Nettuno è forse uno dei pianeti più affascinanti e misteriosi del sistema solare. Trentacinque volte più distante dalla Terra di Marte, il pianeta blu è il più lontano del sistema solare e, di conseguenza, è molto difficile da studiare.
Essendo il pianeta più lontano dal Sole del sistema solare, riceve anche una minor quantità di luce, e questo lo rende particolarmente freddo. Proprio per via di questa caratteristica, riuscire ad analizzare il pianeta diventa problematico poiché l’invio di una sonda, che si congelerebbe quasi immediatamente, renderebbe ogni tentativo piuttosto ostico.
Una delle definizioni che dovrebbero descriverlo è “gigante di ghiaccio“, ma racconta con precisione la sua struttura?
Lo strato di “ghiaccio” a cui si riferiscono gli scienziati quando chiamano appunto Nettuno il gigante di ghiaccio, è in realtà un insieme di fluidi (principalmente metano, ammoniaca e un po’ di acqua ghiacciata) che vorticano ad alte pressioni e temperature in uno stato che non è del tutto liquido o solido. Nettuno dunque non ha una superficie così come noi la intendiamo ma una copertura nuvolosa che se trapassata ci condurrà direttamente al suo nucleo.
Alcuni astronomi ritengono che su Nettuno piovano diamanti poiché essi si formano quando gli atomi di carbonio sono esposti a temperature e pressioni molto elevate. I diamanti dunque affonderebbero attraverso gli strati del pianeta fino a raggiungere regioni con temperature tanto elevate da farli immediatamente evaporare.
Nettuno ha cinque serie di anelli chiamati Galle, Le Verrier, Lassell, Arago e Adams. Questi anelli sono molto sottili e la loro esistenza è stata confermata solo nel 1984, anche se sono stati teorizzati sin dalla scoperta del pianeta. Cinque anni dopo, la navicella spaziale Voyager 2 è riuscita a scattarne una foto mentre passava fuori dal sistema solare.
Nettuno: che ruolo gioca l’energia solare?
L’atmosfera di Nettuno è ricca di tempeste e strati nuvolosi: “Ha una delle atmosfere più attive di tutti i pianeti del nostro sistema solare”, ha dichiarato Erandi Chavez, un astronomo dell’Università di Harvard a Cambridge, Massachusetts.
Recentemente, i ricercatori hanno notato qualcosa di insolito per quanto riguarda la copertura nuvolosa di Nettuno.
Le aree tra l’equatore del pianeta ed i poli sono generalmente piuttosto nuvolose. In alcuni scatti fotografici risalenti al 2020, il pianeta è risultato stranamente scoperto. Un residuo della consueta copertura nuvolosa di Nettuno era confinata vicino al polo sud: Il fatto che quelle fossero le uniche nuvole rimaste ha messo in allarme gli studiosi.
Per decodificare meglio questa anomalia, Chavez, insieme al suo team, ha osservato le immagini scattate da tre telescopi. Uno di essi ha fornito istantanee risalenti a quasi 30 anni fa. Dalle immagini, la squadra di studiosi ha misurato la luminosità delle nuvole, ovvero la quantità di luce solare che riuscivano a riflettere.
Questo parametro ha fornito un modo per valutare quanto sono spesse le nuvole. I ricercatori hanno anche mappato l’area delle nuvole sulla superficie di Nettuno, riuscendo a catturarne l’attività.
È noto che l’intensità della luce del sole aumenta e diminuisce ogni 11-13 anni e, a quanto pare, anche la nuvolosità di Nettuno sembra variare lungo questo arco temporale, suggerendo che sia collegata al ciclo solare.
Gli scienziati hanno allora ipotizzato che la luce solare inneschi reazioni chimiche nell’atmosfera di Nettuno che sono le responsabili della formazione degli strati nuvolosi.
Come già accennato, l’atmosfera di Nettuno contiene molecole costituite solo da carbonio e idrogeno note come idrocarburi come il metano. La luce ultravioletta del Sole può scindere il gas metano, liberando i suoi atomi per formare altri idrocarburi. Questi idrocarburi più pesanti possono affondare in punti più freddi dell’atmosfera, diventare goccioline liquide e formare nuove nuvole.
Per individuare la connessione delle nuvole al ciclo solare, i ricercatori hanno avuto bisogno un volume di dati formatosi in decenni di studi: “Finora non disponevamo di dati sufficienti per farlo“, ha spiegato Chavez. Ma c’è ancora altro da imparare sulle nuvole di Nettuno: la luce solare non giustifica alcuni segnali osservati nell’attività delle nuvole del pianeta.
Tutta questa azione atmosferica su Nettuno suggerisce che potrebbero esserci nuove interessanti informazioni che potrebbero riguardare anche gli esopianeti: “Immagina cosa sta succedendo su tutti questi altri pianeti in orbita attorno ad altre stelle”, ha concluso Chavez: “Potrebbero possedere anch’essi strati di nuvole? Potrebbero essere caratterizzati da grandi tempeste?”.