missioni lunari, erano ancora da sviluppare. Questo ha permesso ai ricercatori di avvalorare la teoria dell’impatto grazie allo studio di sostanze come il cloro presenti nelle rocce lunari. Lo studio ha chiarito che la Luna presenta una maggiore concentrazione di cloro “pesante” rispetto al cloro terrestre. I termini “pesante” e “leggero” si riferiscono alle versioni dell’atomo di cloro, chiamate isotopi, che contengono un numero diverso di neutroni all’interno dei loro nuclei.
Dopo l’immane impatto gigante, una grande quantità di materia dei due corpi celesti fu scagliata nello spazio. Quel materiale, addensandosi, formò, con il tempo, la nostra Luna. Entrambi i corpi celesti, la proto Terra e il secondo pianeta all’inizio avevano una miscela di isotopi di cloro leggero e pesante, ma quella miscela iniziò a cambiare quando la gravità terrestre attirò la Luna neonata. Mentre i due corpi celesti hanno continuato a prendere nuova forma dopo lo schianto, la Terra ha attratto il cloro più leggero verso di sé, lasciando il cloro pesante, più difficile da catturare, tra gli elementi che finirono per formare la Luna.
C’è un’enorme differenza tra l’attuale composizione degli elementi della Terra e della Luna, e volevamo sapere perché“, ha detto in una dichiarazione il coautore dello studio Justin Simon, planetologo della NASA. “Ora, sappiamo che la Luna era molto diversa all’inizio, e probabilmente è a causa della teoria dell’impatto gigante“.
Gli scienziati hanno inoltre verificato la loro comprensione osservando altri elementi altri alogeni “leggeri”, anch’essi meno abbondanti sulla Luna, e il team non ha trovato alcun pattern che suggerisse che un evento successivo ne abbia causato la perdita.
Il nuovo studio è stato pubblicato questo mese negli Atti della National Academy of Sciences. Era guidato da Anthony Gargano, un borsista laureato presso la divisione di ricerca ed esplorazione degli astromateriali della NASA presso il Johnson Space Center di Houston.
La ricerca si aggiunge a una serie crescente di prove chimiche a sostegno dell’ipotesi dell’impatto gigante, suggerita per la prima volta decenni fa. Ad esempio, uno studio pubblicato nel marzo di quest’anno ha utilizzato misurazioni ad alta precisione degli isotopi dell’ossigeno per dimostrare che la Terra e le rocce lunari sono probabilmente ancora più diverse l’una dall’altra di quanto si pensasse in precedenza.
Fonte: https://www.space.com/moon-giant-impact-theory-chlorine-isotopes
Fonte: http://www.oacn.inaf.it/uan/origineluna.htm