Newton, l’antipatico

Isaac Newton, uno dei più geniali scienziati di tutti i tempi aveva un carattere tutt'altro che facile e per raggiungere i suoi obiettivi ogni azione era ammessa, anche la più discutibile.

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Isaac Newton uno delle più geniali menti della storia della scienza aveva un pessimo carattere. Assolutamente incapace di sopportare critiche e con un ego smisurato diede vita ad alcuni scontri in ambito scientifico che hanno fatto epoca.
Dopo la pubblicazione dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica nel 1687, divenne una vera e propria celebrità, venne nominato Presidente della Royal Society e fu il primo scienziato a ricevere il titolo di cavaliere.
Questo non gli impedì di scontrarsi con l’astronomo reale John Flamsteed, che in precedenza gli aveva fornito una serie di dati preziosi per i Principia, ma che ora si rifiutava di dargli le informazioni da lui cercate. Newton era un uomo che non accettava un rifiuto. Si fece nominare nel Direttivo del Royal Observatory e cercò quindi di imporre la pubblicazione immediata di questi dati. Alla fine, riuscì a far sì che il lavoro di Flamsteed venisse confiscato e preparato per la pubblicazione da un nemico mortale dello stesso Flamsteed, Edmond Halley.
L’astronomo reale riuscì però all’ultimo istante ad ottenere un’ordinanza della corte che bloccava l’opera trafugata. Newton, infuriato, si vendicò cancellando sistematicamente ogni riferimento a Flamsteed nelle successive edizioni dei Principia.
Questo scontro però non raggiunse i livelli al calor bianco che riguardarono quello che il buon Newton ebbe con il filosofo e matematico tedesco Gottfried Leibniz. Sia Leibniz sia Newton, indipendentemente, avevano sviluppato una branca della matematica nota come calcolo infinitesimale, che sta alla base della maggior parte della fisica moderna.
Oggi sappiamo che il calcolo infinitesimale era stato scoperto alcuni anni prima da Newton che però non aveva pubblicato i risultati per il solito problema che finché non era super sicuro di ogni teoria o scoperta preferiva non esporsi pubblicamente per la sua congenita incapacità di sopportare le critiche.
Ne seguì quindi un’aspra controversia sulla paternità della scoperta che divise la comunità scientifica. Ancora una volta Isaac non esitò a giocare le sue carte con una disinvoltura altamente criticabile. Si scoprì in seguito che la maggior parte degli articoli che lo avevano appoggiato nel suo scontro con Leibnitz, firmati da suoi amici, erano in realtà stati scritti da lui stesso.
Leibniz però fece un errore madornale appellandosi alla Royal Society per dirimere la controversia. In quanto Presidente, Newton nominò un comitato «imparziale» per indagare sulla questione e, guarda caso, i membri di questo comitato erano tutti suoi amici! Ma non solo: fu poi lo stesso Newton a stilare il rapporto del comitato e a farlo pubblicare dalla Royal Society, accusando ufficialmente Leibniz di plagio.
Non ancora soddisfatto Newton scrisse una recensione anonima in una pubblicazione della Royal Society conosciuta come Commercium Epistolicum, che condanna Leibniz come un plagiario colpevole di avere nascosto la propria conoscenza delle idee altrui.
Quando il matematico tedesco morì nel 1716, Newton crudelmente dichiarò di aver provato una grande soddisfazione nello «spezzare il cuore di Leibniz».